Giulia Costella “C’è spazio anche per noi nello spazio”

Diamo la parola a Giulia Costella, giovane consulente di Colleferro premiata all'International Astronautical Congress svoltosi lo scorso mese di Ottobre a Dubai

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Giulia Costella

Conosciamo Giulia Costella. Nata e cresciuta a Colleferro, traccia dietro di sé un percorso a dir poco impressionante: si laurea a pieni voti nella Triennale in Cooperazione allo Sviluppo presso l’Università La Sapienza di Roma, ripete l’impresa, all’Unint nella Magistrale in Economia Internazionale per poi vincere una borsa da € 4.000 che le permette di accedere al Master di alta formazione in Istituzioni e Politiche Spaziali presso la SIOI. Da qui il trampolino di lancio nel settore spazio svolgendo prima il tirocinio presso l’Agenzia Spaziale Italiana, poi vincendo un’ulteriore borsa di studio che la porta in Francia, all’International Space University. Oggi lavora alla Caribou Space, ma sappiamo che sia passata per Dubai…e che ha vinto qualcosa: facciamoci raccontare in dettaglio cosa.

Giulia, raccontaci della tua esperienza negli Emirati.

“Certamente! Inizio spiegando cosa si tenesse a Dubai quest’anno: l’International Astronautical Federation (IAF), organizza ogni anno un congresso chiamato International Astronautical Congress (IAC). Le città membre dello IAF si candidano e tre anni prima viene scelta la città che potrà ospitare tale congresso. Dubai viene scelta per il 2021, per cui dal 25 al 29 ottobre si è svolto questo congresso a tema spazio presso il World Trade Center”.

Come sei finita lì?

“Per partecipare come speaker è necessario candidarsi inviando degli abstract riguardanti dei progetti che tu hai portato avanti negli anni precedenti, progetti originali e inediti riguardanti lo spazio nelle sue varie sfaccettature. Il congresso ha 5 diversi simposi che ricoprono 5 diverse aree dello spazio, fra cui tecnologia, applicazioni e operazioni satellitari, scienza ed esplorazione dello spazio, infrastrutture e lo spazio legato alla società. Avendo frequentato l’International Space University nell’anno 2020-2021 a febbraio ho presentato individualmente il progetto sull’integrazione delle applicazioni satellitari per il raggiungimento dei Sustainable Development Goals nei Paesi in via di sviluppo; in gruppo (di cui ero coordinatrice), invece, il progetto inerente ai satelliti di osservazione della Terra per monitorare l’inquinamento della plastica nell’Oceano Artico. Quest’ultimo abstract è stato presentato in maniera diversa per due sessioni differenti: una, la sessione classica, orale, basatasi sulla presentazione di slide a un pubblico; l’altra è stata invece presentata nella sessione interattiva”.

Interessante…cosa intendi di preciso per “interattiva”?

“Attraverso uno schermo sul quale viene riprodotto un poster interattivo fatto di vari box, ricchi di immagini, suoni, video, GIF, da presentare a un pubblico che non è seduto, ma in piedi intorno a te, mentre spieghi il progetto in non oltre 10 minuti. Il fato ha voluto che siano stati accettati tutti gli abstract che ho presentato!”.

Come ti è sembrato il congresso?

“Bellissimo. Ci sono persone appassionate e si può partecipare alle varie sessioni e presentazioni: nella exhibit hall vi sono gli stand delle più importanti imprese al mondo (fra cui Lockheed Martin, sponsor platino del congresso) ed è possibile interagire con loro per chiedere informazioni, provare le ultime tecnologie fra cui la sempre più perfezionata realtà aumentata o s ottenere gadget gratuitamente. È stato possibile anche consultare un programma ricco di presentazioni, da scegliere liberamente in base ai propri gusti e preferenze: ognuna di esse durava fra i 10 e i 15 minuti, domande comprese. Non sono mancate poi sessioni plenarie dove astronauti ed esponenti di spicco del mondo spaziale tenevano le loro conferenze”.

Qual è stato il momento più bello di questa esperienza?

“Il punto più alto di questa esperienza personale è stata la giornata di giovedì 28, quando abbiamo partecipato a questa cerimonia di consegna premi che era prevista per la presentazione interattiva. I premi erano 5, uno per ogni categoria di simposio e prevedevano € 300 più un biglietto omaggio dal valore di € 180, per la serata di gala. Con grande sorpresa abbiamo vinto il premio per la categoria Satellite Operations and Applications! Rimango stupita quando vedo il mio nome sul maxi schermo, nonostante fosse premiato il lavoro di gruppo. Si è trattato di un momento speciale, avevamo offerto alla nostra università un’immagine bella e vincente, in molti hanno assistito alla cerimonia”.

