Lofranco, “Presidenzialismo in Italia rinnovando il PPE in Europa” #lamiadestra

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Luca Lofranco - Scuola Politica Fondazione An
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Luca Lofranco – Scuola Politica Fondazione An

Ad inaugurare questo spazio che Meta Magazine ha riservato agli studenti della prima Scuola di Formazione Politica organizzata dalla Fondazione Alleanza Nazionale, è Luca Lofranco, torinese di adozione e studente universitario della facoltà di giurisprudenza nell’ateneo della città sabauda. Una sola esperienza politica accanto a Gianfranco Fini in Futuro e Libertà, conclusasi con l’estinzione dello stesso soggetto politico dopo le elezioni del 2013, ha ricoperto anche l’incarico di “Esperto in Commissione Trasporti al Comune di Torino. Nessuna tessera di partito ora in tasca, Lofranco alle ultime elezioni europee ha votato Scelta Europea: “A seguito di una riflessione – dichiara – sull’inconcludenza del PPE, partito europeo in cui mi riconosco senza se e senza ma, in cui ho sperato potesse esserci una svolta che alla fine non c’è stata”.

Sapresti dare una definizione della tua destra ideale?

“La destra ideale per me è il confine geopolitico tracciato e delimitato più che dalle fantomatiche parole o illusorie falsità con derive estremiste meramente elettorali, da contenuti quali legalità, nazione, intesa come uscita dai confini asfittici, critica all’Europa per poter avere una reale unità economica oltre che monetaria, sicurezza comune, apertura all’orizzonte culturale che oggettivamente è venuto meno negli ultimi vent’anni, e una necessaria e intima pulizia di carattere morale. Cultura, studi e soluzione di problemi sono il trinomio che potrebbe condurre alla rinascita dell’area politica in cui mi rispecchio”.

Oltre al fattore economico, la globalizzazione dell’ultimo ventennio ha portato alla ribalta con le migrazioni di massa ed il riaffiorare dei terrorismi, gli scontri tra culture, religioni, identità e valori non negoziabili. Come si dovrebbe porre la tua destra in questo contesto culturale globale?

“Certamente l’ultimo ventennio è stato ricco di storia e la mia destra a riguardo dovrebbe adottare una visione culturale capace di coniugare l’integrazione con la sicurezza e la salvaguardia dei valori nazionali irrinunciabili. Credo che queste poche parole racchiudano quale potrebbe essere la perfezione, ma personalmente sul come agire potrei scriverne un libro”.

Se il destino dell’Europa fosse nelle mani della tua destra, quale forma di Governo, struttura istituzionale e modello economico adotteresti per il vecchio continente?

“Ho anticipato la risposta nella precedente domanda, servirebbe sicuramente una forma di governo differente che permetta davvero di definire chi decide e cosa decide; un esempio la moneta unica e non il potere di battere moneta alla BCE, il conflitto tra Commissione Europea e Parlamento Europeo, in cui credo sarebbe necessario un coinvolgimento diretto dei cittadini, la modifica di diversi trattati e delle Costituzioni nazionali. Così si rischia di vedere l’Europa come istituzione sbagliata e astrusa forma di burocrazia inutile, che stando ad oggi ahimè non è una visione illegittima”.

In cosa consiste secondo te l’identità italiana e l’italianità?

“L’identità italiana consiste nel sapere amare la propria nazione impegnandosi per migliorarla, credendo nelle potenzialità e considerandola “propria”; è inutile esporre il tricolore o cantare l’inno solo quando gioca la nazionale per poi non sapere quante siano le regioni o le riforme in atto. Migliorare e crederci potrebbero essere le chiavi di lettura”.

In Italia si fa un gran parlare di riforme, istituzionali e sociali: quali secondo te le priorità della destra in termini di riforme? Come per l’Europa così per l’Italia che tipo e quali riforme adotteresti?

