L’importanza di un cambiamento

Angelo Pugliese: "Un nuovo nome a Palazzo Chigi, possibilmente di prestigio e di fama internazionale sarebbe la soluzione migliore"

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Conte Mattarella

Il secondo governo guidato da Giuseppe Conte pare essere arrivato al capolinea. Le questioni sulla necessità di un profondo cambiamento nella squadra di governo e in chi lo guida, questioni da troppo tempo dimenticate, sopite, annacquate, ritornano in tutta la loro evidenza.

Si è voluto caratterizzare a livello mediatico la presunta “drammatizzazione” di questa crisi sul carattere e sulla personalità di Matteo Renzi, dimenticando che proprio questi due tratti umani dell’ex Presidente del Consiglio hanno permesso sia la nascita del Governo Conte II che diversi aggiustamenti di rotta positivi nell’azione programmatica dello stesso dal settembre 2019 fino ad oggi.

Si è voluto dimenticare che l’unico leader politico italiano che già nel gennaio 2020 metteva in guardia sulla natura non minimalista del covid è stato proprio appunto il fondatore di Italia Viva.

I motivi sono assai chiari. La figura dell’ex primo cittadino di Firenze oramai è stata  delineata nel Pantheon politico italiano del XXI secolo come quella dell’Antipatico e Opportunista grazie ad una delle più fortunate campagne di comunicazione social fatte in maniera antagonista avviata con successo nel 2016 per creare un clima non favorevole al Si al referendum confermativo della riforma costituzionale.

Su queste basi, ancora oggi, vi è una forte coalizione trasversale di destra e sinistra e anche centri “estremi” che continua a cercare di dirottare ogni possibile discussione sulla necessità o meno di un nuovo esecutivo cercando di evidenziare una linea complottistica nell’agire del leader di IV e del suo gruppo parlamentare.

Così il meditato ritiro della delegazione di ministri dal governo di Italia Viva è divenuta non un segnale da recepire da Conte e dalle altre forze di coalizione sulla necessità di cambiare passo ma è stata comunicata al Paese come “il tradimento”, una sorta di “8 settembre” della democrazia italiana.

Ma in politica ( e soprattutto in democrazia, specie quella parlamentare…) si possono fare tutte le campagne mediatiche possibili ma i numeri poi giocano un ruolo da protagonista.

E i numeri dimostrano che le forze politiche che hanno deciso di difendere Conte per difendere non si sa che cosa fino alla fine non sono in grado per ora di poter fare a meno di chi gli ha espresso i dubbi e indicato una strada per migliorare la legislatura e soprattutto salvare il Paese con un Recovery Plan degno di questo nome.

Un nuovo nome a Palazzo Chigi, possibilmente di prestigio e di fama internazionale sarebbe la soluzione migliore. Specie se accompagnato da un governo dove i leader dei principali partiti che si riconoscono nel progetto europeo mettano in campo loro stessi o i loro migliori uomini e donne.

L’importanza di un cambiamento ora, a tre mesi dal redde rationem sulla presentazione del nostro Progetto per accedere ai 209 miliardi di fondi e prestiti mirati dalla Ue, è fondamentale.

Giuseppe Conte può far parte di questo processo solo se riesce ad uscire dal ruolo di “Defensor Fidei” dell’Immobilismo e accetti magari di ricoprire un ruolo diverso in un esecutivo nuovo.

Questo Parlamento può arrivare ad esprimere un degno erede di Mattarella se saprà in questi 12 mesi a collaborare fattivamente per non perdere l’occasione data dal Recovery Plan e se poi saprà indicare per il Quirinale una figura non semplicemente “AntiSalviniana” ma di grande respiro internazionale, capace di unire le forze politiche per la propria autorevolezza.

Si può migliorare. Per questo non si deve avere paura del Cambiamento. Ma assecondarlo.