Il voto in Provincia di Roma esempio nazionale

I risultati del voto in Provincia di Roma raccontano la saldatura dell'elettorato Cinque Stelle con quello di Lega e Fdi formando un blocco sociale forte

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Al netto delle specificità dei singoli comuni, che possono conoscere nel dettaglio solo coloro che li vivono, dall’esito di questa tornata di ballottaggio in Provincia di Roma, riemerge un dato che negli anni forse non è stato troppo esaminato, che per molti versi è il paradigma di un flusso politico, culturale ed elettorale rappresentativo e valido in tutta Italia. La Provincia di Roma è il territorio dove, per varie ragioni, gli elettorati di Lega e Fratelli d’Italia e quelli del M5S trovano la loro saldatura politica e sociale.

DAL CENTRODESTRA BERLUSCONIANO AL BLOCCO SOVRANISTA

Roma e la sua Provincia sono stati la levatrice del centrodestra che vedeva nel connubio tra Forza Italia e Alleanza Nazionale il suo architrave politico e la sua ragione sociale nei primi anni ’90. Un blocco sociale solido e radicato sia nella Capitale che in Provincia, che, unicum in Italia vedeva le percentuali di An competitive con i berlusconiani, caratterizzando questi luoghi come la roccaforte della destra e l’idea stessa che quella destra potesse egemonizzare il centrodestra berlusconiano anche a livello nazionale è nata qui e qui ne ha visto le più rilevanti esperienze di governo locale: Moffa in Provincia, Storace in Regione e Alemanno a Roma.

Il centrosinistra di quel tempo aveva la capacità non solo di resistere ma di affermarsi, trovando il suo miglior terreno elettorale nelle elezioni amministrative, anche grazie ai ballottaggi, che vedevano il centrodestra mediamente penalizzato. Sono molti i casi dove le percentuali della Casa delle Libertà alle politiche ed alle europee raggiungevano maggioranze assolute, ribaltandosi in entrambi i turni delle comunali.

Con il disfacimento di quel centrodestra, la deflagrazione del progetto politico di Alleanza Nazionale, è stato il Movimento Cinque Stelle ad interpretare le domande e raccogliere i consensi di quegli elettori, se pur rappresentandoli con un personale politico per lo più proveniente da sinistra. Non è un caso che in Provincia di Roma i grillini hanno vinto i grandi comuni, Pomezia, Civitavecchia, Nettuno, Guidonia, Marino, Genzano, Ardea, per non parlare di Roma.

Con la crisi del Cinque Stelle messo alla prova del governo, locale e nazionale, la disillusione di quegli elettori è stata rappresentata dalla Lega di Salvini in versione sovranista e in parte da Fratelli d’Italia che, della destra di An vorrebbe essere, se pur con molte contraddizioni, la continuazione.

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE COME SERBATOIO DI VOTI AGGIUNTIVI DELLA NUOVA DESTRA

In questa operazione di travaso elettorale, avvenuta ne in laboratorio ne attraverso oscure operazioni di genetica politica, non solo non si sono persi voti, ma se ne sono aggiunti altri rispetto al bacino del vecchio centrodestra. L’elettore medio grillino infatti, educato ad odiare il Pd e tutto ciò che attorno al Partito Democratico ruota, specie nei ballottaggi, ma non solo, facilmente si aggiunge a sostenere i candidati e le proposte politiche della destra di oggi, o votandoli direttamente o astenendosi, ma in ogni caso rifiutando ogni accostamento al centrosinistra, visto come il nemico da abbattere.

Questo sostanziale allargamento elettorale del centrodestra, divenuto solo destra con la evanescenza politica di Forza Italia, ridotta ad un ruolo gregario e del tutto marginale nel progetto politico sovranista, è la novità politica di oggi, perché rappresenta a pieno la saldatura di un blocco sociale, forte e radicato, a cui il M5S porta in dote fette di elettorato traghettato su posizioni di estrema destra, in quantità ignote in Italia in tutto il dopoguerra.

LE DIFFICOLTA’ DEL PARTITO DEMOCRATICO

Da questa aggiunta nascono le difficoltà del Partito Democratico nel resistere anche alle comunali, al contrario di come era abituato a fare. In questo scenario cadono anche i migliori candidati sindaco e le migliori giovani leve possibili a livello locale, perché è un processo antropologico in atto.

E’ nato un blocco nazionalista che interpreta le domande di elettori di destra, di centro e di sinistra, ridefinendo di fatto i concetti di destra e sinistra così come intesi fino ad oggi, che oggi in Provincia di Roma viaggia sopra al 55% e poco meno a livello nazionale.

E’ un blocco sociale in via di saldatura che si ritrova nella domanda di sicurezza, protezione, ribellismo, che vede nel Pd un gruppo di potere ed un soggetto sostanzialmente anti-italiano e anti-popolare.

Chi dalle parti del Nazzareno si augurava la ricomparsa del vecchio schema centrodestra vs centrosinistra, credo debba aggiornare desiderata e strategia.

Se il Pd non si mette in testa di disarticolare la saldatura in atto di questo blocco sociale, parlando chiaro a quei ceti che di volta in volta scelgono chi votare e che non sono legati alle ideologie del passato, scegliendo di rifugiarsi nel “torcicollismo” verso affannose ricerche di una sinistra che non c’è, e ammesso che sia mai esistita così come si immagina, non ha mai dato grosse prove di tenuta politica generale, pensando di trovare le risposte alle domande di oggi con gli attrezzi di un passato ideologico, per quanto glorioso, si condanna alla marginalità culturale prima che politica ed elettorale.

Pensare che chi oggi vota sovranista sia sostanzialmente un nazifascista ed un razzista è sbagliato oltre che sciocco. Ancor peggio, pensare di dare del fascista al 50% degli elettori, a volte regalando visibilità pure a CasaPound, senza sforzarsi di affrontare i temi veri in campo, che sono sempre quelli che da queste pagine proviamo a presentare, è una formidabile spinta affinché non solo gli elettori continuino a rifiutare il Pd come opzione politica, ma al fatto che questi fascisti e razzisti ci diventino davvero, come già tristemente accaduto nella storia patria, ed allora sarà troppo tardi. Procedere così sarebbe il più grande peccato di presunzione e di boria, frutto dell’ideologia non del cattivo carattere.

Di Andrea Titti