Mostra su Medardo Rosso a Palazzo Altemps

A Palazzo Altemps di Roma la mostra Medardo Rosso e l'antico, con le opere che spiegano il rapporto dell’artista con la classicità

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Mostra Medardo Rosso

Fino al 2 febbraio 2020, il Museo nazionale romano di Palazzo Altemps ospiterà Medardo Rosso con un’omonima monografica. “Medardo Rosso”: semplicemente, la prima mostra tutta dedicata all’artista nella Capitale. Un’occasione per discutere soprattutto del suo rapporto con l’antico, visto che le opere dell’artista torinese sono accostate ad alcuni dei capolavori del museo. Amalgamandosi con inconsueta (ma non inimmaginabile) armonia.
L’idea di perseguire quest’evento come una lettura “alternativa” del repertorio di Rosso, della sua scultura, è una possibile chiave di lettura. Stimolante, soprattutto perché inedita. Senza rincorrere date ma per temi, il percorso espositivo tratta di soggetti cari all’artista in diverse versioni, per dare spazio, più che a scelte iconografiche, a quelle compositive e tecniche, visto che di Medardo Rosso il tratto distintivo è la straordinaria originalità nello sperimentare i materiali e l’originale definizione di “copia”, non più intesa come riproduzione ma come interpretazione. Rosso, come Rodin, è stato uno scultore eccellente, capace di cambiare per sempre il linguaggio dell’arte tra Ottocento e Novecento. Anticipatore della contemporaneità; artista di primo piano: il più grande scultore italiano della Modernità. Eppure, proprio nel Belpaese (diversamente dalle numerose esposizioni internazionali) né acclamato né celebrato abbastanza. Un’assenza difficile da giustificare vista la presenza nelle principali Gallerie d’Arte Moderne italiane. La mostra di Roma riempie un vuoto immotivato, dando spazio alla sua genialità: “Come la pittura – diceva -, anche la scultura ha la possibilità di vibrare in mille spezzature di linee, di animarsi per via di sbattimenti d’ombre e di luci, più o meno violenti, d’imprigionarsi misteriosamente in colori caldi e freddi, quantunque la materia ne sia monocroma…”. Cresciuto artisticamente all’Accademia di Brera, l’ambiente della Scapigliatura e la letteratura attenta al contesto sociale lo influenzeranno per sempre: il realismo delle sue figure è reso con superfici vibranti che oltrepassano l’identificabilità dei soggetto. A Parigi, dà vita a una serie di questi su cui tornerà più volte, concentrandosi sul tentativo di resa con diversi materiali dell’impressione ottica di un oggetto. Fu il primo a utilizzare cera e gesso per una scultura finita (“A me, nell’arte, interessa soprattutto di far dimenticare la materia”, disse) e sono proprio opere in cera, gesso e bronzo (congeniali alla resa di “uno spazio fuggitivo…”) e le di loro trasformazioni a guidare lo spettatore nell’esposizione di Palazzo Altemps, documentando come Rosso abbia anticipato le Avanguardie artistiche del ‘900.
Accanto alle 29 opere esposte, le stampe moderne a contatto da negativi originali su vetro: con Rosso anche la fotografia diviene un mezzo per sviluppare una ricerca autonoma su luce e materia, svincolata dal vero. Una ricerca – questa per “scatti” – che è parte integrante di un incessante lavoro di ripresa di poche, essenziali immagini, che ha il suo contraltare nella continua rielaborazione delle sculture. Rosso non permetteva a nessuno di fotografare le sue opere: la scultura doveva avere un punto di vista preciso e, attraverso la fotografia, era possibile studiarlo. La “sua” luce era trattata come materia vera e propria, in un gioco di ombre e contrasti. Alla stessa maniera, sguardi assorti e modellato “instabile” dal forte impatto visivo documentano il livello altissimo a cui era giunto, restituendo il punto più avanzato della ricerca psicologica e fisiognomica del soggetto, aprendosi alle nuove possibilità compositive poi colte dal cinema, per esempio. L’esposizione tra le sale del primo piano del Palazzo romano mette a confronto diverse varianti dello stesso soggetto (in tal senso, è un precursore della “serialità”, caratteristica dell’Arte Concettuale), aiuta a intendere il progress di Rosso nella composizione di sculture piccole, anti-monumentali, frutto di processi artigianali, costituite da forme “non finite” con superfici irregolari e ruvide, i cui protagonisti, in diversi casi, non sono certo eroi (anche se, per l’occasione, presenziano: Antioco III, Niccolò da Uzzano, Vitellio, San Francesco, creando un rimando incrociato con quelli custoditi a Palazzo Altemps). In mostra, oltre che da collezioni private, modelli dalle maggiori collezioni dell’artista (compreso il museo Medardo Rosso di Barzio), a cura di Francesco Stocchi, del Boijmans Museum di Rotterdam; Paola Zatti, della Galleria d’Arte Moderna di Milano e Alessandra Capodiferro, del Museo di Palazzo Altemps.

Info: www.museonazionaleromano.beniculturali.it