Monet in mostra al Vittoriano di Roma

Fino all'11 febbraio 2018, il “giardino segreto” di Claude Monet è al Vittoriano di Roma con i capolavori dal Musée Marmottan di Parigi

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Vittoriano di Roma

Monet in mostra al Complesso del Vittoriano di Roma per proporre 60 opere fra quelle che tenne per sé a Giverny, che, in vita, tenne al riparo dagli sguardi e che, alla sua morte, il secondogenito, Michel, donò al Musée Marmottan di Parigi (oggi, sede della più grande collezione dedicata al riconosciuto padre dell’Impressionismo). Un po’ come accettare un invito a casa dei Monet: un patrimonio intimo, per pochi, che si schiude, ora, al grande pubblico. L’esposizione, curata da Marianne Mathieu, rende conto di un corpus di tele che coglie i momenti clou dell’evoluzione della carriera di Monet, restituendo la ricchezza artistica della sua produzione, per raccontare, ancora una volta, la sua straordinaria rivoluzione pittorica. Senza tralasciare le celebri caricature della fine degli anni 50 dell’800, i primissimi lavori. Il percorso espositivo, orchestrato grazie anche ad un sapiente gioco di specchi e della tecnologia (pannelli e “tappeti” con fiori e tele in sovrimpressione in loop dai suoi quadri più noti che accolgono e immergono lo spettatore nell’universo di Monet), passa dai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville ai ritratti dei figli, dagli adorati fiori del giardino (rose e agapanti) fino ai salici piangenti, al ponticello giapponese, alle riconoscibili “Ninfee”. Un allestimento che Patrick de Carolis, direttore del Musée Marmottan, ha definito: “Bellissimo, per la grande attenzione dedicata ai dettagli e alla luce”. Per gli appassionati, sono tanti i capolavori in mostra (perfino la tavolozza, gli occhialini colorati e la pipa del maestro); per i curiosi, si tratterà di un abbacinante viaggio nella dissoluzione dell’unità razionale della natura, della realtà così come la intendiamo per abbracciare colori che diventano tocchi di energia pura. Il pittore parigino trasformò la pittura all’aria aperta in un rito pagano, sempre in bilico tra luce assoluta e pioggia fitta, grazie ad un uso sapiente del pennello che rendeva tutto effimero, ma abbagliante e, specie nel caso degli ultimi lavori, addirittura deflagrante. La “sua” Natura deve fissarsi sul quadro in “un’impressione”, senza mediazioni, è da trasporre direttamente. Stupore, frenesia, passione, necessità: questo è Claude Monet; questa la sua arte. Tutto il flusso indistinto del mondo vi si riflette: un flusso che passa pure per l’Italia, per il borgo di Dolceacqua (in provincia di Imperia), immortalato, appunto, in “Le chateau de Dolceacqua” del 1884, con quel ponte immutato, oggi in mostra a Roma. La curiosità: con l’aiuto di Factum Arte, si è riusciti nell’impresa di far “tornare in vita”, il grande dipinto delle “Ninfee” di Monet andato perso nell’incendio del MoMA di New York del 1958. Con l’uso delle tecnologie più avanzate, gli esperti l’hanno rimaterializzato, restandogli il più fedele possibile e consentendo al mondo di poterlo rivedere, anche se non lo si può più conservare.

Info: www.ilvittoriano.com