Ius Culturae, il pensiero di un giovane italiano

Yohanes Abrham, ventenne di Cecchina, ci parla dello Ius Culturae e del diritto di cittadinanza dei figli di genitori non italiani

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Yohanes Abrham
Tra i temi affrontati in questa campagna elettorale sembra essere sfumato quello dello Ius Soli e Ius Culturae, ossia la concessione della cittadinanza a ragazzi nati in Italia e figli di genitori stranieri all’interno di un percorso di regole stabilito. Abbiamo chiesto ad un ragazzo di Albano Laziale, Yohanes Abrham, che cosa ne pensa.
Yohanes puoi parlarci brevemente delle tue origini tue e della tua famiglia?
 
“Sono nato ad Addis Abeba, in Etiopia, il 22 Gennaio del 1998 e sono qui in Italia, con la mia famiglia, dal 2000. Dapprima è venuto mio padre per motivi di lavoro e dopo un anno circa l’abbiamo raggiunto, io, mia madre e mia sorella maggiore. I miei genitori sono nativi di due Stati confinanti, siti in Africa Orientale. Parlo dell’Etiopia e dell’Eritrea. Mio padre è eritreo, ma ha vissuto gran parte della sua vita, fin da quando era piccolo, in Etiopia dove ha conosciuto mia madre, la quale è nata ad Addis Abeba, nella capitale dell’Etiopia”;
Quale stato il tuo percorso di vita, scolastico e non solo, in Italia?
“Adesso viviamo a Cecchina, nel comune di Albano Laziale, nella zona di Poggio Ameno. Ho frequentato le scuole elementari e medie a Cecchina, mentre le superiori a Velletri, al Cesare Battisti, indirizzo Geometri. Mi sono diplomato l’anno scorso e ora sto continuando gli studi presso la facoltà di Ingegneria Edile-Architettura all’università di Roma “Tor Vergata”. Fino adesso non ho solamente studiato, ma ho coltivato anche delle piccole passioni a cui ho dovuto rinunciare. O meglio, minimizzare. Una di queste attività è l’atletica leggera, un grande sport che mi ha reso la persona forte, tenace e lungimirante che sono. Presto servizio presso la Caritas ed in oratorio e fino all’anno scorso facevo parte del corpo della Protezione Civile di Albano. L’anno scorso mi sono dedicato e speso per la mia scuola in maniera corposa, ricoprendo la carica di Rappresentante d’Istituto, spingendomi anche fuori dall’ordinario, scendendo in piazza, con la mia scuola, manifestando il disaccordo verso le allora manovre politiche che interessavano noi, da vicino”;
Come ti sei trovato all’interno della comunità della tua città: compagni di scuola, amici e colleghi di allenamento?
“Fin da piccolo mi sono sentito accolto in qualsiasi ambiente, io avessi frequentato, mi sono sentito amato e tutt’ora mi sento amato. Ho una vita attiva su tutti i fronti e di questo me ne sento estremamente fortunato;
In Parlamento è stata approvata alla Camera, non ancora al Senato, una legge che concede la cittadinanza italiana ai ragazzi ed alle ragazze nati in Italia da genitori non italiani: tu sei d’accordo?
“Avevo sentito parlare dello Ius Soli Temperato e sono fortemente in accordo con la sua approvazione. In merito sento di dover dire che l’identità nazionale sia un valore etico e come tale va rispettato in tutte le sue forme. Un valore che si matura con il tempo, del quale ne si prende coscienza quasi inconsapevolemente, e l’idea che a dei ragazzi/e venga proibita la cittadinanza italiana, quando essi stessi sono parte integrante del sistema dello Stato Italiano, mi rende incredulo ed esterrefatto su molti fronti”;
Secondo te in Italia esiste ancora il fenomeno del razzismo? Se si, dove lo hai riscontrato? Sui social media? Tra i tuoi coetanei o tra gli adulti?
“A mio parere in Italia il fenomeno del razzismo è una curva che sale e che scende, oscillando tra la positività e la negatività dell’economia statale. E quella che vige è la paura. La paura del diverso e di quello che può portare e apportare”.