Intervista a Giovanni Gulino della band Marta sui Tubi

Intervista a Giovanni Gulino, voce della band Marta sui Tubi, realizzata da Giancarlo Montoni il 15 agosto 2011 per parlare dell'album: Carne con gli occhi

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Marta sui Tubi

Riproponiamo l’intervista a Giovanni Gulino, voce della band Marta sui Tubi, realizzata da Giancarlo Montoni il 15 agosto 2011:

“I Marta sui tubi, suoneranno all’“Open bar”di Ostia Venerdì 19/08/2011. Abbiamo contattato telefonicamente Giovanni Gulino, voce della band per parlare con lui del ultimo album: “Carne con gli occhi”.

Giovanni, parliamo del titolo del nuovo album, cosa significa?

“Carne con gli occhi è un detto siciliano, trapanese, serve ad indicare le persone prive di spina dorsale, quelle che pensano solo al proprio orticello, quelle che nascondono la testa sotto la sabbia”;

Ascoltando Carne con gli occhi si ha la sensazione di un lavoro maturo, completo Quale è stato il percorso che ha portato alla realizzazione del disco?

“Questo disco non è un concept, è una raccolta di momenti. Si è creato da solo, erano i pezzi a guidarci. E’ il disco che abbiamo registrato più velocemente: un anno e due mesi. Per Sushi & Coca, per esempio, ci sono voluti tre anni. E’ stato un periodo intenso. L’interazione è stata ottima. Quando abbiamo terminato la registrazione ci siamo dati un bel “cinque””;

Da sempre vi siete contraddistinti per l’uso dell’ironia, anche nei precedenti lavori. Prendiamo il testo di Basilisco: “Tagliate il cappio all’uomo che disse al suo carnefice che inciampare sui gradini del patibolo gli avrebbe portato sfortuna. L’umorismo è il Paradiso, l’ironia il Purgatorio e il sarcasmo l’Inferno. Cos’è l’ironia per voi?

“L’ironia è un linguaggio straordinario. E’ il modo perfetto di dire le cose. Con l’ironia si può dire di tutto, anche le cose serie. Le cose serie dette a muso duro creano solo scontro. dette con ironia vanno al cuore della questione. Non a caso i politici italiani temono soprattutto i comici. Ci sono gruppi che per comunicare il loro messaggio sono incazzati, altri sono più criptici, noi utilizziamo l’ironia”;

Le cose più belle sono quelle che durano poco. Nel brano c’è una segreteria telefonica. Abbiamo intervistato i Perturbazione, anche loro hanno inserito la segreteria in ben due brani. I Virginiana Miller hanno, addirittura utilizzato la metafora della telefonia mobile per dare il titolo a un loro album. Perché la segreteria?

“L’immagine serve a mettere a fuoco il disagio. Nasce dalla realtà. Pensiamo ai call center. Quando si deve attivare un contratto con un’ azienda, si parla con delle persone che sono cortesi e disponibili, quando si chiama per l’assistenza si parla solo con delle macchine. Per quanto riguarda questo discorso della segreteria, ci sarà una sorpresa durante il live: una segreteria di 5 minuti dove diremo di tutto e sfido chiunque a riuscire a dire più boiate di quelle che diremo noi”;

Leggendo i testi di “Carne con gli occhi “, si trovano spesso termini cappio e guinzaglio, penso a Muratury, naturalmente ad Al guinzaglio, a Basilisco, ma penso anche all’immagine nella copertina dell’album. E’ inevitabile avere un cappio, un guinzaglio, davvero non si può essere liberi?

“Il cappio ce lo mette l’ignavia. Il cappio, il guinzaglio ti uccidono. “Libertà è partecipazione” cantava Gaber. Tutti noi dobbiamo decidere il nostro destino. Se per noi decidono gli altri, allora vuol di re che abbiamo un cappio al collo”;

A tuo avviso, è colpa delle persone che si lasciano condizionare, che non si ribellano, oppure è il nostro mondo, così per come è strutturato che rende inevitabile una cosa simile?

“La colpa è del nostro mondo. Per come è strutturato. Nel sistema attuale anche chi non ha investito un euro in borsa può fallire lo stesso. Il mondo di oggi è improntato sulla speculazione economica. Molte multinazionali hanno fatturati superiori a Stati di livello importante. E questa è, evidentemente, un’anomalia”;

Testo e musica, domanda che torna sempre nel nostro ciclo di interviste, come nascono le vostre canzoni?

“Non c’è un metodo. Siamo io e Carmelo ad occuparci della fase compositiva. Io per quanto riguarda i testi, Carmelo per i giri di chitarra. Alla fine uniamo il lavoro. Lavoriamo individualmente e poi mettiamo tutto insieme. Con l’ingresso nel gruppo di nuovi componenti abbiamo acquisito una maggiore attenzione, un maggior senso critico. Ci mettiamo più in discussione. Se la canzone non ci piace la lasciamo incompiuta. Ci sono gruppo che scrivono molto e poi fanno album con i migliori 16 pezzi. Per noi non è così. Se una cosa ci piace, se funziona, ok, altrimenti abbandoniamo l’idea”;

Nel panorama musicale italiano, ci sono realtà che ti incuriosiscono? Quali sono i gruppi, i progetti che ritieni più interessanti?

