Morto Giulio Andreotti l’uomo della politica Italiana

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Giulio Andreotti
Giulio Andreotti

E’ stato uno dei  politici italiani più importanti della nostra storia. È stato uno dei principali leader della Democrazia Cristiana, protagonista della vita politica italiana per tutta la seconda metà del Novecento ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana nella sedicesima, diciannovesima e ventottesima legislatura.

Nominato senatore a vita, ha più volte ricoperto numerosi incarichi di governo: sette volte Presidente del Consiglio tra cui il famosissimo governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro tra il 1978 e il 1979 con l’astensione del Partito Comunista Italiano, con la politica della  “non-sfiducia” tra il 1976 e 1977, con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro; otto volte è stato ministro della Difesa; cinque volte ministro degli Affari Esteri; tre volte ministro delle Partecipazioni Statali; due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria; una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno ricoperto con il record della più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni, ministro dei Beni Culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.

È sempre stato presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma.

Il 2 maggio 2003 è stato giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Corte d’Appello di Palermo, la quale lo ha assolto per i fatti successivi al 1980 e ha dichiarato il non luogo a procedere per i fatti anteriori. Assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999 e in’ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello, appellandosi al concetto di concreta collaborazione con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente nel dispositivo di appello. Il reato non era però più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti di Andreotti. Il 6 maggio del 2013 è deceduto dopo una malattia che lo aveva portato in uno stato di coma, nei prossimi giorni verrà allestita la camera ardente.

Matteo Buzzurro