“Il samaritano, che contrariamente al levita e al sacerdote si china a aiutare il “poveretto” abbandonato dai briganti sul ciglio della strada, è un “esempio di amore del prossimo”. Lo ha ricordato Papa Francesco recitando il suo primo Angelus a Castel Gandolfo. Il pontefice ha sottolineato che i samaritani erano “disprezzati dai giudei” e che Dio “vuole misericordia più che sacrifici”. “Dio – ha aggiunto papa Francesco a braccio – vuole la misericordia, non che andiamo in giro a distribuire soldi senza misericordia, perché Dio sa capire bene le nostre situazioni, ciò che costituisce il samaritano è la misericordia”. questo è quello che fa il samaritano, la misericordia A partire dalla parabola del buon samaritano, papa Francesco ha ricordato un altro esempio di vicinanza al prossimo in difficoltà, san Camillo de Lellis, fondatore dei Ministri degli infermi, opera rivolta all’assistenza agli ammalati. “Siate come lui – ha esortato – buoni samaritani. E anche ai medici, agli infermieri e a coloro che lavorano negli ospedali e nelle case di cura, auguro di essere animati dallo stesso spirito”. Oggi ricorre il quarto centenario della morte di san Camillo de Lellis, avvenuta il 14 luglio 1614.
“Domani vorrei mandarvi una torta per la festa di san Bonaventura, ma sarebbe troppo grande – ha scherzato Francesco al termine dell’Angelus dopo aver ricordato che domani la diocesi di Albano Laziale, festeggerà il suo patrono, san Bonaventura. Papa Francesco, ha recitato l’Angelus davanti al portone del palazzo apostolico e salutato un gruppo di malati.
La “testimonianza” del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI – ha detto il Papa alle autorità civili e religiose – sia “sempre di incoraggiamento nella fedeltà quotidiana a Cristo e nel continuo sforzo per condurre una vita coerente con le esigenze del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa”. Dopo l’ Angelus, Francesco ha ricordato le stragi di Volinia, durante la Seconda guerra mondiale, di cui ricorre il 70/mo anniversario, come “provocati dall’ideologia nazionalista”. “Hanno causato – ha detto – decine di migliaia di vittime e hanno ferito la fratellanza di due popoli, quello polacco e quello ucraino”. Ha quindi pregato per “una profonda riconciliazione e un futuro sereno”. Dopo l’Angelus il Papa ha pranzato in forma privata con i gesuiti della Specola vaticana. Poi ha fatto ritorno in Vaticano.