Il lungometraggio Maria per Roma alla Festa del Cinema di Roma

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Karen Di Porto in Maria per Roma
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Karen Di Porto in Maria per Roma

Protagonista della settima giornata della Festa del Cinema di Roma è Karen Di Porto, regista e interprete dell’opera prima Maria per Roma. Tutto si svolge in una giornata: Maria è una donna confusa ma al contempo dinamica che insegue la sua carriera di attrice perdendosi nel caos quotidiano di Roma. Una quotidianità che ruota intorno a quella che sembra essere l’unica fonte di sostentamento della città eterna, il turismo: Maria, infatti, per vivere fa la key holder di un’agenzia che affitta appartamenti nel centro storico capitolino. La vediamo correre dalle prove in teatro ai check-in con i turisti, in una frenesia che sfocia in situazioni comiche ed estenuanti. Con questo film la Di Porto, una laurea in giurisprudenza e una formazione attoriale al “Duse Studio” di Francesca Del Sapio, è al suo primo lungometraggio, e punta a non deludere le aspettative del direttore artistico della Festa Antonio Monda, che lo ha definito «un caso cinematografico simile a quello di un film presentato qui lo scorso anno che poi ha fatto incetta di David (Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, ndr)». Maria per Roma, terzo film italiano nel programma della rassegna romana, è un’opera in parte autobiografica, ha raccontato la Di Porto in conferenza stampa: «per un periodo della mia vita ho fatto la key holder: avevo una vita buffa e delirante e alla fine di una giornata terrificante ho sentito di poterne trarre una storia che poteva rivolgersi a più persone. È un lavoro frammentato, in cui ricevi molte telefonate, e se cerchi di fare qualcosa sei continuamente interrotto in questa ricerca». È proprio la ricerca di una realizzazione personale quella intrapresa da Maria, e il titolo scelto non è casuale: fa riferimento, infatti, all’espressione usata nella Capitale “cercare una Maria per Roma”, qualcosa di difficile da trovare come una donna con un nome comune in una grande città, e in più si carica di una sfumatura di ironia in relazione all’inaffidabilità del personaggio, ha spiegato la regista. «Volevo un titolo caldo e non altisonante e questo mi sembrava adatto alla storia che intendevo raccontare. È un film indipendente e low budget che si è avvalso del sostegno materiale di tutte le persone che conosco a Roma, per quanto riguarda aspetti come gli attori o le ambientazioni. Spero ne emerga una Roma con una combinazione di freddezza e calore: indifferente come una spettatrice e con una bellezza che è quasi un ristoro nei momenti di difficoltà» ha concluso la Di Porto.