Anche Monteporzio ricorre contro Imu sui terreni agricoli

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Monte Porzio
Vista di Monte Porzio Catone
Monte Porzio
Vista di Monte Porzio Catone

Secondo il Decreto Ministeriale del 28 novembre 2014: “Decreto esenzione dall’IMU per i terreni montani”, per i terreni agricoli che ricadono nel Comune di Monte Porzio Catone, non condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli, dovrà essere pagata l’IMU. Tale Decreto applica una nuova individuazione dei terreni montani e sostituisce le indicazioni presenti nella circolare n.9 del 14 giugno del 1993, che escludeva i terreni di Monte Porzio Catone, come dei limitrofi comuni dei Castelli Romani, dal pagamento dell’IMU sui terreni agricoli. Per questo è stato avviato un procedimento di ricorso al TAR del Lazio avverso il D.M. del 28/11/2014 “Decreto esenzione dall’IMU per i terreni montani”, contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Interno.

«Fermarsi subito. E ripartire con il piede giusto. Abbandonare l’idea anacronistica e surreale di applicare l’IMU sui terreni montani relativa al 2014». Ѐ l’appello del coordinatore dell’Anci piccoli comuni, Massimo Castelli. Solo così si può uscire dalla situazione di confusione generata dalla tardiva emanazione del decreto che ha ridefinito il perimetro delle esenzioni, limitandole ai municipi al di sopra dei 600 metri di altitudine (calcolati in riferimento all’ubicazione della sede comunale). Un’esenzione è prevista anche per i comuni dai 281 metri ai 600, come il nostro, ma limitatamente ai coltivatori diretti e agli imprenditori agricoli professionali.

«Abbiamo deciso di partecipare al ricorso dell’Anci – spiega l’assessore al bilancio, Maura Bettini – perché prima di tutto non si possono modificare retroattivamente gli obblighi contributivi ed inoltre, in un momento di estrema difficoltà economica come quello che viviamo, non possiamo gravare ulteriormente sul bilancio delle famiglie».

«In una zona come quella dei Castelli Romani – afferma il consigliere Paolo Boni, delegato all’agricoltura – con pregiate caratteristiche agricole e territoriali, ragioni storiche, sociali ed economiche hanno portato da epoca rinascimentale ad un’estrema frammentazione fondiaria e incentivato la presenza di piccole realtà familiari vitivinicole. Sempre più faticosamente, fino a una trentina di anni fa, queste piccole aziende sono state comunque in grado di garantire non solo redditi dignitosi a chi vi attendeva, ma anche tutela paesaggistica e ambientale, nonché lo sviluppo di una cultura popolare ricca e feconda. Successivamente ben poco è stato fatto perché questo tessuto sociale e lavorativo potesse adeguarsi ai nuovi modelli di sviluppo che il mercato andava proponendo e oggi, anche per la generalizzata recessione economica, l’agricoltura locale, assolutamente non più remunerativa, versa in profonda crisi, anzi è scardinata, e lo si vede nel fenomeno di abbandono delle campagne, di inurbamento selvaggio e di consumo del territorio. Il colpo mortale può essere assestato dalla ridefinizione delle esenzioni fiscali di cui si parla e che renderanno a questo punto veramente impossibile il prosieguo delle residue attività dei viticultori, olivicoltori, frutticoltori e dell’indotto di patrimonio di trasformazione dei prodotti, di turismo, di tutela ecologica non solo ambientale, ma anche umana che ha (o aveva?) reso ameni questi colli. (Si vuole forse che questi diventino hinterland – squallido – della Capitale?)».