La Virtus Roma batte Siena e rientra in gioco per lo scudetto

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Andreassi al Pala Tiziano
Il clima da finale coinvolge anche il nostro inviato Luca Andreassi

L’avevamo detto. Questa squadra spalle al muro è praticamente imbattibile. E così è stato. La Virtus Roma ha riportato la serie finale con Siena in parità. Certo, facendo anche una gita all’inferno. Ma ieri sera i giocatori romani avevano una faccia talmente cattiva che, evidentemente, devono aver spaventato il diavolo in persona. E, diciamocelo francamente, se non avessi alle spalle trent’anni di Palazzetto probabilmente all’inferno ci sarei rimasto. Nel senso che non sarei sopravvissuto alla partita. Ma il direttore ha scelto un inviato speciale temprato a queste emozioni, rendiamogliene merito.
La partita. Sui giornali sportivi oggi troverete diverse chiavi di lettura della nostra vittoria. Si parlerà di una difesa arcigna che non ha dato respiro agli esterni di Siena, si parlerà della prestazione mostruosa di Gani Lawal con 19 punti e 13 rimbalzi in 30 minuti, si parlerà dell’ultimo quarto realmente da NBA di Gigi Datome con tanto di schiacciata alla Michael Jordan. Tutto vero. Ma sono convinto che altre chiavi di lettura vadano enfatizzate. Intanto le scelte del coach. Marco Calvani ieri ha scelto (ripeto scelto) di prendersi 19 punti (anche facili) di Benjamin Ortner per difendere sugli esterni di Siena. Una scelta già vista in Eurolega dalle squadre avversarie di Siena che ha portato sì ai 19 punti di Ortner in facci a Gani Lawal ma ha anche prodotto il misero 1/14 al tiro da tre degli esterni di Siena. E Moss, Brown ed Hackett non sono diventati improvvisamente brocchi al tiro da fuori. E’ stato un nostro merito non un loro demerito. Poi la prestazione di Jordan Taylor. Trentacinque minuti in campo e zero palle perse. Ha tenuto in mano la squadra con l’autorità di un veterano facendo solo scelte giuste e non sprecando un pallone. Nel basket non contano solo i punti (e comunque ne ha fatti dieci), contano anche gli errori che non si commettono. Infine le gambe. La sensazione è che ieri sera che la Virtus ne avesse più di Siena. Anche perché è vero che Siena è profonda. Ma non può prescindere dai 38 minuti in campo di Bobby Brown e dai 35 di Hackett e Moss.
Serve un’immagine per chiudere. Per partire da Roma verso Siena con la consapevolezza di potercela fare. Chiedete a chiunque. Vi proporranno la schiacciata mostruosa di Gigi Datome che ha stravolto le leggi della fisica restando in aria a volteggiare per venti minuti (almeno a me sono sembrati venti minuti. Ma si sa il tifoso, anche se inviato speciale, tende a dilatare le emozioni). Io voglio lasciarvi invece con l’immagine di Datome e Bobby Jones che si tuffano in mezzo al campo come se fossero in una piscina nel tentativo di recuperare una palla vagante. Perché siamo una squadra operaia. Con un po’ di talento è vero. Ma operaia e fatta di atleti che si aiutano e si parlano. E non fanno i sorrisetti agli arbitri. Ma non voglio parlare di arbitri. La Virtus Roma è più forte di tutti. Anche degli arbitri.

Luca Andreassi