Luca Lotti a Frascati, “Se il Pd farà il Pd Verdini sarà irrilevante”

0
1901
lotti
Festa dell'Unità di Frascati con l'On. Luca Lotti l'On. Renzo CARELLA, IL Sen. Bruno Astorre e Francesca Sbardella Segretario Pd Frascati e Vice Sindaco di Frascati
lotti
Festa dell’Unità di Frascati con l’On. Luca Lotti l’On. Renzo CARELLA, IL Sen. Bruno Astorre e Francesca Sbardella Segretario Pd Frascati e Vice Sindaco di Frascati

Strappato a Matteo Renzi in quel di Milano, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio On. Luca Lotti, tenendo fede ad una promessa fatta tempo fa al Sen. Bruno Astorre ed al Pd di Frascati, ha preferito l’aria frizzante di Villa Torlonia e la Festa dell’Unità di Frascati alla chiusura nazionale meneghina del Premier. Fuor di battuta, è stato senza dubbio lui, Luca Lotti l’ospite di punta dell’edizione 2015 della Festa dell’unità tuscolana: il 33enne tra i più stretti collaboratori del Segretario Primo Ministro è giunto puntuale all’appuntamento con il dibattito, affiancato dall’On. Renzo Carella e dal Sen. Bruno Astorre, di casa a Frascati ed ai Castelli Romani.

“Siamo alla sesta edizione di questa festa – ci confida un dirigente democratico frascatano – abbiamo ospitato molte personalità importanti, ma la presenza del Sottosegretario, di questo Sottosegretario in particolare, suscita un po’ di emozione, vista l’importanza del ruolo che ricopre e parimenti la delicatezza del momento politico, dando a questo evento un’importanza che inorgoglisce tutti i volontari, i militanti e coloro che hanno lavorato con passione per renderlo possibile”.

E’ un Lotti molto informale e diretto quello che, introdotto dalla giovane segretaria del Pd di Frascati nonchè Vice Sindaco Francesca Sbardella, sembra trovarsi a suo agio rivolgendosi direttamente ai militanti ed al pubblico presente, affrontando senza troppi giri di parole i temi caldi delle riforme governative che così tanto subbuglio parrebbbe creino anche all’interno del Partito Democratico. L’8 Settembre inizierà la discussione al Senato in seconda lettura delle riforme istituzionali e Lotti scandisce: “Noi dialogheremo fino all’ultimo con tutti e se il Pd farà il Pd, saranno irrilevanti gli eventuali voti favorevoli che dovessero giungere da Verdini, ricordando però che i voti di Verdini, così come quelli di Berlusconi hanno già non solo sostenuto questa riforma, ma hanno anche fatto nascere e votato il Governo Letta, quando alla segreteria del Pd c’era Bersani. Se ci sono 25, 26, 28 o meno Senatori del Partito Democratico che mostrano perplessità nel votare questa legge noi continueremo a dialogare con loro, con una certezza – continua deciso Lotti – che non siamo disponibili ad accettare veti o ricatti politici da nessuno, perchè ne va della credibilità dell’Italia”.

Lotti ancora fa un passo indietro per ricordare i motivi che hanno portato il Governo ed il Pd a decidere questa riforma: “Il dibattito sull’elettività o meno dei Senatori – spiega – deriva dalla necessità, un tempo da tutti riconosciuta ed auspicata, di superare il bicameralismo perfetto. Pensate – si rivolge ai militanti Lotti solleticando temi cari alla platea – che se ci fosse stata la nostra riforma ai tempi di alcuni Governi del centrosinistra, la legge sul conflitto d’interessi approvata da una sola Camera sarebbe divenuta legge”. Ricordiamo che nei primi mesi del 2001 soltanto il Senato approvò quel provvedimento il cui relatore in aula fu il Sen. Stefano Passigli dei Ds, perchè, incombenti le elezioni politiche che avrebbero visto trionfare Berlusconi ed il centrodestra, non potè essere votata alla Camera proprio per la scadenza della legislatura.

Dalla riforma delle istituzioni a quella del portafogli, Lotti parla del proposito governativo di tagliare le tasse sulla prima casa: “Il taglio dell’imu-Tasi per tutti rappresenta per noi un passo ulteriore verso quella riforma fiscale indispensabile per rilanciare lo sviluppo e l’economia fuori dalla crisi. Siamo partiti dal mettere gli 80euro nelle tasche di 10 milioni di Italiani – sottolinea Lotti, e oggi l’Istat racconta i frutti anche di quella scelta quando scrive i numeri dell’inizio della ripresa. Proseguiremo con l’imu, per stimolare ancor di più la domanda interna e proseguiremo così fino al 2018 in maniera progressiva. Procederemo poi – annuncia Lotti – alla verifica di soluzioni che permettano di non scaricare sui Comuni gli oneri del taglio della tassa sulla prima casa”.

Così come nei giorni precedenti, al centro del messaggio degli esponenti democratici avvicendatisi sul palco di Frascati, anche oggi il messaggio di Lotti era rivolto alla platea dei militanti, iscritti ed elettori, al fine di rasserenarli sulla stabilità della rotta e del timoniere, ancorati entrambi ai valori del centrosinistra. Soprattutto questa sera la platea ha risposto positivamente ai richiami ed alle sollecitazioni degli oratori. Lo ha fatto quando Lotti ha ricordato quando fu la segreteria Bersani a fare un Governo con Berlusconi, così come quando l’On. Carella ha ricordato le giustificazioni che soleva usare l’On. Stefano Fassina, ai tempi del Governo Letta Vice Ministro dell’Economia, allorquando si adoperava per convincere i parlamentari a votare la riforma Fornero, una riforma “necessaria”, ma se si chiamasse Boschi anzichè Fornero forse lo stesso Fassina si sarebbe issato sulle barricate – ndr. Lo ha fatto quando il Sen. Astorre ha parlato del modo in cui si sta dentro un partito: “Io ero uno tra coloro che avevano molte perplessità sulla legge elettorale in discussione, e non ostante sia stata notevolmente migliorata in Parlamento, conservo dubbi sui capolista bloccati; sono intervenuto due volte negli organi di partito per manifestare i miei dubbi, ho raccolto firme e presentato emendamenti, ma quando il mio Governo pone la questione di fiducia ed il partito sceglie si deve votare adeguandosi alle scelte della maggioranza, altrimenti è anarchia, e proprio dall’anarchia solitamente emergono gli uomini soli al comando. Da quando Matteo Renzi è segretario del Pd abbiamo fatto una serie di riunioni ai gruppi parlamentari che non si erano mai viste, per confrontarsi e discutere i provvedimenti, ma quando si decide – ribadisce Astorre – si rispettano le decisioni e ci si adegua”.

La vera sfida di Renzi non sta tanto nella sua capacità riformatrice, ma nel far diventare le riforme patrimonio del “popolo democratico”, ora che il Pd trova ad essere il punto di riferimento di un intero quadro politico nazionale e non solo di una fetta, per quanto rilevante, di elettorato di centrosinistra