Complimenti! Un traguardo così merita di essere ricordato.

“La sera per festeggiare siamo saliti sul Burj Khalifa!”.

Tutto questo sembra una meravigliosa sinfonia…ci sarà pur stata qualche nota stonata?

“Purtroppo sì. L’unica cosa negativa: essendo il mio primo IAC non sapevo bene come organizzarmi fra le varie sessioni. Il Prossimo anno mi organizzerò”.

Sono certo ci riuscirai! Una curiosità personale…Come è entrato lo Spazio nella tua vita?

“È stato un po’ un segno del destino, perché nel gennaio 2019, mentre ero in piena ricerca di un lavoro, dato che mi ero laureata da circa 2 mesi, vedevo che nessuno rispondeva alle domande che mandavo, alle varie candidature…neanche uno straccio di colloquio! Vedo però su Facebook la sponsorizzazione di un post che riguardava un corso in Politiche e Istituzioni Spaziali della SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) e la possibilità di vincere una delle 3 borse di studio messe in palio dall’Agenzia Spaziale Italiana. Allora ho pensato “O Dio, che bello! Potrebbe esserci spazio anche per me nello spazio”. Mai mi era passato per la testa che il settore spaziale potesse essere un posto anche per persone con una formazione inerente alle relazioni internazionali, cooperazione internazionale oppure di stampo umanistico, anziché ingegneristica o scientifica. Ho aperto il post, sono andata a leggere il modulo e ho visto che era super interessante! Magari con una specializzazione del genere avrei potuto avere un po’ più di fortuna nel trovare lavoro, dato che lo spazio è un settore in crescita. Ma ho riflettuto anche su un’altra cosa”.

Su cosa? Mi hai incuriosito

“Ho guardato in casa: mio fratello si stava prendendo la magistrale in ingegneria spaziale, mio padre lavora all’Avio, l’azienda che costruisce il lanciatore Vega per l’ESA…può darsi che questo settore sia proprio per me, visto che il destino “porta nello spazio” la mia famiglia. [ride] Per cui ho tentato: ho fatto domanda per una delle borse di studio. Dopo due settimane ho ricevuto questa telefonata, fantastica…ero a pranzo coi miei, è stata una gioia indescrivibile”.

Post Nubila Phoebus! Si trattava di un momento non semplice, vero?

“Non lo è stato affatto. Come tante persone anch’io ho passato questo periodo in cui ero demoralizzata: ero uscita con bei voti all’università, avevo fatto altre esperienze professionali durante gli studi, fra cui lavorare con Global Action (associazione no-profit che porta i ragazzi della scuola superiore vicino alla diplomazia). Non capivo perché nessuno rispondeva alle mie domande di lavoro. Mi sono chiesta se il problema fossi io, se avessi commesso qualche errore nel mio percorso di formazione che non fossi in grado di individuare, mi sono chiesta se dovessi cambiare strada. Il Master alla SIOI è stato un lampo di luce che ha squarciato le tenebre, aprendo un mondo di fronte a me. Io credo molto in questa frase: le cose, (pensieri) positive attraggono cose positive, le cose negative attraggono altre negative. Se sei sempre demoralizzato non riesci a scorgere l’opportunità che ti passa accanto; se invece sei positivo, ottimista e ci credi alla fine la trovi l’opportunità. Quel post a gennaio è stata la mia opportunità: non mi sono più fermata, neanche un attimo”.

La storia non si fa con i “se” o con i “ma”, tuttavia oggi facciamo un’eccezione: se non avessi letto quel post, come sarebbero andate le cose?

“Non so quello che avrei fatto se non ci fosse stata la SIOI. Posso dire che sicuramente avrei continuato a cercare lavoro, oppure a formarmi. Forse in un altro settore”…

Torniamo al presente. Qual è la tua mansione attuale?

“Attualmente lavoro come Research associate o Consultant, vale a dire come Consulente per un’agenzia di consulenza inglese che si chiama Caribou Digital. In particolare lavoro con il team di Caribou Space, una business unit dell’agenzia”.

Di cosa si occupa Caribou Space?

