Le Naumachie nel Circo di Bovillae

L'approfondimento storico di Marco Bellitto

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Il Circo di Bovillae, un antico circo romano, conosciuto in tutto il mondo per i resti dei cosiddetti “carceres”,una sorta di box di partenza per le corse con i carri, è tornato recentemente alla ribalta soprattutto  per due episodi che ne hanno fatto notizia di cronaca. Quello più recente in relazione al processo per un abuso edilizio proprio nei pressi degli archi dello stesso circo. L’altro per un ritrovamento casuale di un particolare sarcofago di piombo ancora intatto ,durante gli scavi per lavori pubblici  nel comune di Marino, in via Delle Giostre, tra Due Santi e Frattocchie, di cui  se ne ebbe notizia da un interessante articolo apparso sul Messaggero il 25 luglio del 2015, a firma di Laura Larcan :”L’enigma del sarcofago di piombo”. A riguardo di tale antica struttura, conosciamo come gli studi del Tambroni e del Poletti  ne avevano evidenziato le dimensioni, proponendo come lunghezza oltre 300 mt. e la larghezza  di circa 60 mt., con una capienza che poteva ospitare oltre 8000 spettatori seduti. Che i circhi nel  passato fossero adibiti sia per i ludi scenici che per quelli circensi, per le cacce (venationes) o per le lotte gladiatorie è ben risaputo. A proposito invece dell’immagine riprodotta dal Piranesi (1778) del modellino in pietra ritrovato a Bovillae ,nel luogo detto Frattocchie, molto probabilmente alla fine del Settecento, rimane dubbioso pensare ad un gioco come “il lancio delle tessere” come asserisce  lo stesso autore nelle note a margine, come una sorta di pallottoliere per il sorteggio delle postazioni dei carri durante le corse. Dall’attenta osservazione  verrebbe  in mente un meccanismo idraulico molto più complesso e congegnato tale da poter apportare un grande quantitativo di acqua in poco tempo regolandone  in un certo modo la pressione con un percorso a serpentina, quale appare nella superba incisione. Si potrebbe così interpretare tale artificio come un impressionante effetto scenografico come quello dell’allagamento dell’arena in poco tempo  per poter svolgere la “Naumachia”, una vera e propria battaglia navale ,che veniva inscenata a ricordo di vittorie storiche dei combattimenti  avvenuti sul mare. Potremmo dunque pensare ad un condotto  che conduce  l’acqua con la pendenza che inizia dai Carceres , e che si snoda  in un percorso  probabilmente sotterraneo , sino ad arrivare a quel “foro infimo” (D) che costituiva un elemento fondamentale dalla cui chiusura veniva regolato il riempimento per  l’allagamento dell’arena sovrastante o usato come un enorme cisternone. Questa struttura particolarmente adatta per spettacoli  del genere soprattutto per la sacralità dei riti e del luogo aveva una ragion d’essere grazie alla possibilità di avere a disposizione l’acqua di un antico  acquedotto ancora tutto da studiare, che ne lambisce la struttura stessa del circo  e dove sono ben documentati gli effetti delle concrezioni calcaree legati al  continuo riempimento e svuotamento dei lumina (pozzetti d’ispezione). Del modellino in marmo rinvenuto negli scavi presso il Circo come descritto dal Piranesi  se ne erano perse le tracce e solo recentemente nel 2012 è stato ritrovato  durante i restauri dell’Ercole giacente dei Musei Vaticani a cura di un’equipe di esperti guidati dalla Prof.ssa Claudia Valeri  che dopo un attento studio ne ha evidenziato  il riutilizzo come sostegno e parte della statua stessa.