Lucano e la sua Riace come Itaca

Riace come Itaca il racconto del Sindaco Mimmo Lucano del suo modello di integrazione tra migranti e comunità locale

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Domenico Lucano
Questa è una storia che inizia con il profumo del mare, una spiaggia, un veliero che evoca viaggi in paesi lontani, libertà, pirati e marinai.
Il veliero approda sulla spiaggia di Riace, quella dove, nel 1972, affiorarono dal mare due corpi perfetti scolpiti nel bronzo, le due statue che hanno reso questo paesino della Calabria famoso nel mondo, i Bronzi.
Anche il veliero porta corpi che affiorano dal mare ma non sono perfetti, non sono scolpiti.
Sono i corpi emaciati, stanchi, impauriti, affamati ed infreddoliti di 300 curdi che fuggono dall’Iraq e dall’Afghanistan
Come dicevo questa è una storia di mare nella quale, ad accogliere i 300 moderni Ulisse al contrario, costretti a scappare da casa per vivere, invece di Nausicaa ed i Feaci ci sono Mimmo Lucano e gli abitanti di Riace, gente del sud, quello profondo, fatto di vicoli stretti, piante grasse, terra bruciata, sale, sole e cuore.
Il cuore che ci vuole per aprire le porte di casa propria a degli sconosciuti, per accoglierli, scaldarli con coperte e risa, cibo e racconti, ascolto e abbracci.
Il cuore che ci vuole per trasformare, un paese da cui in tanti fuggono, in una testimonianza di rinascita, nel “paese dell’accoglienza”.
I 300 giunti dal mare sono vissuti come una rigenerazione del borgo e della comunità locale, con un forte coinvolgimento e corresponsabilità degli abitanti del posto e degli stessi migranti, per cui si avvia un processo di integrazione a doppio binario, caratterizzata dalla reciprocità, dal mutuo apprendimento, dalla condivisione di forme nuove di convivenza.
La storia di emigrazione di Riace diventa storia di immigrazione.
Rinascono le botteghe, chiuse per lo spopolamento del territorio; si riscoprono antichi mestieri e sorgono i laboratori del vetro, della ceramica, il negozio di marmellate, la bottega del ricamo, il frantoio, il laboratorio della tessitura.
Insegne della tradizione accanto a negozi dai colori e suoni etnici, in cui lavorano assieme, gli uni accanto aglialtri, italiani ed immigrati.
Accogliere non è più solo uno slancio spontaneo ed estemporaneo di quei cuori del sud, è un progetto articolato, strutturato, vivo ed aperto che inizia a rispondere a nuove esigenze, a nuove “primavere”, a nuove emergenze.
Si usa spesso il termine “modello” PER DESCRIVERE RIACE ED IL SUO SINDACO, Mimmo Lucano, CHE OOGI SINDACO, PER LA LEGGE NON LO è, ma Riace non è un modello, Riace è semplicemente la riscoperto di quello che di più umano e vero abbiamo dentro, dell’umanità che nascondiamo sotto abiti firmati ed indifferenza.
L’umanità di Riace oggi era a Roma, nella redazione di Left, dove era organizzata la conferenza stampa per la chiusura della Campagna di raccolta firme per “Riace Premio Nobel per la Pace 2019”.
Mimmo arriva nella sala affolata e scoppia l’applauso spontaneo, così caldo che, quando si siede a parlare, è emozionato e commosso, è di nuovo l’uomo che passava per caso sulla litoranea quella sera del 1998, mentre il veliero trasportava i naufraghi ma poi, dopo pochi istanti, torna il Sindaco, quello che difende Riace e la ama, quello che parla con asprezza dell’ accusa di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” che dal 2 ottobre lo tiene lontano da casa.
Parla ed è un fiume in piena.
Racconta l’esperienza che ha vissuto, gli aspetti belli, quelli più dolorosi.
Punta il dito sulle ipocrisie di chi oggi vuole salire sulle navi a difendere quei migranti che, quando era al governo, respingeva.
Non nomina mai Salvini, lo definisce “il ministro degli interni nero”, “il ministro degli interni fascista”, l’uomo che ci sta togliendo l’empatia, che cavalca il dolore e lo smarrimento di un popolo per sua natura generoso, un popolo che nell’esperienza di Riace ha mostrato la sua indole reale.
Forse Riace non sarà Premio Nobel per la Pace ma questa storia va raccontata ancora ed ancora; la gente, i media puliti, chi sa narrare, come ha fatto Wim Wenders nel suo film “Il Volo”, devono essere la scorta civile di questa storia.
Una storia di mare.
Un Ulisse che tornerà ad Itaca, è solo questione di tempo, è solo questione d’amore.