Incontro speciale con Kevin Costner

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Kevin Costner
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Kevin Costner

La bellezza, l’eleganza, la simpatia, il fascino di Kevin Costner al Festival del Cinema di Roma. L’attore hollywoodiano è sbarcato nella Capitale per presentare Black and White, ultimo film di Mike Binder di cui è protagonista. Il film è presentato in anteprima e arriverà in Italia a marzo con Good Films. Una tematica importante quella che Binder sceglie di affrontare, il razzismo, in un contesto familiare. Alliott Anderson è un brillante avvocato californiano. Dopo la morte della moglie, si ritrova da solo a educare la nipote di sette anni, nata da una relazione interraziale della figlia, morta di parto per dare alla luce la bambina. La situazione si complica quando Rowena, nonna paterna della bambina, decide di sottrargli la custodia legale della nipote. Binder pone una questione così scottante come quella del razzismo negli Stati Uniti sul tono dell’ironia e dei buoni sentimenti. Per la prima volta vediamo un Costner nei panni di un nonno, lui che in realtà è padre di sette figli, tra i quattro e i trenta anni, avuti da tre donne diverse. Interrogato in conferenza stampa su quale fosse il personaggio che più ha amato tra quelli da lui interpretati “La miglior parte per me è quella del padre, non c’è un ruolo più importante di questo”. Nel ruolo dell’avversaria legale di Costner, invece, l’attrice Octavia Spencer, vincitrice nel 2012 di un Oscar alla migliore attrice non protagonista per The Help, altro film cult sul razzismo in terra americana. “Abbiamo sempre difficoltà a parlare di razzismo e negli Stati Uniti è qualcosa di profondo, radicato. Io sono nato a Compton (città nella contea di Los Angeles, cresciuta rapidamente negli anni ’40 con lo smantellamento razziale), e conosco bene questa realtà”. Costner è anche produttore del film:”Sapevo che questo piccolo film sarebbe stato un gran film. Ho scelto di partecipare al progetto come attore e come produttore perché ci credevo.”

Kevin, in elegante smoking nero, è stato protagonista di un incontro informale con il pubblico del Festival. Nel corso dell’evento sono state proiettate diverse clip dei suoi più famosi film. Da The Untouchabes del 1981, a Robin Hood e JFK del 1991, fino al famoso Dances with Wolves (Balla coi lupi) del 1993, con cui ha vinto l’Oscar per la miglior regia. Costner è uno dei pochi attori in grado di passare con disinvoltura dal film popolare al film western. Proprio da qui ha preso avvio l’incontro.

I requisiti di un attore, e in particolare di un Westener, sono andare a cavallo e non farsi cadere il cappello?

Da bambini giochiamo e immaginiamo di poter fare le cose che vediamo in TV. Ammettendolo, dai film impariamo molto, a volte le più grandi lezioni sono quelle che impariamo dai film. Non sappiamo come ci comporteremmo in certe situazioni, né quale sia la cosa giusta da dire o da fare. E’ girando un film che ci si allena a salvare il mondo, a salvare la situazione.

Costner ha incarnato eroi antichi e moderni. Da Robin Hood (nell’omonimo film) all’agente federale dell’FBI Eliot Ness (in The Untouchables di Brian de Palma), al tenente John Dunban in Balla coi lupi. C’è qualcosa che nella vita reale le si è rivelata utile oltre a ciò che ha imparato interpretando questi eroi?

Nella vita ho interpretato due ruoli, quello di attore nei film e quello di padre nella vita reale. Quando ho interpretato personaggi eroici, in realtà poi sapevo che sarei tornato a casa e che i miei figli avrebbero cercato il loro eroe. Tre dei miei figli sono molto piccoli e, vista la mia età, so che non potrò trascorrere molto tempo con loro: quando non ci sarò più, però, so che i miei figli avranno l’opportunità di guardare i miei film.

La presenza attoriale proietta sempre un ideale: Kostner è l’America di cui ci siamo innamorati?

I film in realtà sono storie di uomini e donne e valgono di più di quanto non incassino al botteghino. Steve McQueen, Sean Connery, Peter O’Tootle, sono solo alcuni nomi di attori che ammiro e che hanno realizzato film entrati nella storia. Credo fermamente nella possibilità dei film di fare la storia. Quando i film danno il massimo di se stessi,sono film che contengono momenti e parole che non dimentichi mai.

Con queste parole, parlando quasi come un eroe dei suoi film, Kevin ha chiuso l’incontro, invitando anche la figlia Lily di ventotto anni sul palco della Sala Petrassi.