La coperta corta della politica, Corbyn, Renzi e Orban

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jeremy corbyn
Jeremy Corbyn
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Jeremy Corbyn

In queste ore Jeremy Corbyn è divenuto il nuovo segretario del Labour party in Gran Bretagna. Una notizia dirompente nel panorama politico inglese e nel laburismo europeo che conferma una tendenza chiara nella politica di oggi. Dove la politica tradizionale fallisce e tradisce, lascia spazio a populismi, vedi Orban in Ungheria o radicalismi (di sinistra o di destra che siano, fa lo stesso).

Corbyn come Farage, radicale antagonista leader del Ukip, guardando all’altra metà del cielo politico britannico, sono il frutto del rifiuto dell’elettorato attivo e soprattutto passivo di politiche deboli ed inconcludenti.

Non è un giudizio di merito, ma di metodo: Grillo e il M5S senza dimenticare Salvini in Italia, Tsipras e Syriza in Grecia, Corbyn in Inghilterra, Orban in Ungheria e Podemos in Spagna hanno il successo che meritano. La colpa, se di colpa si può parlare, è dei partiti tradizionali: delle famiglie politiche che si rifanno in Europa rispettivamente al PSE e al PPE e che al di là di alcune eccezioni non danno le risposte politiche che la gente si attende e che è stufa di aspettare.

La latitanza di risultati concreti nell’ambito delle riforme costituzionali ed economiche, la difficoltà di operare in senso davvero strutturale genera questi fenomeni che vanno osservati con attenzione e rispetto oltre che considerati con una riflessione seria e profonda.

Certo le riserve sull’idea che non esito a definire “lunare” di alzare un muro tra l’Ungheria e l’Europa del Premier Orban sono profonde, ma è indubbio il successo elettorale di Matteo Salvini e di Beppe Grillo in Italia con un azione mediatica e non, che diventa essa stessa grimaldello per sanare le storture del nostro Paese. Tutto questo anche a costo di vellicare gli istinti più profondi del cittadino ponendo ad esempio l’attenzione sul problema dell’immigrazione. Si può condividere o meno, ma occorre fare i conti con fenomeni politici come questi che si moltiplicano in Europa a macchia d’olio.

Nel merito sulle risposte si può dissentire o meno a seconda delle sensibilità di ognuno, il metodo di narrazione politica che per ora si limita, quasi sempre, alla mera raccolta elettorale è perfetto ed ineccepibile.

La questione è capire se queste ricette sono declinabili come proposta politica di governo, vedi le piroette greche di Alexis Tsipras degli ultimi mesi che hanno prodotto un referendum anti Euro con la minaccia del grexit e un quadro politico europeo balcanizzato da un voto che non ha risolto i problemi dell’economia greca che si riverberano sull’intero Vecchio Continente.

Ci sono risposte diverse certo, ad esempio di una Angela Merkel che al di là della spicciola polemica politica da anni governa in Germania, anche in Große Koalition, declinando quel moderatismo europeo tanto caro ad Kelmut Kohl, che non a caso è stato suo maestro e predecessore. Preceduta la leadership della Merkel dall’interregno del socialdemocratico Gerhard Schröder nel dopo Kohl, nell’economia dell’alternanza politica.

In Italia forse c’è il ventre molle di tutte queste spinte centripete: da una parte Matteo Renzi e sullo sfondo Silvio Berlusconi alfieri di un moderatismo di sinistra e di destra, se mi si consente la definizione, e dall’altra il M5S di Beppe Grillo e la Lega di Matteo Salvini, ma anche quel crogiuolo di antagonismo di sinistra che probabilmente metterà insieme la sinistra Pd, Landini e la Podemos italiana, ma anche Vendola e la sua Sel.

Dalle nostre parti ad esempio si polemizza da ore, spesso in modo qualunquistico e sbagliato, sul volo di Stato preso dal presidente del Consiglio per andare ad assistere alla finale dell’Us Open 2015, il derby tutto italiano tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta conclusosi solo qualche ora fa. La domanda è capire quanto sia stato giusto andare a seguire uno degli eventi più importanti dello sport italiano della storia, volendo fare una classifica non facile per non dire possibile, dai tempi del mondiale 2006 vinto dalla Nazionale italiana di calcio in Germania e invece non andare alla Fiera del Levante di Bari.

Quanto sia giusto evitare una passerella, non si offendano i pugliesi e un evento tradizionale per l’economia del Sud Italia in generale e pugliese in particolare, ed invece presenziare a Flushing Meadows, per coglierne un’altra parlando senza ipocrisia.

Sta tutto su queste due differenti sensibilità il nodo del contendere, è questa la lezione che ci dà l’elezione di Corbyn alle primarie per la segreteria di laburisti inglesi, ma anche il volo di Renzi, senza dimenticare il muro di Orban e le battaglie politiche di Salvini, Tsipras e Podemos.

Non sta a noi giudicare, ma è una riflessione dirimente per il futuro della politica continentale. I prossimi mesi in Italia ed in Europa, per non dire i prossimi anni con gli appuntamenti elettorali in Italia, Inghilterra, Germania e Grecia, ci diranno compiutamente chi ha avuto ragione.