“Lavora al nesso tra la comunità dello sviluppo sostenibile e il settore spaziale. Sostiene dei programmi e delle iniziative che promuovono l’innovazione nel campo delle applicazioni satellitari per lo sviluppo sostenibile. Cerca perciò di capire come le tecnologie satellitari possano essere utilizzate per realizzare gli obbiettivi di sostenibilità. Concretamente produce e condivide dei “prodotti di conoscenza” vale a dire dei report, dei workshop, delle analisi che delineano le opportunità per l’acquisto delle tecnologie satellitari e coinvolgendo l’intera comunità. Riassumendo: le competenze principali sono analisi di mercato, identificazione delle opportunità, progettazione, valutazione dell’impatto delle applicazioni satellitari. Attualmente sto lavorando per un progetto alla World Green Economy Organisation, organizzazione con sede a Dubai, per un knowledge product che faccia capire come i satelliti siano importanti facilitatori nel passaggio verso la green economy. La mia mansione principale è fare ricerche nei settori di urbanistica, trasporto, energia, turismo, industria e gestione dei rifiuti, per trovare casi di studio dove le applicazioni satellitari hanno portato dei benefici, ma anche interviste ai vari stakeholders del settore, operanti nell’area mediorientale e nordafricana. Praticamente un perfetto mix per me, per quel che ho studiato, perché ho studiato sia cooperazione internazionale allo sviluppo, relazioni internazionali e infine la specializzazione nel settore spazio alla SIOI e all’International Space University”.

Cosa ti appassiona di più dello spazio?

“A me appassiona lo spazio per la Terra: l’uso di tecnologie spaziali a beneficio dell’umanità. Tutto quello che facciamo a partire dall’orbita bassa è fatto per noi e per il nostro pianeta! Nonostante lo spazio appaia come qualcosa di lontano o, per alcuni, superfluo, in verità non è assolutamente così. Se si andasse a vedere tutte le invenzioni realizzate dopo l’allunaggio, si scoprirebbe che molti oggetti che usiamo oggi quotidianamente siano frutto di innovazioni pensate per andare nello spazio. Padelle antiaderenti, lenti anti graffio, giacche a vento, persino la memory foam! Nel mio report individuale ho iniziato proprio dalle origini, per far capire come questa visione della Terra come qualcosa da salvaguardare fosse già insita nelle missioni di Apollo negli anni 70. Tutti conosciamo l’immagine famosissima della Blue Marble, che ritrae la terra apparendo come una “grande biglia blu”: questa foto è stata scattata durante la missione Apollo XVII nel 1972. Degna di nota fu una frase pronunciata dal comandante della missione: “siamo andati per esplorare la Luna, ma in realtà abbiamo scoperto la Terra”. Dallo spazio la Terra appare fragile, priva di confini politici. Ed è solo lo spazio ciò che può aiutarti a comprenderla veramente”.

Colleferro, città dove sei cresciuta, capitale europea dello spazio per il secondo anno consecutivo: cosa provi a riguardo? era tutto già scritto nel destino? (Co-stella ⭐😜)

“In effetti sembrerebbe tutto allineato [ride]! Prima che papà entrasse a lavorare in Avio non avevo idea di quanto contasse lo spazio per la mia città. C’è una grande rotatoria appena si esce dall’autostrada di Colleferro con questo missile in scala. In realtà se non sei del settore nemmeno ci fai tanto caso, mi spiego: fai caso ovviamente alla struttura, ma non capisci il perché stia lì. E c’è da tantissimo tempo, pensa è stato anche cambiato aggiornando così il lanciatore raffigurato! Allora, quando sei dentro questo mondo, comprendi che Colleferro sia un centro molto importante per lo spazio perché Avio e la sua creatura Vega (che ricordo, è il “razzo” che utilizza l’ESA) sono il cuore dell’industria spaziale. Quindi, Colleferro capitale europea dello spazio è qualcosa che ti fa pensare “Caspita, come cavolo è possibile, chi l’avrebbe mai detto??”, ma è una cosa veramente bella. Non ne sento parlare molto, non ho visto ancora realizzare eventi a riguardo, probabilmente perché non siamo ancora nel 2022 e la pandemia ha rallentato tutto, sebbene già fosse Capitale europea dello spazio nello stesso 2021. Spero che venga data più risonanza alla cosa, perché si tratta di qualcosa di molto, molto importante: le persone devono capire e conoscere i benefici dello spazio e dei suoi settori. Si sa troppo poco! Io stessa, prima di iniziare questa affascinante avventura non sapevo nulla di tutto ciò. Ho veramente compreso l’importanza di Colleferro quando il Sindaco Pierluigi Sanna è venuto a Dubai: al Padiglione Italia ha partecipato al panel “Lazio Regione dello Spazio”, esponendo di fronte a tutte le autorità presenti il ruolo cruciale della città nel settore spazio”.

