I 500 anni senza Sanzio in oltre 100 opere

Alle Scuderie del Quirinale l’evento dedicato a Raffaello. I suoi capolavori e il focus sul periodo romano saranno celebrati fino al 2 giugno

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Alle Scuderie del Quirinale l’evento dedicato a Raffaello. I suoi capolavori e il focus sul periodo romano saranno celebrati fino al 2 giugno. Allarme Coronavirus permettendo…

Qualità, oltre che quantità. È questa la cifra stilistica della mostra “Raffaello 1520-1483”, alle Scuderie del Quirinale. Tre anni di lavoro e di collaborazioni fra esperti del settore, da Penny a Jatta a Paolucci, per un evento a cura di Marzia Faietti e Matteo Lafranconi (con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro) che intende rappresentare la “summa” del programma voluto dal Comitato nazionale appositamente istituito dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Un evento che può mettere in campo una potenza di fuoco davvero considerevole: mai, prima d’ora, infatti, si erano viste insieme tutte queste opere del maestro di Urbino. Sono 120, fra dipinti, disegni spettacolari, cartoni, tavole e progetti architettonici autografe di Sanzio (su un totale di 206 fruibili) quelle che celebreranno i 500 anni dalla morte di Raffaello in una Roma decisamente scossa dall’allarme Coronavirus. Pittore, ma anche architetto e primo storico Soprintendente ai beni culturali, questa a lui dedicata è: “Una grande mostra europea che raccoglie capolavori mai riuniti finora – come ha spiegato il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini -. Il giusto modo per ricordarne fama e grandezza. La prestigiosa esposizione permetterà al pubblico di ammirare un corpus considerevole di opere di Raffaello”. “Questa mostra è la dimostrazione di quanto sia corretta la nostra collocazione in collegamento con il grande sistema dei musei statali – ha puntualizzato Mario Di Simoni, presidente di Scuderie del Quirinale -. È il coronamento ideale dei primi anni della nostra apertura al pubblico”. Un’esposizione per la quale parlano i numeri: 54 istituzioni coinvolte nei prestiti (Musei Vaticani e Prado; National Gallery e Louvre e tante altre), 4 miliardi di euro di assicurazione e oltre 77 mila biglietti già venduti, malgrado il periodo non proprio positivo per gli spostamenti dall’estero né per quelli indoors. Sì, perché gli organizzatori assicurano che si procederà nel massimo rispetto della salute pubblica e ci saranno misure speciali per l’affluenza dei visitatori, e, se dovesse essere impossibile tenerla aperta, si tenterà anche “un differimento temporale”. Un progetto originale, questo, concepito “à rebours” rispetto alla nascita di Raffaello, partendo dalla ricostruzione  della tomba dell’artista al Pantheon in scala pressoché naturale, con le colonne di quella potente pietra sacra (il diaspro rosso brillante) venerata da sempre come simbolo di protezione; pietra di coraggio e saggezza, citata nella Bibbia come il primo “mattone” della nuova Gerusalemme e, nel Medioevo, usata contro le possessioni; i marmi bianchi e neri, la Vergine col Bambino. Quindi, fino al punto d’arrivo – Roma -, che qui diventa anche un punto da cui partire per ripercorrere, via via, tutta l’avventura creativa di Raffaello, tanto nella Capitale (vi rimase 11 anni, dal 1509 al 1520, e vi morì a soli 37 anni, improvvisamente e prematuramente, per “febbre continua e acuta”), quanto a Firenze, in Umbria, e fino alle radici nell’urbinate. Roma, dunque, non è soltanto una tappa biografica dell’artista, ma il simbolo della dimensione nazionale della sua arte e del suo pensiero: gli anni qui trascorsi sono quelli dei Papi (Giulio II e Leone X), delle committenze importanti (i lavori per i Chigi e la Villa Farnesina), degli Arazzi e dei dipinti più iconici (la Fornarina) fino all’impegno per il cantiere della Basilica di San Pietro. Per la prima volta nello stesso luogo, alle Scuderie del Quirinale, Giulio II e Leone X (meglio, i loro ritratti!) sono uno vicino all’altro, con solo una stanza a separarli; le sue donne – la Fornarina e La Velata – esposte l’una accanto all’altra. L’autoritratto da giovane, in chiusura e, per l’occasione, anche la preziosa “Lettera a Leone X”, dall’Archivio di Mantova, che Raffaello scrisse insieme a Baldassarre Castiglione: lettera destinata a divenire il fondamento dell’idea italiana di tutela del patrimonio culturale, un principio poi inserito anche nella nostra Costituzione. E, per la prima volta in Italia, la “Madonna d’Alba” da Washington e quella “della Rosa” dal Prado. Ma c’è molto di più. Questa è un’occasione più unica che rara per i visitatori degli Uffizi, per esempio, a cui andrà uno sconto del 33% sull’ingresso alle Scuderie, se compreranno il biglietto durante il periodo della mostra su Raffaello. L’ennesima prova di un progetto (questo capitolino) che non si fatica a definire scientifico, perché basato sulla cooperazione, oltre che sulle ricerche e novità venute fuori soprattutto dai restauri, per ricercare le tappe di un percorso intellettuale tout court che risale a Raffaello.  Per scovare i messaggi che, ancora oggi, sono sottesi alla sua opera; per parlare alle nuove generazioni. Quello più moderno di tutti? Il desiderio di pace, di inclusione, integrazione, di fratellanza e di “dialogo”: tra i curatori e il Comitato scientifico; tra le istituzioni culturali e tra le opere stesse. Si guardi la “Scuola di Atene”: persone di diverse culture discutono fruttuosamente tra loro, senza prevaricazioni. Raffaello, oggetto di un processo di divinizzazione post-mortem. Raffaello genio poliedrico, spirito libero e aperto, allineato con i grandi pensatori d’Europa della sua epoca. E fors’anche con quelli a lui posteriori. Proprio come solo i davvero grandi sono capaci di fare…