Il monumento rotondo scomparso  e il sacrario della Gens Giulia  a Boville

L'approfondimento a cura di Marco Bellitto

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A proposito di un singolare monumento che risultava già scomparso nel 1845, come sappiamo da Vincenzo Vecchi che ne aveva pubblicato le notizie e l’immagine nel 1867, dobbiamo ricordare come il Nibby e il Tocco lo avessero giudicato impropriamente come i resti del sacrario della Gens Giulia.   Al contrario  sia il Desjardins, il Canina e il Tomassetti,  sulla scorta dei disegni del Labruzzi, quando già del monumento non ne rimanevano tracce, lo avevano considerato come un grande sepolcro dedicato a qualche personaggio di rilievo. Della stessa idea erano stati anche il Poletti ed il Tambroni che, nel 1823 , ne avevano fatto uno studio ed eseguito degli scavi. Come ricorda lo stesso Vincenzo Vecchi  la distruzione era avvenuta ad opera dell’affittuario del terreno dei proprietà della famiglia Colonna di Marino che ,per farne delle macere ,aveva distrutto i grandi massi di pietra albana. Oggi dall’osservazione delle varie immagini possiamo ritrovarne i pochi resti  che riaffiorano dal terreno in prossimità dell’incrocio tra via Nettunense Nuova e via Casa Rossa  presso Frattocchie. Da questo punto di osservazione John Izard Middleton, pittore inglese  che operò in Europa  a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo,  ritrasse il magnifico dipinto poi pubblicato con incisione acquerellata di Mattew Dubourg ,nel 1812. E’ proprio in quest’opera che possiamo notare quella collinetta  che dopo gli scavi del 1823 risultò formata da una base ottagonale  poggiata su una base quadrata ,realizzate con grossi massi squadrati di peperino. Sullo sfondo del dipinto si notano il Monte Albano e il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo che sormonta il crinale del lago. Due altre piccole immagini sono state inoltre fissate dall’artista nelle immediate vicinanze  di quel monumento che sino ad oggi  risultava ormai scomparso. La cosiddetta Villa Fonthia, da quel Domenico Fontana ,notaio del Papa Urbano VIII, che ne aveva ordinato la costruzione su un terreno di proprietà dei Colonna conosciuto come “Pedica delle statue”. La stessa proprietà che nel tempo verrà ricordata come villa Doria dal matrimonio tra  Fabrizio Colonna e   la Principessa Bianca Doria del Carretto come risulta dal Catasto Gregoriano del 1821-1828.Nella seconda metà dell’800 questa  proprietà fu venduta dal canonico De Sanctis a Sante Pellini di Marino. Lo stesso storico di Marino Girolamo Torquati ricorda come nel terreno del Pellini presso la stessa  villa fossero stati rinvenuti i basoli di un antico tracciato romano, i resti di un cimitero oltre a quelli della distruzione di un  grande edificio somigliante ad uno spogliatoio già rinvenuto nei pressi del Colosseo. E’ proprio a questa descrizione che farebbe pensare  l’altra immagine descritta dal Middleton , in cui appare un monumento circondato da una cinta muraria e sormontato da una torre rotonda identico a quello già descritto dal Danti  sulla carta geografica del Lazio nei Musei Vaticani. Un sacrario abbellito da quel portale unico per la sua struttura prospettica che molto probabilmente può essere attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane che  nel 1536  ne avrebbe curato la costruzione per la venuta di Carlo V  a Marino ospite di Ascanio Colonna. Molto probabilmente il Middleton  eseguì il dipinto prima del 1798, anno in cui si ricorda uno scontro bellico di grande rilevanza  come quello descritto della “Battaglia di Frattocchie” nella sera del 28 febbraio in cui si scontrarono, al chiarore della luna, proprio nei pressi di Due Santi, le truppe francesi capeggiate da Gioacchino Murat che con colpi di cannone ebbero il sopravvento grazie anche all’aiuto strategico del comandante frascatano  Bartolomeo Bona che conosceva le vie di quel  borgo. Questo episodio così distruttivo spiegherebbe senza quasi ombra di dubbio la distruzione e la scomparsa di quel  Sacrario della Gens Giulia mai ritrovato sino ad oggi.