McCullin e Mikhailov al Palaexpo di Roma

Al Palazzo delle Esposizioni, una variegata proposta culturale: dagli scatti di due maestri ottuagenari alle mostre sullo Spazio e l’evoluzione della Finanza

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C’è un dolore vigoroso, reale, impossibile da ignorare e, spesso, da sostenere: empatizzando, si tende, per istinto, a abbassare lo sguardo davanti a certi scatti di Don McCullin. Ed è un peccato, perché, invece, vorresti soffermarti, perderti nei dettagli.

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Quell’orrore a cui si è di fronte chiama direttamente in causa Levi, perché quello che vedi è un uomo: un uomo che soffre a causa di un altro uomo; un uomo che compie azioni difficili da pensare, impossibili da commettere…
Fino al 28 gennaio, il Palazzo delle Esposizioni di Roma celebra il fotoreporter britannico, assieme a Boris Mikhailov: due ottuagenari maestri della fotografia, testimoni – ognuno a suo modo – delle più grandi tragedie moderne.

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Due mostre in contemporanea, che presentano un viaggio fra storici reportage di guerra e immagini dell’Ucraina dopo il crollo dell’ex URSS.
“Ukrainian Diary” è la più importante retrospettiva fino ad oggi dedicata in Italia all’artista ucraino, curata da Laurie Hurwitz (in collaborazione con Boris e Vita Mikhailov); promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e dall’Azienda Speciale Palaexpo. Tra i più influenti dell’Europa dell’Est, Mikhailov testimonia la presa del sistema sovietico sul suo Paese, creando una narrazione fotografica complessa. Qui, vi è esposto un corpus di lavori sperimentali (più di 800 immagini), che esplorano temi sociali e politici. Servendosi di ironia e umorismo, tratta le contraddizioni sociali; la bellezza e la bruttezza; la coscienza individuale e la memoria collettiva; la propaganda e la realtà, senza compromessi. La sua ricerca comprende scatti documentari e lavori concettuali (per lo più in serie), che variano per tecnica, formato e approccio, sfuggendo a ogni categorizzazione. Non a caso, fuori dai codici visivi usuali, ci sono dittici con sfocature, ritagli o colorazioni a mano, connessioni e sovrapposizioni; fino alle “fotografie di cattiva qualità”: immagini quasi senza contrasto, sfocate e piene di difetti.

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Di Don McCullin, invece, ci sono 60 anni di carriera in mostra, in oltre 250 scatti: dalla Londra anni ’50 ai conflitti in Congo e in Vietnam, passando per la malnutrizione in Biafra, e fino ai paesaggi della campagna inglese e alle rovine romane, quando ha (di)smesso violenza e miseria per “cercare un luogo dove l’umanità possa ricominciare”.
Una carriera straordinaria, la sua. Non male per un “teppistello” di Finsbury Park, Londra, che viveva in un sottoscala senza gabinetto in casa.
La rassegna capitolina (curata da Simon Baker) offre una panoramica completa e profonda dei suoi lavori. È un’occasione per scendere nelle viscere dell’umanità,
conoscere la Storia fuori dai libri, ma, al contempo, per riflettere sul significato più ampio della vita e dell’arte. È un’esperienza toccante, che dimostra anche quanto la fotografia sia un potentissimo strumento di denuncia e, assieme, di consapevolezza: 60 anni fa, McCullin rappresentò fedelmente povertà, carestia e conflitti del XX secolo, per lanciare un messaggio scevro di giudizi. Oggi, a 88 anni, riflette sul fatto che “non è mai riuscito a mettere a tacere le emozioni”, catturandone l’essenza attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica.
Magari, con una Nikon nuova, visto che quella che fermò la pallottola di uno Khmer rosso, a lui destinata, andava sostituita. Quando si dice il destino… “Non ho mai pensato di fare il fotografo!”, ha detto. Ma al Palaexpo tutto sembra smentirlo: le sei sezioni (organizzate cronologicamente); ogni sala; ciascun gruppo di opere.
Complici gli ampi spazi e la luce diffusa (che evidenzia – esaltando – le sfumature del b/n), lo spettatore è accompagnato per mano nell’evoluzione del suo stile, mentre lo sfondo e le gigantografie (posizionate, non a caso, nel “punto di fuga” di ogni aula) catalizzano il suo sguardo, amplificando la forza dei ritratti, senza alterarne il carattere. Noto per il suo approccio diretto, McCullin tiene a sottolineare che: “La fotografia non è vedere, ma sentire…”.
L’evento romano è realizzato con Don McCullin e Tim Jefferies della Hamiltons Gallery di Londra, e l’assistenza di Catherine Fairweather, Jeanne Grouet e Lachlann Forbes. Promosso da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo, prodotto e organizzato da Azienda Speciale Palaexpo.
Negli altri spazi del Palazzo, poi, altre due mostre: “Macchine del tempo. Il viaggio nell’Universo inizia da te” e “L’Avventura della Moneta”.
La prima, promossa dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e da Azienda Speciale Palaexpo, ideata e realizzata da INAF in collaborazione con Pleiadi, racconta l’Astrofisica e l’Astronomia italiana, parlando a grandi e piccini, appassionati e curiosi. Un’esposizione pop, per un percorso che farà conoscere il principale Ente di Ricerca italiano per lo studio dello Spazio e che vuole giocare con uno stile anni ’80, tra flipper, telescopi, gigantografie e visori che parlano a tutti, con un linguaggio moderno e accessibile. Fino al 24 marzo 2024, info: macchinedeltempo.inaf.it
Invece, chiuderà il 28 aprile 2024 la seconda, a cura di Paco Lanciano e Giovanni Carrada, che offre una suggestiva anteprima del progetto del nuovo Museo della Moneta-MUDEM che la Banca d’Italia sta realizzando.
Il percorso propone la scoperta delle principali vicende che hanno caratterizzato la storia della moneta e della Finanza nel mondo. Una voce narrante conduce il visitatore attraverso proiezioni e esperienze multimediali, con aneddoti e curiosità.

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Info: palazzoesposizioni.it