Le Olimpiadi con le mestruazioni

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FuYOUANHUI
Fu YOUANHUI
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Fu YOUANHUI

«Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell’acqua e sarà immondo fino alla sera».

 

Il passo è tratto dalla Bibbia, dal Levitico, e ci racconta di una cultura che vede nelle mestruazioni delle donne qualcosa di impuro, che non le rende perfette agli occhi di Dio. Una cultura difficile da debellare, che si coniuga perfettamente con la credenza popolare più arcaica, che si affida all’irrazionale, alla superstizione, all’assurdo.

Eppure, se noi ci sentiamo ormai quasi del tutto immuni da questo modo di concepire le mestruazioni, in molti paesi è un argomento ancora considerato tabù. Pochi mesi fa la rivista “Internazionale” ha dedicato al tema addirittura la copertina, con un’immagine e un titolo assai di impatto: un assorbente interno, uno sfondo rosso e la scritta “Scorrerà del sangue”. Sì, perché per alcuni specifici argomenti c’è purtroppo la necessità della crudezza, la necessità dell’attirare l’attenzione, la necessità di destare scalpore. Altrimenti passano sotto traccia, come se non esistessero. In fondo è una cosa privata e anche un po’ schifosa, no?

No, non lo è. E ce l’ha dimostrato l’atleta cinese Fu Yuanhui, già medaglia di bronzo nei cento metri dorso (quella che ha scoperto di aver vinto in diretta tv e che ci ha fatto ridere come matti), che alla domanda del perché una prestazione scadente nella staffetta 4X100 mista ha candidamente ammesso che le erano venute le mestruazioni la sera prima. E noi donne sappiamo bene cosa significhi e quanto ciò possa influire negativamente su di una prestazione fisica. Ovviamente, non ha cercato attenuanti, ma ha semplicemente detto la verità. Senza vergogna.

Nelle Olimpiadi delle dichiarazioni pubbliche, questa è una di quelle che ho apprezzato maggiormente. Ha portato al centro del dibattito un argomento fondamentale, e soprattutto ha contribuito a scalfire ancora un po’ quella cultura machista che vede la donna impura “in quei giorni”, perché anche usare il termine ciclo o mestruazione è difficile da mandare giù per molti e molte, ahimè.

Chiudo prendendo a prestito le parole semplici ma non banali della scrittrice Igiaba Scego che proprio dalle colonne di “Internazionale” ha portato avanti una battaglia sul costo degli assorbenti e sull’assurda tassazione che c’è su di essi (come se fossero un bene di lusso): «E ricordatevi che le mestruazioni sono una cosa seria. Molto seria. Senza di loro forse non ci sarebbe la vita. Probabilmente nemmeno la vostra». Dovremmo quindi non parlare di una cosa bella come la vita?