La lezione della maestra Francesca

Luca Andreassi in zona mista racconta la storia di Francesca Sivieri, una maestra di Prato, a cui non serve il sindacato per fare bene il suo lavoro

0
1681
francesca_sivieri
Francesca Sivieri

La signora che vedete nella foto si chiama Francesca Sivieri, ha 43 anni ed è una maestra di Prato.

Francesca, non appena le norme lo hanno consentito, ha scelto di proporre ai suoi alunni e ad altri bambini degli incontri, all’aria aperta nel parco. Incontri in cui legge delle favole ed in cui i bambini possono ritrovare quell’aspetto della socialità e dei rapporti interpersonali, fondamentale per la loro crescita e che il lockdown ha impedito.

Questa iniziativa ha suscitato le ire dei sindacati.

Lo so, non ci si può credere, ma hanno fatto proprio un comunicato ufficiale in cui Claudio Gaudio, segretario della Cisl Scuola Prato Firenze, ha stigmatizzato il comportamento della maestra Francesca dicendo che questo suo atteggiamento “rischia di far passare l’dea che anche le altre maestre avrebbero dovuto e potuto comportarsi in maniera analoga”.

Avete capito bene.

Invece di elogiare l’iniziativa, apprezzare il senso del dovere e la cultura del lavoro della maestra, sono andati furiosamente in difesa di chi tutto questo non lo fa. Difesa alquanto inopportuna, perché non si stanno criticando le maestre che non hanno, per mille ragioni, fatto lezioni nei parchi, ma si sta esclusivamente constatando la valenza assoluta del comportamento della maestra Francesca.

Tenendo conto del fatto, che altre colleghe probabilmente non hanno seguito l’esempio, per timore di incappare in problemi con le istituzioni, in primis con la scuola di appartenenza.

La reazione dei genitori è stata immediata. 108 genitori in una lettera l’hanno difesa a spada tratta. Hanno anche scritto di aver provato vergogna per quelle parole del sindacalista. Colpito e affondato.

Ci vergogniamo anche noi per quel sindacalista. Tanto.

E Francesca?

La sua risposta è stata altrettanto immediata. Ha creato una pagina internet in cui, insieme ad altre sue colleghe “disubbidienti”, organizzano una vera e proprio rete di incontri e letture nei parchi.

Francesca, le sue colleghe volontarie nei parchi, i 108 genitori che hanno sottoscritto quella lettera e le migliaia di genitori in tutta Italia che sostengono l’iniziativa, rappresentano l’emblema di chi ha capito che servono scelte coraggiose per ripartire e, al tempo stesso, è necessario cogliere l’occasione che la pandemia COVID ci offre di innalzare il livello.

Durante questo periodo, infatti, è capitato qualcosa di davvero positivo. La presenza dei nostri figli in casa con noi, a fare didattica a distanza, ha obbligato noi genitori ad interrogarci sul nostro ruolo, a smettere di concepire la scuola come un parcheggio o un surrogato alle nostre mancanze educative. Ed ora, in nome di un rinnovato patto tra genitori, figli e scuola, c’è una volontà nuova di interagire e di essere ascoltati.

La maestra Francesca sta a dirci che le risorse preziose ci sono e vanno valorizzate. Così come ci sono possibilità alternative. E che se ci arrenderemo all’idea che tanto tutto tornerà come prima, se non ci lasceremo “provocare” dalla maestra Francesca, perderemo allora un’occasione preziosa. Quella cioè di costruire su basi nuove, quell’alleanza educativa che è stata ulteriormente frantumata nei mesi della quarantena blindata.

Ci credono gli insegnanti come Francesca, ci credono i genitori, ci credono i nostri figli.

Ma se non ci credono anche le Istituzioni, abbiamo tutti le mani legate e rischiamo di fare le battaglie contro i mulini a vento.

Le Istituzioni hanno il dovere di scegliere.

Di scegliere per bene, e per il bene.

Io sto con la maestra Francesca, ovviamente, ma sia chiaro, ciò che mi indigna non sono le altre maestre. Mi indigna che non sia stata neanche pensata, da parte delle Istituzioni, una tale ipotesi di didattica all’aperto, nel parco.

Mi indigna pensare che chi sceglie di farlo, debba essere considerato un “disubbidiente”.

Mi indigna pensare che ogni volta che qualcuno provi ad alzare il livello debba essere bastonato in nome di un livellamento verso il basso che non ci potevamo permettere prima del COVID ma che ora, segnerebbe la nostra fine.