All’indomani dalla rielezione del presidente Giorgio Napolitano ci si chiede quale sarà il destino del nostro paese e soprattutto quale sarà la funzione del presidente? In questi giorni molto drammatici due parole sono salite alla ribalta dell’opinione pubblica, ovvero la cosiddetta moral suasion: ma che cos’è realmente? Per moral suasion si può considerare come un potere intrinseco che può essere esercitato da un’autorità, che ha obblighi di vigilanza e garanzia, al fine di indurre i soggetti vigilati ad un comportamento moralmente e socialmente corretto, non ricorrendo direttamente a quei poteri che la legge le mette a disposizione per l’esercizio delle sue funzioni, ovvero basandosi sull’autorevolezza del proprio status di autorità super partes. Ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione Italiana il Presidente della Repubblica ha come tra le funzioni determinanti quella di inviare messaggi alle Camere con il preciso compito di indirizzare, consigliare ed esigere, in taluni casi, comportamenti che non ledano l’unità nazionale, prima prerogativa del Capo dello Stato. Il presidente Napolitano nel suo primo settennato è dovuto ricorrere più volte al principio della moral suasion ad esempio per invitare il governo a limitare la decretazione d’urgenza, per evitare l’ostruzionismo parlamentare, o ancora per invitare a riguardare alcune leggi, come il conflitto d’interessi. La moral suasion però indica anche un cambiamento, negli ultimi anni della figura del Presidente della Repubblica, da semplice osservatore del popolo italiano a saggio della nazione, capace di catalizzare su di sé prerogative carismatiche forti, calamitando il consenso su di sé e diventare figura di spicco della politica italiana. Con questo secondo mandato del presidente Napolitano ha intrinsecamente solcato un confine, in cui il presidente, non è più solo il custode della costituzione ma il rappresentante di essa, capace di guidare sulla giusta strada qualsiasi politico attraverso il potere della moral suasion.
