Helmut Newton, fascino e erotismo a Roma

Al Museo dell’Ara Pacis, non solo le “sue” donne, algide e sensuali. In mostra anche documenti e scatti inediti del fotografo tedesco

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È – ed è stato – uno dei fotografi più amati di tutti i tempi, e, in occasione dei 100 anni dalla nascita, Roma lo celebra con oltre 200 foto, riviste e documenti, che ne testimoniano stile e unicità.

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Al Museo dell’Ara Pacis, fino al 10 marzo 2024, “Helmut Newton. Legacy” mette in mostra il lato più provocatorio del “cattivo ragazzo della fotografia”, uno degli artisti che ha fatto più discutere del suo lavoro, durante e dopo la morte, avvenuta – ca va sans dire – per uno schianto fatale su Sunset Boulevard, Los Angeles, nel 2004.

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Newton è stato un visionario decisamente prolifico, che ha lasciato un’eredità duratura sull’arte visiva contemporanea, in particolare, per i suoi studi sul nudo femminile.
Provocatorio ed elegante, acclamato come un genio e accusato di misoginia, resta un unicum nel panorama del linguaggio fotografico, grazie a uno sguardo nuovo, irriverente e, per questo, inimitabile.
In via di Ripetta, l’esposizione a lui dedicata ne sottolinea i momenti salienti, con scatti che ribadiscono lo “stile Newton”: immagini erotiche, provocatorie ma mai volgari, impeccabili da un punto di vista tecnico ma intrise di un sorprendente senso dell’umorismo, con modelle in strada, in alberghi o in ville lussuose, che indossano corsetti e fruste e raccontano sempre una storia: perché Newton ha portato lo storytelling nel distretto del fashion. L’artista ritrae il corpo dei soggetti, l’espressione del viso e il loro rapporto con lo spazio, ma non si cura dell’interiorità: le protagoniste sono donne giunoniche, fiere, sensuali, inserite in ambienti alto borghesi o quand’anche in contesti spiazzanti.

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E se la macchina fotografica rappresenta un mezzo attraverso cui mostrare la propria idea di mondo, quello del fotografo tedesco parte dalla realtà e, senza vagheggiare, si concentra in scatti dinamici, che non lasciano nulla all’improvvisazione. Sono istantanee in bianco e nero, ma pure a colori, dove il nudo vuole evidenziare anche la trasformazione della figura femminile nella società: in un’attività lavorativa che copre un arco di oltre 50 anni, Newton, per mezzo di riviste come Vogue, GQ, Vanity Fair e molte altre, ha raggiunto milioni di persone, contrapponendosi spesso alle modalità tradizionali di rappresentazione.
Per l’occasione romana, poi, un corpus di scatti inediti svela aspetti meno noti della sua opera: assieme a un focus specifico sui servizi di moda (come la serie ispirata ai film di Hitchcock, Truffaut e Fellini), ci sono pure stampe a contatto, pubblicazioni speciali e materiali d’archivio, nonché una decina di immagini di shooting che Newton scattò proprio nella Capitale, mai presentate altrove.
Un’ampia retrospettiva, dunque, divisa in sei capitoli cronologici, che raccontano l’evoluzione fotografica di Newton: dagli esordi negli anni Quaranta e Cinquanta in Australia al Duemila, passando per gli anni Sessanta in Francia, i Settanta negli Stati Uniti, gli Ottanta tra Monte Carlo e Los Angeles e i numerosi servizi in giro per il mondo degli anni Novanta.
Lo spettatore entrerà nel cuore del suo processo creativo per guardare da vicino quelle che sono divenute icone riconoscibili della nostra memoria visiva e collettiva.
Una mostra godibile anche da chi con disabilità, a cura di Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e di Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia di Venezia; promossa da Roma Capitale-Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata da Zètema Progetto Cultura.

Info: https://www.arapacis.it/it/mostra-evento/helmut-newton-legacy