Ma le troie sono meglio di Battiato

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Franco BattiatoProvo una naturale avversione per la rozzezza e la cacofonia in generale. Le affermazioni di Franco Battiato mi hanno fatto saltare dalla sedia: ma come può essere che un “poeta” del suo rango , l’uomo dalla voce quasi metafisica che ha regalato a questo Paese canzoncine più o meno carine, riconosciuto da una certa e trucidissima èlite sinistrorsa come un venerato maestro,una volta entrato nell’agone politico sia scivolato sulle “troie” in Parlamento?

In passato gli abbiamo consentito di titolare Fleurs 3il suo secondo disco di cover, forse in ossequio al numero perfetto, forse come riconoscimento di una distrazione divina o astrale, ispirata da sentimenti troppo profondi e misteriosi per essere razionali. Ha somministrato ad un pubblico adorante i giochetti con i numeri da pitagorico o neopitagorico quale pretende di essere. Anche perché il grande autore di Cuccurucu Paloma non si è limitato a queste riflessioni , ma ha scritto una canzone con il noto filosofo Manlio Sgalambro, un uomo che nella filosofia è l’equivalente di ciò che è nella letteratura il noto scrittore Andrea Camilleri, che si intitola Come un sigillo, nella quale recita in un duetto con la nota cantante Alice alcuni versi molto, molto interessanti e sgalambrici: “E tu passavi appena le sottili dita sul prepuzio\ poi sfioravi il glande \ e i sensi celebravano il loro splendore…”.

Roba forte. Roba fortissima e genuina. Roba aspra. Roba buona. C’è un formidabile critico musicale, uno di quelli che li sistema lui, i cantanti e i cantautori, Mario Luzzato Fegiz, che gli fa la domanda estrema, che ti mette in difficoltà, ma che può anche farti apparire come un intellettuale scomodo, scomodissimo, se occorre. Chiede infatti Luzzato Fegiz: c’è un messaggio?

Battiato arrossisce, Battiato tossisce, Battiato alla fine, parlando in terza persona come i veri divi, e anche come il vecchio e indimenticato duecentista Pietro Mennea:” Si vuole spiegare che la castità non va intesa nel senso cattolico del termine, ma come la ritenzione del seme in presenza di eccitazione. E’ la forma di godimento più sublime che si possa immaginare”.

Un uomo di siffatta grandezza si scandalizza per l’eventuale presenza di “troie” in Parlamento? Suvvia, maestro, lei è uomo di mondo e sa benissimo che la categoria esiste da tempo immemore e ha goduto, nel corso della Storia, di un certo e nobile prestigio. Come le è venuto in mente di chiamarle “troie”, proprio lei che sa di poesia? Samuel Beckett le chiamava “le signore della notte”, Mario Soldati ammetteva che “di tanto in tanto però si incontravano dei tipi che facevano addirittura trasecolare, oltre che per la bellezza, per il garbo, per il magistero tecnico, la fantasia, l’intuito psicologico, la passione del mestiere, perfino per la delicatezza d’animo”. Altro che “troie” come le chiama lei,maestro. E sarebbero anche legittimate a scendere nelle piazze per essere state accostate a delle sciatte e incolte parlamentari di cui Nicole Minetti è divenuto il simbolo. Ma non scherziamo, ce la vedete voi una cortigiana come Liane de Pougy, di cui Jean Chalon ha scritto una deliziosa biografia edita da Nutrimenti, della sua statura intellettuale e sociale, essere paragonata ad una ex igienista dentale di plastica che, una volta terminata la cuccagna del Consiglio regionale, si vende per qualche sfilata o, peggio, per serate in discoteca?

Rosario Crocetta è immune da quella naturale avversione, che spesso sfocia nella misoginia, così tipica negli omosessuali (si pensi, per esempio, a Pasolini) ed ha giustamente sollevato il maestro dal suo ruolo di Assessore ai Beni culturali della Sicilia. Avrà ritenuto, il bravo Crocetta, che per amministrare una Terra come quella siciliana che odora di grandezze e di virtù, non basta avere la targhetta di “intellettuale” e i salotti buoni scodinzolanti, occorre piuttosto avere dentro di sé la cognizione ed il senso del bello. Sì, proprio l’ideale greco del kalòs kaì aghatòs che evidentemente Manlio Sgalambro non ha fatto in tempo a spie
gare al povero Battiato.

Matteo Palombo