Il ragionier Fantozzi compie 40 anni

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Paolo Villaggio
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Paolo Villaggio

Paolo Villaggio si è aggiunto ai numerosi ospiti della Festa del Cinema di Roma, tornando nei panni del personaggio che l’ha consacrato. Ugo Fantozzi, figura amatissima dal pubblico di tutte le età, riuscì a incarnare l’italiano medio e ad anticipare tematiche attuali come il mobbing, la crisi economica, il divario sociale e l’ignavia politica, facendo ridere l’Italia con la sua ironia. A quarant’anni dalla sua prima uscita cinematografica, torna nelle sale il Ragionier Fantozzi con le due indimenticabili pellicole Fantozzi (1975) e Il secondo tragico Fantozzi (1976), restaurate grazie a una collaborazione tra Eagle Pictures e Premium Cinema. “Riportare Fantozzi al cinema dopo quarant’anni è stata quasi un’esigenza: ha rappresentato una pietra miliare per alcune generazioni, i suoi film possono definirsi capolavori. Per me un capolavoro è un film che travalica il tempo attraverso gli anni senza perdere impatto, ed è un’opera che a ogni lettura dà qualcosa di nuovo. Attraverso questo restauro, il nostro intento era quello di rendere Fantozzi un capolavoro tecnico, oltre che artistico” ha dichiarato Roberto Proia di Eagle Pictures.

Villaggio ha incontrato i giornalisti in conferenza stampa:

Nel 1968 Fantozzi arrivò in televisione nella trasmissione “Quelli della domenica”, all’inizio degli anni ’70 uscì il libro, quest’anno si compiono i quarant’anni del film. Quante volte è nato Fantozzi?

Villaggio: “Fantozzi nasce in un cabaret artigianale fatto da me e da Fabrizio De Andrè, quando eravamo poveri e affamati. Un giorno venne a vederci M. Costanzo: ci garantì che se lo avessimo raggiunto a Roma, avremmo avuto un grande successo. Andai, scegliendo la via dell’incertezza. Costanzo organizzò una serata strepitosa dove invitò anche M. Ferreri, E. M. Salerno, V. Gassman e U. Tognazzi. Dopo tre giorni mi proposero di fare Quelli della domenica: qui incontrai Renato Pozzetto, il maggior comico che abbia mai conosciuto. Fu un’annata divertente e, incoraggiato da Costanzo, accettai di ripetere l’esperienza per un secondo anno. Avevo sottovalutato il valore della televisione, che ora è tutto. Ero un personaggio d’avanguardia, non amato dalle donne. Non esordii con un personaggio allegro, e non a caso il secondo libro fu intitolato Il secondo tragico Fantozzi. È un titolo giusto, perché Fantozzi è diventato un personaggio popolare in un’Italia che rasenta la tragicità: è un personaggio con risonanza attuale”.

Quando giravate le scene del primo episodio, ci si immaginava che a quarant’anni di distanza Fantozzi sarebbe rimasto un’icona?

Villaggio: “Avevamo paura del confronto con il successo del libro, che aveva venduto un milione e mezzo di copie. La prima del film fu a Firenze: mi chiamarono e mi dissero che era stata un trionfo. In tutto incassò dieci miliardi di lire. Ora anche le donne hanno cambiato idea sul personaggio: mi fermano dicendomi che ho fatto capire loro che viviamo in una cultura decadente. Fantozzi rispecchia meglio adesso la cultura italiana. Quando è nato rappresentava una comicità nuova, paradossale. Non è che adesso faccia ridere, ma è rassicurante nel lanciare un messaggio: non abbiate paura, non siete isolati in quest’incapacità di essere felici, lo siamo in molti. Un messaggio che è una terapia in questo momento storico dell’Italia: siamo tutti dei Fantozzi”.

Quanto ancora si porta appresso del personaggio di Fantozzi?

Villaggio: “Non è l’unico personaggio che ho interpretato. Ho fatto anche film nobili, lavorando con registi come Fellini, Monicelli e la Wertmuller. Sono comunque contento che stasera si sia fatta questa commemorazione”.