Incontro col ‘creativo’. Stefano Perchiazzi si racconta

La moda, il cinema, i libri per bambini

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Stefano Perchiazzi
Stefano Perchiazzi

Classe 1989, illustratore, fashion stylist, un’artista a tutto tondo. E’ Stefano Perchiazzi, giovane talento del design.

Dal 2018 illustri fiabe e libri per bambini, hai all’attivo 2 libri e altri 2 in uscita. Com’è mettere a disposizione del mondo dei bambini la propria creatività?

Questo lavoro si sviluppa in me da bambino, sarebbe stato sciocco non far conoscere proprio a questo pubblico quella che è la mia passione. Grazie a mio padre (Roberto Perchiazzi, scrittore, autore di Nel bosco di Linder e altre favole, Le favole del bosco parlante, Anton e Lilian editi da Ag Book Publishing ndr), sono cresciuto con i cartoni animati della Disney che sono stati di grande insegnamento e di grande valore etico.

Hai anche esperienze di fashion style, ci vuoi raccontare come funziona questa professione così patinata e ambita?

Crescendo ho imparato che Il mondo del fashion, oltre ad essere leggero e pagliettato, due aspetti fondamentali di cui mi circondo tutti i giorni, è un grande mercato con un grande fatturato che attraversa e collega diversi settori dal cinema, all’arte e alla politica. La professione di stylist mi ha portato a conoscere ed apprezzare più da vicino questo mondo e le difficoltà che incontri. Trovarsi su un set fotografico è come andare al cinema con l’unica differenza che il film te lo godi in modalità virtuale.

Ti sei diplomato all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, poi specializzato in quella di Brera. Quanto questi due luoghi fisici, Napoli e Milano, hanno influenzato la tua formazione e il tuo gusto e come?

Sicuramente Milano, una delle capitali della moda, ha influenzato tanto il mio gusto e il mio modo di vedere le cose; ma se non avessi vissuto prima a Napoli, non avrei imparato a sognare. Vivere a Milano è come vivere tutti i giorni nel film ‘Il Diavolo veste Prada’; si può vedere gente dallo stile eccentrico che corre per rispettare le brevi scadenze dettate dal mondo della moda, e che fa a spintoni per cercare di rendersi visibile agli occhi di qualche direttore creativo, proprietario di qualche azienda sita al centro della città. Napoli invece, con le sue pause caffè e la cultura per l’alta sartoria maschile, è una città dalle diverse culture e dai forti stimoli creativi che influenzano e rapiscono il cuore di chiunque la visiti.

E’ possibile oggi vivere di creatività? E se sì, secondo te qual è il segreto? 

Chiunque di noi deve vivere di creatività. Anche il fruttivendolo sotto casa che sistema il bancone della frutta per renderlo più appetibile alla sua clientela. La creatività non si impara ma nasce naturalmente in noi, anche se Albert Einstein sosteneva che “la creatività è contagiosa” e può essere trasmessa.

Progetti futuri?

Non ho progetti futuri specifici in programma, ma una voglia costante di migliorare le mie abilità.