Giornalista non per caso, la Foiba di Basovizza

Matteo Mignucci di Giornalista Non Per Caso racconta il suo punto di vista dopo la visita alla Foiba di Basovizza durante il viaggio a Trieste di marzo

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Foiba di Basovizza foto di Marco Sellaroli

Nell’ambito del progetto di Meta Magazine in alternanza scuola lavoro, gli studenti della IV C del Liceo Giovanni Vailati di Genzano realizzano un reportage sul viaggio di studio a Trieste e sul confine orientale d’Italia. Matteo Mignucci, uno dei nostri Giornalisti non per caso, durante la visita alla Foiba di Basovizza ci racconta l’esperienza dal suo punto di vista:

“Partiti per un viaggio d’istruzione a Trieste, noi ragazzi del Vailati, il quarto giorno, ci siamo diretti alla Foiba di Basovizza per vedere il luogo dove furono commesse molte esecuzioni, che hanno causato presumibilmente duemila vittime, durante la seconda guerra mondiale, ma anche nel periodo successivo a essa. Le esecuzioni furono eseguite dai partigiani comunisti del generale Tito nei confronti delle persone italiane rimaste a Trieste, e dintorni, durante l’occupazione jugoslava della città, durata circa quaranta giorni. Le vittime venivano legate a gruppi con il fil di ferro per poi essere bersagliate dalle mitragliatrici e solo successivamente venivano gettate all’interno della foiba. La foiba è un pozzo profondo 200 metri che in precedenza era utilizzato a scopo minerario, dopo essere stato abbandonato però viene “utilizzato” da Tito come “cimitero” per le vittime giustiziate. In alcuni casi c’era chi sopravviveva all’esecuzione e alla caduta, però neanche per queste persone c’era speranza di sopravvivere perché venivano lasciati morire all’interno della cavità carsica oppure perché spesso venivano lanciati degli esplosivi per porre fine alle sofferenze delle persone. La foiba venne riconosciuta come monumento nazionale nel 1992 e dal 2004, ogni 10 febbraio viene celebrato il Giorno del Ricordo, grazie all’approvazione di questa giornata come festa del nostro Stato, appunto per non dimenticare questo luogo di sacrificio di vittime innocenti e i crimini commessi sul fronte orientale”.

Servizio a cura di Matteo Mignucci

Foto di Marco Sellaroli