Manuel Panini, “al sud si vive il calcio come io interpreto la vita”

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Manuel Panini - calciatore nato ad Albano e tesserato con l'Agropoli
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Manuel Panini – calciatore nato ad Albano e tesserato con l’Agropoli

Intervista al difensore di Albano Laziale che si appresta ad iniziare la sua seconda stagione in serie D ad Agropoli.

“Il modo di vivere il calcio di questa gente si avvicina   di più al mio modo di vivere”. Con queste schiette parole Manuel Panini ci spiega il perchè, in carriera, ha quasi sempre giocato al sud ed in Campania in particolare. Questo e non solo nell’intervista al difensore nato ad Albano Laziale che ripercorre le tappe della sua carriera, rimpiangendo di non aver mai giocato in serie B (pur essendo stato sotto contratto cinque anni con il Catania di Pulvirenti in serie A ed avendo fatto un ritiro estivo con la società etnea) e si sente, superati i trentanni, ancora pronto a giocare prima di “riavvicinarsi a casa”.

Manuel Panini, come si approccia a questo secondo anno ad Agropoli? Quali sono le sue ambizioni personali e quelle della squadra?

“Questo e’ il mio secondo anno ad Agropoli, le premesse sono delle migliori visto che la società ci ha messo a disposizione una rosa molto competitiva. Personalmente spero di fare bene come nella passata stagione. Ci attende un campionato difficile perché vincere non e’ mai scontato e anche quest’anno ci saranno formazioni competitive pronte a dare battaglia come l’Akragas”;

Lei ha giocato oltre metà carriera in varie squadre campane; C1, C2 e D le serie che lei ha giocato in carriera, come mai tutto questo?  

“In carriera ho sempre scelto di giocare al sud e ne sono orgoglioso. Qui forse il calcio si vive con una passione doppia rispetto al nord, la gente non cessa mai di farti sentire il proprio calore, gli stadi sono pieni e le responsabilità sono maggiori. Diciamo che il modo di vivere il calcio di questa gente si avvicina di più al mio modo di essere”;

Negli ultimi due anni ha giocato oltre 30 partite sia con la Sarnese sia con l’Agropoli e non era mai successo nella sua carriera. C’è un motivo particolare se tutto questo è successo oltretutto a trent’anni compiuti?

“Negli ultimi anni sono riuscito sempre a centrare le 30 presenze in campionato e a differenza degli anni precedenti non ho patito infortuni particolari. Purtroppo chi fa questo di mestiere sa che spesso capitano degli infortuni che possono segnare la carriera di un calciatore, io da parte mia non mi sono fatto mai mancare niente: svariate operazioni al legamento crociato e menischi, anche se ho avuto sempre la forza di rimettermi in gioco, purtroppo ho passato delle stagioni tribolate dove non ho potuto fare e dare quello che avrei voluto in termini di presenze”;

Lei è un difensore ed in carriera ha un gol a referto, con la Cavese in serie D nella stagione 2002/2003. Le manca il gol?

“Diciamo che tra le tante qualità purtroppo non c’è il fiuto del gol, da questo punto di vista sono sempre stato un po’ sfortunato. Anche se a dire il vero manca qualche gol segnato in lega pro tra Cavese e Foggia che non mi è’ mai stato assegnato, ma non ne faccio un dramma, ho sempre avuto mercato pur non essendo un grande goleador”;

Lei è un giocatore esperto che ha giocato più volte in serie C1, C2 e D, come sono cambiate negli anni queste categorie ed in particolare la D in cui gioca dal 2011/2012?

Ho avuto la fortuna di girare grandi piazze calcistiche e collezionare quasi 250 presenze tra professionisti e dilettanti, ma negli ultimi anni devo dire che il calcio è drasticamente cambiato. Una volta bisognava sgomitare e sudare per ritagliarsi anche un piccolo spazio in panchina, adesso invece i ragazzini vengono presi e sbattuti dai settori giovanili nelle prime squadre illusi da fantomatici procuratori o peggio ancora spinti dalla voglia di rivalsa dei papà. Scarpini colorati e creste alla Balotelli passano in secondo piano quando poi scendono in campo davanti a 5/6mila spettatori e non sono pronti ad affrontare alcune situazioni che solo la vecchia “gavetta” potrebbe aiutare a superare. La legge sui giovani e’ sbagliata a priori, se sei forte giochi altrimenti cambi sport, molti giovani giocano finché sono under poi spariscono dai campi di calcio, chi e’ ai vertici questo dovrebbe capirlo ma evidentemente da questo punto di vista sono sordi”;

Lei ha giocato nel settore giovanile del Torino, ma non ha mai giocato in serie B, pur avendo militato in società come Frosinone, Taranto, Foggia, Juve Stabia. Secondo lei come mai non è mai stato preso in considerazione da squadre del campionato cadetto?

“Nella mia carriera non ho mai giocato in serie B e questo sarà uno dei miei rammarichi più grandi, mi sarebbe piaciuto potermi confrontare in una categoria superiore ma evidentemente doveva andare così. Ho avuto però la fortuna di firmare con il Catania in serie A per 5 anni e di poter fare un ritiro con la squadra catanese, poi purtroppo sono andato in prestito fino allo scadere del contratto, ma sono contento lo stesso di quello che ho fatto. Ho vinto 4 campionati e giocato due volte la finale playoff per l’accesso alla serie cadetta, ho conosciuto molti giocatori che adesso giocano nelle massime serie e posso ritenermi soddisfatto di quello che ho fatto, perché posso dirlo con certezza non mi ha mai regalato niente nessuno e tutto quello che ho fatto l’ho fatto con le mie forze.”;

Come vede il suo futuro da calciatore? Ha già pensato a cosa vuole fare quando appenderà gli scarpini al chiodo? Vuole rimanere nel mondo del calcio?

“Per adesso il mio futuro lo vedo ancora sui campi giocati, fisicamente sto bene ho 30 anni e se la voglia e la fortuna mi assistono voglio giocare fino a quando il signore vorrà. Poi sicuramente mi riavvicinerò a casa, dove mi piacerebbe comunque continuare a fare quello che mi rende felice per poi magari accettare un ruolo diverso da quello del giocatore, magari come dirigente, ma come detto prima adesso non voglio pensarci, il richiamo del pallone è più forte di tutto”.