C’è un messaggio che vorresti dare al Sindaco Sanna?

“In quanto cittadina competente in materia, mi metto a disposizione per partecipare se necessario, o ad assistere in prima persona agli eventi e le iniziative spaziali per il bene della città”.

Da persona plurilaureata, vuoi dare un messaggio agli studenti che si affacciano al tuo percorso?

“Il messaggio è non arrendersi mai, fare quante più cose possibili, essere proattivi, cercare le opportunità. Purtroppo stando seduti e inattivi non succede niente. Fare networking, creare contatti: noi abbiamo uno strumento prezioso che è internet, grazie al quale possiamo conoscere tante persone. Non spaventarsi di fronte alle distanze che un’esperienza all’estero possa darvi, siate dunque aperti e cogliete tale opportunità. Se invece non riuscite a trovare nulla o nessuno risponde alle vostre domande di lavoro il consiglio è di potenziarsi: fate corsi di formazione, ampliate le vostre conoscenze. Così ho fatto io stessa con il corso presso la SIOI. Cercate borse di studio, opportunità di sponsorizzazioni. Registratevi presso associazioni inerenti al settore che preferite, ad esempio nel mio campo c’è lo SGAC (Space Generation Advisory Council), un’associazione di giovani, fino ai 35 anni, che aiuta a connettere studenti, ma non solo, con il mondo spaziale. Entrare in queste comunità può risultare uno strumento prezioso. Attivi e propositivi, cercate di dare il massimo in ciò che fate, senza dimenticare l’umiltà. Ne servirà molta: non siamo invincibili. Un pensiero finale: credo che quando si è giovani, ci si possa permettere di inseguire i propri sogni. C’è sempre tempo per cambiare e dirottare verso il “piano B” se le cose non dovessero andare. Abbiate infine pazienza: è giusto anche rinunciare a delle opportunità che non sono perfettamente il match perfetto i quello che vorreste fare nel futuro, per accettare invece un’opportunità che magari ti dà di meno a livello finanziario, ma di più sotto il profilo dell’esperienza e magari ancor di più sotto il profilo finanziario del futuro. La pazienza ripaga”.

Quali sono quindi gli ingredienti perfetti secondo te?

“Pazienza, ottimismo e proattività!”.

Progetti futuri?

“Non ti nascondo che attualmente ci penso al futuro, ma ti dico che mi piace vivere il presente. Lavoro con Caribou Space da giugno, non è tantissimo, non sono neanche 6 mesi. Ora penso a fare bene con loro: vorrei prendere più progetti. Ce ne è uno in particolare in cantiere con l’ESA, a cui ho strizzato l’occhio, che partirà dal prossimo anno. Si tratta di un cliente enorme con il quale sarà possibile lavorare. La loro iniziativa è fantastica: osservazione della Terra per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con le principali istituzioni finanziarie di sviluppo come la Banca Mondiale. Al momento ho trovato una dimensione perfetta perché lavoro da casa e ciò mi aiuta nella gestione del tempo e dello stress. Tuttavia, nel futuro vorrei tanto lavorare nell’Agenzia Spaziale Italiana nell’ufficio Relazioni Internazionali, dove per altro ho già svolto un tirocinio. Sogno di aiutare il mio Paese nella comunicazione della cultura spaziale, in virtù dell’immenso potenziale che l’Italia è in grado di offrire. Facciamo tanto, ma non se ne sa altrettanto di quello che facciamo!  Lo spazio è un settore in cui la cooperazione internazionale fa da padrona: basti pensare che la Stazione Spaziale Internazionale dove Russia e Stati Uniti collaborano sin dalla sua costruzione. Un vero miracolo, grazie allo spazio! Ora ci si sta riproponendo per la Luna, anche se sappiamo ci siano molte notizie contrastanti sulle posizioni geopolitiche di Cina, Russia e Stati Uniti. Le diatribe non cesseranno certo di esistere, però eventi come quello tenutosi a Dubai cercano invece di fare il contrario: provare che il settore spaziale sia un campo fertile per la cooperazione internazionale. Mi piace pensare che sia proprio lo spazio a guidare i Paesi verso un compromesso inedito per l’umanità”.

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