“Sicuramente, quelli che hai citato (Offlaga Disco Pax, Perturbazione, Virginiana Miller), sono tra i migliori. Ritengo molto importante quello che sta accadendo sulla scena palermitana, di cui ci sentiamo parte anche se in contumacia. Gli Waines, i Pan del diavolo, Dimartino. Sono orgoglioso di quello che sta accadendo in Sicilia. Prima c’era molta musica etnica, ma questo genere non mi appartiene. Anche a Milano ci sono cose interessanti come, ad esempio, Mancino, Roberto Dell’Era. La settimana scorsa abbiamo avuto il piacere di suonare con i Bud Spencer Blues Explosion, una band in splendida forma”;

Di Cristiana, seconda traccia dell’ultimo album, mi è piaciuta molto la citazione di Dalla. Mi hanno colpito anche le frasi: “chi è speciale è sempre il più normale” e “Cristiana, se i se diventassero sì, potresti tenerti anche il nome che hai e portarti a letto solo chi troverà la strofa per il tuo ritornello”.

“Ognuno di noi vive un senso di incompiutezza, si è felici solo in due. Un po’ come una canzone che per essere compiuta ha bisogno di una strofa e di un ritornello. Questa è l’idea che sta dietro al finale di Cristiana”;

In Di vino troviamo una serie di numeri: faremo 180.345 sogni ad occhi aperti, 6.000 shampoo, compreremo 16 lavatrici e 15 computer, diremo 50 volte ti amo, batteremo le ciglia 400.000.000 di volte…….etc. I numeri della nostra vita. Siamo così standardizzati?

“L’ispirazione mi è venuta da un da un documentario su Discovery Channel. Il documentario parlava dei numeri della nostra vita, appunto. Siamo tutti profilati, siamo numeri, potenziali clienti per le multinazionali. Per alcune delle situazioni citate nel brano, i sogni, il battito delle ciglia ad esempio, ho studiato io stesso i numeri. Ho fatto il calcolo basandomi su un giorno e poi ho moltiplicato per ottenere il risultato”;

Nel testo di Le cose più belle sono quelle che durano poco, tra le cose più belle, per l’appunto, voi citate “ La metamorfosi”. Ne “Il traditore” voi dite: ” Odoravo di faggio, di abete, di mosto di vino e delle sue virtù. Ma come fanno le mie radici a non vergognarsi?” Qui il riferimento alla metamorfosi è evidente cosa rappresenta? E le radici?

“E’ vero. C’è la metamorfosi in albero. Le radici rappresentano chi ci ha messo al mondo, i nostri genitori ad esempio, a cui abbiamo il dovere di rendere conto. E ci chiediamo se siamo all’altezza della situazione. Tutto questo è generato da un senso di inadeguatezza di insicurezza”;

A proposito di insicurezze e di paure, quale è il vostro rapporto con il pubblico? Salire sul palco è semplice oppure c’è sempre un po’ di timore?

“Quando sali sul palco sicuro di te, vengono fuori dei concerti pessimi. Quando, invece, hai la strizza al culo suoni alla grande. L’attenzione necessita di paura, di timore. Il momento più difficile, comunque, è quello in cui sali i primi due gradini prima di arrivare sul palco”.

L’intervista poteva andare avanti per ore, ad esempio, parlando di altri brani altre immagini. Penso a Cromatica “ Dove il rosso e il blu si accarezzavano fu tutto viola per magia” e anche :“ Quando si trovarono di fronte il verde e il viola riconobbero una sfumatura blu”, oppure Coincidenze: “ Finché il bene che ti manca è quello che non sei riuscito a dare non potrai accontentarti”, anche perché Giovanni è stato cortese e disponibile, una di quelle persone con cui si ha piacere di parlare di musica e non solo, ma per conoscere meglio i Marta sui tubi e per apprezzare il loro ultimo lavoro, la cosa migliore resta quella di andarli a vedere dal vivo.

Il mio consiglio? Non perdete l’appuntamento del 19 Agosto ad Ostia.

Formazione

Giovanni Gulino – voce

Carmelo Pipitone – voce e chitarra

Ivan Paolini – batteria

Paolo Pischedda – tastiera

Mattia Boschi – violoncello

Album

Muscoli e dei, Eclectic Circus (2003)

C’è gente che deve dormire, Eclectic Circus/V2 (2005)

Sushi & Coca, Tamburi Usati/Venus (2008)

Carne con gli occhi, Tamburi Usati/Venus (2011)”.