Una presentazione di altri tempi, quella che si è svolta il 7 giugno presso la sede dell’Associazione della Stampa Romana, In Piazza della Torretta 36, vicina ai centri del potere politico della Capitale.
Il mondo della Rai degli ultimi cinquanta anni, dalla grande diretta no-stop per lo sbarco lunare del 20 luglio 1969 condotta da Tito Stagno, fino ad arrivare alle vicende legate al post-11 settembre in Afghanistan, passando per le indagini sulle stragi di Piazza Fontana e della stazione di Bologna.
Tutto questo ( e tanto altro, basta solo avere la pazienza di leggere con attenzione) è contenuto nel libro-intervista che il giornalista marchigiano Francesco Vitali Gentilini ha realizzato sulla figura (e con la collaborazione) di Claudio Speranza, “Le immagini non mentono quasi mai” ( Poderosa Edizioni), un lungo itinerante percorso di domande e risposte con cui si celebra non solo una prodigiosa storia di meritocrazia e di ascensore sociale all’interno della Rai Radio Televisione Italiana, che vede Speranza entrare come cineoperatore a fine anni ’60 fino ad arrivare a fare il reporter in Antartide sul finire dello scorso secolo, ma di fatto rende omaggio anche ad una altra Italia, un altro modello di fare informazione, legato alla “quasi “infallibilità” delle immagini, di cui la Tv di Stato, con tutti i suoi difetti, è stato tratto distintivo di riconoscimento.
A moderare la presentazione di questo interessante libro è stata la nota giornalista e scrittrice toscana Ilaria Guidantoni, profonda conoscitrice del mondo arabo, mentre hanno partecipato al tavolo di confronto e fornito il loro contributo di riflessioni Lazzaro Pappagallo, Il “padrone di casa” ovvero il segretario della Associazione Stampa Romana, nonché L’ex “storico” direttore del Tg1 Nuccio Fava, ( che con Claudio Speranza ha condiviso molti passaggi che sono raccontati nel testo), oltre ovviamente l’autore Vitali Gentilini e lo stesso Speranza.
Interessante e forse riassuntiva del senso stesso del prodotto editoriale realizzato è una considerazione di Fava, che afferma a fine presentazione che “ se si va con le telecamere sul luogo di un incidente stradale in cui più o meno probabilmente entrambi i conducenti hanno un concorso di colpa, sarà l’attenzione verso un determinato dettaglio dell’incidente ripreso della videocamera rispetto ad un altro a determinare per chi guarderà quel video la colpa o meno di uno dei due conducenti e il ruolo di vittima dell’altro e a dimostrare appunto che le immagini non mentono..quasi mai”.
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