I Castelli Romani ricordano l’eccidio delle Fosse Ardeatine

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Monumento Fosse Ardeatine
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Monumento Fosse Ardeatine

A 73 anni dal tragico eccidio delle Fosse Ardeatine è stata celebrata la memoria delle 335 vittime di quel massacro, portato a termine il 24 marzo 1944 da un commando nazista guidato da Erich Priebke e Karl Hass. In rappresentanza del Comune di Albano Laziale hanno presenziato alla cerimonia, che si è tenuta giovedì 23 marzo presso il Mausoleo delle Fosse Ardeatine, l’Associazione Bersaglieri e il Vice Sindaco Maurizio Sementilli. Quest’ultimo ha commentato: «Un dovere esserci. Fra i nomi delle vittime abbiamo ricordato anche quello di Marco Moscati, ventisettenne ucciso alle Fosse Ardeatine, a cui la nostra città è particolarmente legata. Sulla sua tomba abbiamo deposto un cuscino di fiori». In memoria del giovane martire, venerdì 24 marzo, alle ore 12, ad Albano Laziale, partirà un corteo che da Piazza della Costituente arriverà a Largo Marco Moscati dove il Sindaco Nicola Marini, l’Amministrazione Comunale e le associazioni presenti deporranno una corona di alloro in ricordo del partigiano rimasto ucciso alle Fosse Ardeatine.

GENZANO, SINDACO LORENZON: “RICORDARE LE FOSSE ARDEATINE SIGNIFICA DIFENDERE LA LIBERTA'”

“Oggi ricorre il 73esimo anniversario dell’eccidio delle fosse Ardeatine, atto vile di ritorsione nazista commesso nel vano tentativo di indebolire il movimento di liberazione e la lotta partigiana. Una ferita profonda, che dobbiamo sempre tenere a mente perché ricordare significa difendere la nostra libertà.

Sotto i colpi dei militari tedeschi caddero 335 prigionieri, tra i quali vogliamo ricordare in particolare i nostri concittadini Bruno Annarimi, Vittorio Buttaroni, Roberto Lordi, Ettore Ronconi, Ivano Scarioli, Sebastiano Silvestri.

Dobbiamo affrontare le pagine della nostra storia con lo spirito di testimoni interessati, per mantenere sempre vivo il filo della memoria e lottare ogni giorno per la tutela della democrazia”.

È quanto afferma il sindaco di Genzano di Roma, Daniele Lorenzon, in occasione del 73esimo anniversario dell’eccidio delle fosse Ardeatine, durante la cerimonia svoltasi a Roma.

MONTE COMPATRI, ANSOVINI: “RICORDIAMO I NOSTRI MORTI ALLE FOSSE ARDEATINE”

Uno pagò la sua scelta politica, in difesa della democrazia. L’altro, finì in un rastrellamento senza neanche sapere il perché. Placido Martini, avvocato e sindaco di Monte Compatri, e Mario Intreccialagli, un artigiano, sono le due vite che la comunità monticiana ha visto scivolare via nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1944. Quando la furia nazifascista, per mietere vittime, arrivò a uccidere altri 333 cittadini alle Fosse Ardeatine. “A 73 anni di distanza – spiega l’assessore Mauro Ansovini – non dobbiamo dimenticare chi ha difeso la nostra libertà e chi è stato trucidato solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato”. “Commemorare qui, al mausoleo delle Fosse Ardeatine, oggi, è importante per la nostra storia: per ricordare quello che è stato e che non dovrà più essere. Affinché Monte Compatri non dimentichi i suoi concittadini”, aggiunge Ansovini. Venerdì 24 marzo, alle 12:00, in piazza Mastrofini presso il monumento dedicato ai due martiri, il sindaco Marco De Carolis e i membri dell’amministrazione comunale deporranno una corona di fiori in memoria di Intreccialagli e Martini.

Marino, Sala Lepanto: l’ANPI ha commemorato le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e ricostruito storicamente l’accaduto

28 Marzo h.20:00 – Anche a Marino, grazie alla sezione “Aurelio Del Gobbo” dell’ANPI in collaborazione con MarkFilm by Senza Frontiere Onlus, sono state commemorate le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine consumatosi il 24 marzo 1944. L’occasione è stata l’iniziativa dal titolo “L’ordine è già stato eseguito”, tenutasi sabato scorso presso la Sala Lepanto. Ad aprire il convegno la Presidente della sezione ANPI di Marino, Anna Maria Scialis, che ha ricostruito l’episodio storico: «Le vittime furono 335 fra civili e militari, in parte già detenuti perché antifascisti, molti gli ebrei, il più giovane di 15 anni. Fra le vittime il sacerdote Don Pietro Pappagallo torturato a Via Tasso. La strage fu attuata come risposta all’azione partigiana dei GAP a Via Rasella». Interessante l’intervento dello storico e ricercatore presso il Senato della Repubblica, Davide Conti. L’autore di “Guerriglia partigiana a Roma” ha sfatato alcuni falsi miti sull’eccidio delle Fosse Ardeatine: «L’attentato di Via Rasella è un’azione legittima di guerra, la strage delle Fosse Ardeatine è un “war crime”, così come ha scritto il Tribunale Militare Territoriale di Roma. Non fu una rappresaglia, ma un crimine di guerra. Non lo fu soltanto in quanto strage di civili, ma perché furono violate tutte le disposizioni del codice militare dell’epoca. Prima su tutte le pubblicità dell’azione di rappresaglia e sappiamo bene come l’eccidio non fu preceduto da nessun preavviso da parte tedesca. Allo stesso modo a Via Rasella non ci fu un attentato. Spesso si è cercato di riformulare, attraverso il significato di parole apparentemente neutre, il significa della storia». Lo storico Davide Conti ha infine concluso: «La Resistenza costituisce una rottura col passato, con la storia, un principio di emancipazione, un solco e allo stesso tempo un monito per le generazioni successive che grazie a quelle azioni hanno potuto vivere in una società diversa». Presente all’evento anche il Vice Presidente dell’ANPI provinciale, Valerio Bruni, che ha illustrato l’operato dell’associazione: «L’ANPI nasce nel 1944 per difendere e testimoniare i valori della Resistenza. Inizialmente l’associazione era aperta solo ai partigiani. Dal 2006 l’iscrizione è stata aperta a tutti, anche ai più giovani che ne condividano i valori fondanti, gli stessi alla base di questa Repubblica nata dalla Resistenza. Grazie a questa possibilità, introdotto nel 2006 al 14° congresso, l’ANPI ha dato concretamente avvio al ricambio generazionale dell’associazione, che conta tra le sue fila, al 2010, circa 110 mila iscritti». A seguire è stato proiettato il film “Rappresaglia” con la regia di George Pan Cosmatos.