Maurizio De Giovanni, il noir come fotografia della realtà

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maurizio de giovanni
Lo scrittore Maurizio De Giovanni
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Lo scrittore Maurizio De Giovanni

Lo scrittore partenopeo ha presentato “Buio” il secondo libro della serie inaugurata lo scorso giugno con “I Bastardi di Pizzofalcone” nell’ambito della rassegna Noir in Villa. L’evento organizzato dall’associazione Ettore Apollonj è si è svolto lo scorso fine settimana (dell’11 e 12 gennaio 2014 ndr). Meta Magazine ha intervistato in esclusiva Maurizio De Giovanni.

Ci racconta “I bastardi di Pizzofalcone”?

““I bastardi di Pizzofalcone” sono una serie di gialli che comincia con l’omonimo romanzo pubblicato da Einaudi a giugno 2013 e che continua con “Buio” uscito poco più di un mese fa (a dicembre 2013 ndr). La serie prevederà molto facilmente la realizzazione di cinque romanzi, come prevede l’intesa con la casa editrice, due usciti ed altre tre da mandare alle stampe, anche se non escludo di andare oltre visto che ci sono molte storie che mi interessa portare avanti e personaggi che mi piace raccontare. Sono diverse posizioni di una vita sociale difficile, molto emblematica dei tempi attuali tanto da attirare l’interesse della Rai con cui c’è una trattativa molto avanzata per realizzare una fiction. Pizzofalcone è un commissariato in odore di chiusura, dopo che quattro quattro poliziotti, protagonisti di un grosso caso di malversazione (hanno fatto un grosso sequestro di droga trattenendone una parte e commercializzandola) sono stati arrestati. La procura di Napoli valuta se chiudere o meno questo commissariato, che non esiste nella realtà anche se Pizzofalcone è un luogo nella parte superiore nel capoluogo partenopeo collocato al di sopra di Piazza Plebiscito nella zona di via Monte di Dio. A questo commissariato vengono destinate risorse negative, personale che è un peso per gli altri commissariati da cui arrivano quattro nuovi agenti che si integrano con i due rimasti a Pizzofalcone e sono guidati da un commissario giovane e rampante Giovanni Lojacono. L’ispettore siciliano è il personaggio principale di questo gruppo, ma io tengo molto che tutti i personaggi che compongono la sua squadra siano protagonisti, ed è comparso per la prima volta ne il libro “Il metodo del coccodrillo” romanzo molto fortunato del 2012 che, edito da Mondadori, ha vinto il premio Scerbanenco, facendomi diventare il primo meridionale a fregiarmi di questo premio. Questi sei agenti assieme a Lojacono decidono di tentare un riscatto e ci riescono, pur essendo una squadra raccogliticcia molto malvista dal resto della polizia, insieme riescono a creare una struttura che è superiore in valore della somma delle parti. Quindi direi che l’origine dell’idea che ha dato vita ai”Bastardi di Pizzofalcone” è data dal riscatto di persone estromesse da proprio percorso professionale”.

Come vive il suo rapporto con Napoli? Vuole ambientare altre sue opere nella sua città?

“Napoli è una città estremamente complessa e gravata da centinaia di stereotipi, nessuno dei quali è capace di spiegare la città nella sua complessità. Non è giusto che un romanziere possa immaginare di esaurire una realtà come Napoli con una delle sue storie. Il romanzo noir è in grado di spiegare la città da tutti i punti di vista: indagare tutti i settori, tutti i comparti. Cosa che non riesce alla letteratura principale, che è difficile che sia ne vari ceti sociali. La letteratura nera infatti può prendere in esame rapporti criminali. Sono contento di essere uno scrittore di romanzi neri, che possa camminare per la città senza paura di vedere quello che c’è da vedere”.

Maurizio De Giovanni come si avvicina al genere noir?

“Io sono principalmente un lettore, molto prima di essere un scrittore, abbastanza bulimico. Leggo con gioia e leggo di tutto, non faccio pregiudizi di genere. Non nasco direttamente come scrittore, lo divento in maniera molto casuale. Alcuni amici mi iscrissero per scherzo ad un concorso per giallisti che poi vinsi. Non c’è stata una scelta precisa in questo senso. Sono molto contento di essere diventato un giallista, visto che questo tipo di romanzo è una grande parentesi, un grande calderone, in cui attirare tanti lettori che non si rivolgono alla letteratura, perché la ritengono pesante. Sono un giallista molto lieto di esserlo, ma non è giusto avere pregiudizi di genere visto che il giallo è molto polifonico basti pensare a colleghi come Carlotto, Carrisi, De Cataldo e Camilleri”.

Come si spiega il successo di questo genere?

“Noi vendiamo tantissimo e una decina di noi, di cui mi onoro di far parte, è stabilmente piazzata nei primi posti della classifica. La gente vuole la realtà, non vuole abbellimenti. Vuole opere di fantasia, ma anche la realtà, anche l’eccessivo imbruttimento viene visto di fatto come finzione. Questo più di tutto il resto rende la letteratura nera nel suo momento migliore, perchè ha anche un grandissimo valore medio ha tanti scrittori come Carlotto, Carrisi, Cappelli, De Cataldo, Pandiani, Varesi e Morchio siano tra i più straordinari scrittori italiani viventi al di là del genere di cui scrivono. L’Italia ha una tradizione di autori di libri gialli, ricordo che anche “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco è un giallo e che sono italiani autori come Carlo Emilio Gadda, Fruttero e Lucentini, Scerbanenco e Veraldi, ma mai ci sono stati tanti autori importanti come adesso e mai così forti.

Lei è un grande tifoso di calcio ed in particolare del Napoli. Ha mai pensato di fare un opera legata allo sport ed al calcio in particolare?

“Io ho scritto dei racconti del genere ed ho pensato di metterli insieme. Sono fiero di dire che nei miei progetti prossimi c’è una raccolta di racconti a tema calcistico. Non di ambientare un noir nel calcio, che è un momento di grandissima epica popolare e mal si sposa con la bassezza degli interessi personali che sono invece quelli che muovono il delitto. Mi piacerebbe parlare del calcio spalle al campo, descrivendo quel mondo popolare meraviglioso che viene innescato da una partita di calcio”.

Lei frequenta i Castelli Romani, in particolare Frascati. Potrebbe essere un territorio dove ambientare un noir?

“Potrebbe essere un luogo perfetto, come tutta la provincia italiana, per ambientare un noir, con le sue chiusure con le sue ristrette di mentalità, ma anche per la bellezza dei suoi territori. Io penso che i Castelli Romani siano uno degli hinterland più belli d’Italia, in rapporto alla città, trovo che sia di una bellezza ed una dolcezza straordinaria, ma anche di un interesse enogastronomico di un’enorme rilevanza. Penso che ci sia il territorio abbastanza forte per le passioni che possono innescare il delitto. Certamente invidio molto chi ci vive perché può parlare e scrivere un giallo da ambientare in questi posti. Non è detto che prima o poi non mi piaccia l’idea di farlo io. Potrebbe essere un’ottima cosa”.