Il Cascella che non ti aspetti

A Villa Torlonia le opere giovanili dell’artista abruzzese. Soggetti rurali, bozzetti, bronzi e sabbie

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Figlio, nipote, erede di una dinastia di artisti.
Semplicemente, Pietro Cascella: un talento precoce, venuto alla luce in terra d’Abruzzo, tra tele, pennelli e attrezzi del mestiere, che ha poi inciso il suo nome nell’immaginario italiano delle Belle Arti, con quei progetti monumentali che parlano dai lungomari e da lande sterminate, spesso portatori di impegno civile.

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Ma quello ospitato nei Musei di Villa Torlonia, a Roma, fino al 19 marzo 2023, è un “Pietro Cascella inedito”. A 100 anni dalla nascita, infatti, il Comitato nazionale per le celebrazioni (Tommaso Cascella, Lorenzo Fiorucci, Claudia Terenzi, Francesca Triozzi e Francesco Cellini) porta all’attenzione del pubblico le imprese “giovanili”, per narrarne la parabola umana e artistica dalla fine degli anni Trenta ai primi anni Sessanta: quasi 100 opere mai mostrate, di casa nel museo “Basilio Cascella” di Pescara. Al Casino dei Principi, i lavori di un uomo che, per mezzo delle mani, ha tradotto le idee in materia, grazie al “mestiere” che ha appreso dal nonno – il pittore Basilio – e dal padre – Tommaso – e che coinvolge lo spettatore in un fervore sperimentale prepotente, che permea indifferentemente tecniche e materiali, sin dagli esordi. I dipinti, le sculture, i bozzetti e le ceramiche attraggono soprattutto per il fascino istrionico, “fanciullesco”, che trasudano: l’allestimento percorre il mondo di un ragazzo che guarda ai grandi di un tempo e ai suoi coevi con occhio privo di pregiudizi, confermando la propria strada fra l’immaginifico e la ricerca costante, tipica dell’età, dove la fantasia si esprime soprattutto nelle forme e nella forza del colore. Prima di giungere a quella che lui stesso chiamava la “vera scultura” (quella in pietra), infatti, Cascella ha esplorato un arco temporale che lo vede essenzialmente pittore e ceramista. Una pittura che indaga con segno incostante, cogliendo gli umori degli anni: dai soggetti rurali all’Espressionismo, dall’indagine sui volumi del Cubismo alla ricerca delle forme primitive, ai soggetti arcaici. Quindi, la lavorazione della ceramica e la scultura modellata: anche in questo caso, la tradizione parla continuamente all’orecchio dell’artista che non vi rinuncia, ma la (re)interpreta in chiave contemporanea, esprimendola in oggetti di uso comune (piatti, vasi…) a cui dona un afflato originale e nobilissimo.
E, ancora, i bozzetti per mosaici (non da meno in quanto a memorabilia…) e i lavorati in metallo, il materiale poi usato anche per il Monumento di Auschwitz (completato senza l’apporto del fratello Andrea e con l’architetto Giorgio Simoncini, al posto di Lafuente): un continuum di forme antropomorfe incastrate su cui si erge una lastra squadrata di granito nero, con al centro il triangolo dei prigionieri politici. Un progetto scelto tra altri 426, perchè sottolineava la drammaticità del posto senza cancellarne le tracce. D’altra parte, l’incastro dei volumi l’aveva “inventato” proprio con Andrea, ai tempi dell’evocativa fornace di Valle dell’Inferno a Roma, quando il denaro non era tanto quanto la voglia di fare.
Ma il clou dell’esperienza estetica a Villa Torlonia si raggiunge con le “sabbie”: opere informali, realizzate con spatolate su grandi tele e polveri mescolate. Cascella tormenta la materia e vi imprime il suo segno, assorbe ed elabora i temi del surrealismo in un linguaggio plastico di grandi volumi anche grazie all’influenza dell’amico Sebastian Matta. Sta trovando la sua strada, ma il capitolo poco noto della sua biografia (focus dell’evento capitolino) è imprescindibile: “Tutti lo conosciamo per le grandi sculture che hanno caratterizzato la sua maturità, quando il travertino e il marmo di Carrara arriveranno a prendere il posto del cemento, dell’alluminio e dei bronzi – spiega la curatrice, Francesca Triozzi -, ma è necessario risalire alle origini per capirlo meglio. Quanto qui raccolto tenta di raccontare proprio la fase di sperimentazione costante che accompagnò l’artista nei primi anni”.
La mostra è promossa da Roma Culture, con l’assessorato alla cultura del comune di Pescara. Organizzazione, Zètema.
Info: www.museivillatorlonia.it; www.museiincomuneroma.it; www.pietrocascella.it

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