“In Italia si parla molto di riforme ma spesso si incappa nell’errore di esprimersi su temi complessi dei quali si conosce ben poco. Le priorità della destra dovrebbero vertere sul formare una classe dirigente che innanzitutto abbia una coscienza, se fossi io a proporre alcune riforme sicuramente guarderei con attenzione alla creazione di incentivi per i giovani, aiuti alle famiglie e sicurezza, senza cadere nelle derive estremiste per giungere poi al sogno di una proposta di riforma madre, ovvero di una repubblica presidenziale o semipresidenziale, in cui i cittadini eleggono, e i dirigenti non sono nominati o scelti con leggi elettorali create per un beneficio di parte”.

Quali soluzioni, se ne vedi la necessità, dovrebbe adottare la destra italiana in termini di “diritti civili”: coppie di fatto, aborto, proibizionismo, immigrazione, cittadinanza e sicurezza?

“Su questi temi etici potremmo parlare per ore, a chi propone un referendum io rispondo che potrebbe essere limitativo essendo a forma zero, sarebbe troppo complesso dire si o no. Sulle coppie di fatto, ritengo di non essere nessuno per giudicare cosa sia l’amore, vedrei positivamente l’unione civile per garantire un diritto, per l’appunto civile, sarei contrario al matrimonio e ancor più all’adozione perchè, mentre la natura non dice chi devi o come devi amare, insegna che un figlio nasce da mamma e papà. Certamente la sicurezza dovrebbe, come già detto, essere un tema all’ordine del giorno, ma la deriva estremista mi vede contrario. Per quanto riguarda immigrazione e cittadinanza andrò per flash: l’integrazione è la principale forma di apertura al confronto, ma a condizione che sia davvero tale e non un’imposizione di valori che calpestino la nostra identità e cittadinanza, credo infatti che lo ius soli, parzialmente e volutamente temperato, possa rappresentare una soluzione o un auspicio; il tema principale resta poi il distinguo tra chi arriva per integrarsi e lavorare, che è il miglior benvenuto, e chi arriva per delinquere, che a mio parere deve senza alcun dubbio essere rispedito nel proprio Paese senza permesso di rientro”.

Secondo te quale dovrebbe essere il luogo ed il posizionamento politico nel panorama nazionale di oggi, ove la tua destra dovrebbe inserirsi? Se e con chi la vedresti alleata o in contrapposizione?

“Oggi si parla di lista unica per arrivare al ballottaggio o per vincere contro qualcuno, il presupposto da cui parto io è trovare una sintesi comune e una unità di intenti a livello contenutistico. Fino a quando si parlerà di chi potrà fare il leader e chi allearsi con chi, gli elettori continueranno a guardare altrove più che legittimamente. Se saremo capaci di arricchirci culturalmente anche le alleanze saranno più semplici e se i contenuti saranno comuni non ci sarà problema, almeno per come la penso io, a collaborare con tutti. Certamente non vedo un centrodestra orientato alla deriva leghista o antieuro, sarebbe molto più interessante credere in una vera destra repubblicana, di cui un modello potrebbe essere quello francese o quello americano”.

Sapresti indicare 5 nomi di leader, nazionali e/o internazionali, contemporanei e non, dell’ultimo secolo, che a tuo avviso hanno rappresentato o rappresentano il modello di destra a cui ti senti di aderire?

“E’ assai semplice rispondere a questa domanda: in primis Fini, è stato l’unico ad ammettere di aver commesso errori, ma anche l’unico a provare a cambiare qualcosa nel momento più difficile. Fu lungimirante a tal punto da prevedere quello che sarebbe successo, sbagliando i tempi per la troppa correttezza istituzionale; secondo Cameron, il quale ha saputo e sta perfettamente riuscendo ad incarnare un modello da seguire. Mi limito dunque a uno italiano e uno estero. Vorrete perdonarmi, ma credo sia sufficiente. A buon intenditore poche parole”.