Gli italiani che salvarono il nostro patrimonio

A guerra finita, l’avventura dei beni culturali trafugati dai nazisti. Storici dell’arte e funzionari dello Stato alla ricerca di opere da restituire al Paese

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Non è un segreto che l’inarrivabile potenza del “Discobolo” avesse stregato Hitler, così come la “Danae” di Tiziano vegliasse sui sogni di Göring. Il Führer pretese l’acquisto della copia del capolavoro di Mirone, che, il 9 giugno del 1938, prese la strada per Monaco fino a quando Rodolfo Siviero (il monuments man italiano per eccellenza, lo 007 più capace, poi partigiano dopo il ’43) lo riportò in Italia.

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La mostra “Arte Liberata. Capolavori salvati dalla Guerra”, alle Scuderie del Quirinale di Roma, è questo: il racconto di Beni imprescindibili e di critici e funzionari dello Stato che li hanno ricondotti a casa – sani e salvi – da esportazioni forzate, bombardamenti e razzie.
Fino al 10 aprile 2023, quella romana è l’occasione per ammirare oltre cento opere di altissimo valore, sopravvissute ai deliri della Guerra, riunite, per la prima volta, nello stesso luogo: Tiziano, Guercino, Hayez,  Holbein, El Greco e Piero della Francesca, assieme a circa 140 scatti, oltre 30 documenti storici e una ventina di filmati d’epoca (ottenuti grazie alla collaborazione di Musei ed Istituti).

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L’impresa epica del salvataggio del patrimonio italiano, a cura di Luigi Gallo e Raffaella Morselli, narra di eroi silenziosi grazie ai quali il nostro Paese ha potuto riabbracciare tante meraviglie. Ognuna di queste tele, infatti, avrebbe potuto non esserci più, se qualcuno non avesse lavorato affinchè fosse imballata, nascosta, trasportata e salvata. Sì, perché la “resistenza” degli storici dell’arte è stata determinante per la fortuna dei nostri beni in quel periodo storico.
L’occasione capitolina è, dunque, anche un doveroso omaggio a quanti, nella contingenza bellica, hanno interpretato la propria professione all’insegna di un interesse comune. Per questo, al centro del progetto espositivo, c’è soprattutto l’azione lungimirante di tanti Soprintendenti e funzionari dell’Amministrazione delle Belle Arti – in netta opposizione al Regime – che, coadiuvati da intellettuali e rappresentanti delle gerarchie vaticane, salvaguardarono il capitale artistico-culturale italiano.
Si è già detto di Siviero, ma vanno ricordati pure: Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Emilio Lavagnino, Vincenzo Moschini, Pasquale Rotondi, Fernanda Wittgens, Noemi Gabrielli, Aldo de Rinaldis, Bruno Molajoli, Francesco Arcangeli, Jole Bovio. Persone che, senza armi e spesso senza mezzi, consci della minaccia che incombeva sulle opere d’arte, si schierarono in prima linea per evitarla.
Le loro storie, dall’alto valore civile, si dipanano ora alle Scuderie del Quirinale attraverso un allestimento convincente e coinvolgente, e tre filoni narrativi. Il primo (“Le esportazioni forzate e il mercato dell’arte”) che si riferisce all’alterazione del mercato dell’arte dopo la stipulazione dell’asse Roma-Berlino del 1936: cioè, quando, per assecondare le brame collezionistiche dei gerarchi nazisti, i fascisti favorirono il permesso di cessione di importanti opere, anche sotto vincolo. Il secondo (“Spostamenti e ricoveri”), quando, dopo il 1939, il ministro Bottai elaborò un piano di trasporto delle opere. Da qui, i rapporti tra i sovrintendenti italiani e il Vaticano, l’impegno dei singoli funzionari per inventariare e nascondere i beni nel Lazio, in Toscana, a Napoli, in Emilia e nel Nord Italia e le fondamentali curatrici. In questa sezione, Pasquale Rotondi, il giovane soprintendente delle Marche, che fu incaricato di approntare un deposito nazionale e mise in salvo a Sassocorvaro e Carpegna circa 10 mila capolavori da Venezia, Milano, Urbino e Roma: un caso esemplare nella formazione di un’identità professionale degli storici dell’arte italiani. Il terzo ed ultimo filone (“La fine del conflitto e le restituzioni”) è all’insegna del recupero e la salvaguardia delle opere trafugate al termine della guerra.
Va da sé, che, dall’esperienza, nacque un nuovo modo di intendere la tutela e la valorizzazione dei Beni, a partire dalla fondazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Così come, nel secondo dopoguerra, la nostra Museografia avviò una delle sue stagioni più prolifiche, quando i musei divennero luoghi della coscienza civica in rapporto con il territorio.

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La mostra è organizzata dalle Scuderie del Quirinale, assieme alla Galleria Nazionale delle Marche, l’ICCD-Istituto Centrale per il catalogo e la Documentazione e l’Archivio Luce-Cinecittà.
Inoltre, a partire da gennaio 2023, si potrà partecipare a una serie di conferenze, coordinate da Paolo Conti, per approfondirne i temi.
Info: www.scuderiequirinale.it

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