
Nel corso della conferenza stampa del 25 febbraio u.s. presso Palazzo Chigi di Ariccia è stato presentato l’Osservatorio dei Colli Albani per l’Archeologia e l’Ambiente, riceviamo e pubblichiamo l’intervento del coordinatore Franco Arietti:
“Premessa
La civiltà latina nasce sui Colli Albani, come ricordano sia le famosissime leggende qui ambientate (Alba Longa, Romolo e Remo, Rea Silvia, Orazi e Curiazi, ecc.), che la copiosa documentazione archeologica in merito alle straordinarie esperienze secolari degli Albani nell’ambito del Lazio antico. Per molti secoli l’attività politico – religiosa di tutti i popoli del Latium Vetus è stata incentrata sui Colli Albani e su questa base ha avuto origine la storia di Roma.
La somiglianza tra la distribuzione spaziale delle antichissime curie gentilizie albane e la moderna dislocazione dei paesi castellani è impressionante; somiglianza che si riscontra, purtroppo, anche nell’abitudine di dividersi e di racchiudersi in comparti stagni. Per questo, esattamente come allora, i castellani non hanno alcuna percezione delle immense potenzialità del proprio territorio: sono una cinquantina le principali città italiane e i Colli Albani, con oltre 300.000 abitanti, rientrano tra le prime dieci…
Nasce l’Osservatorio dei Colli Albani per l’Archeologia e l’Ambiente.
L’unione tra le associazioni archeologiche e ambientaliste che storicamente operano nell’area dei Colli Albani, alla quale hanno aderito molti studiosi, scaturisce dalla necessità di operare nello spazio civico della grande comunità albana, superando asfittici localismi. L’Osservatorio sarà aperto al contributo che in futuro altre associazioni e studiosi vorranno fornire aderendo al raggruppamento.
Come sempre, sarà assicurata la piena collaborazione a tutte le istituzioni. In un momento di acuta crisi economica e di diffusa disoccupazione, si cercherà di suggerire l’opportunità di valorizzare le risorse archeologiche ed ambientali in modo da sviluppare il turismo e creare nuovi posti di lavoro. Verrà inoltre ribadita la necessità dell’Osservatorio di rapportarsi, nel prossimo futuro, con un apparato istituzionale sovracomunale più solido, articolato e autorevole, che possa rappresentare degnamente, anche sotto il profilo politico, un ambito territoriale così vasto. Durante la conferenza stampa si accennerà ai prossimi impegni; inoltre, verranno esaminate alcune problematiche territoriali tra le più note, come il parco archeologico della città di Tuscolo, l’area archeologica di Monte Cavo da ripristinare (presso la quale potrebbe sorgere una terrazza panoramica raggiungibile da una funivia che dovrebbe partire da Castel Gandolfo), quella di Nemi e la situazione dei due Musei nazionali (Museo dell’Abbazia di San Nilo e Museo delle navi romane di Nemi).
Sul sito web dell’osservatorio, in via di costruzione, non verrà presentata solo l’attività delle singole associazioni, ma si svilupperà un ampio dibattito sulla vita culturale albana in generale, al quale parteciperanno le voci più autorevoli provenienti dai vari ambienti, quindi non solo specialisti che operano nel campo dell’ambiente e dell’archeologia, ma provenienti anche dalle istituzioni pubbliche o scientifiche, così come dal mondo politico. Con loro si discuterà di tutela, valorizzazione, divulgazione, prospettive turistiche e soprattutto di disoccupazione, precarietà e lavoro. In questa prospettiva, sia gli amministratori comunali che quelli operanti nelle altre istituzioni pubbliche, potranno avere un punto di riferimento autorevole e orientarsi, operando nel migliore dei modi per il bene del nostro territorio.
L’Osservatorio, attraverso le associazioni che operano a diretto contatto con le varie realtà comunali albane, svilupperà – non solo nelle scuole in collaborazione con gli insegnanti, ma anche nel corso della normale attività divulgativa – il tema dell’appartenenza ad un territorio che vanta straordinarie origini storiche.
In questa prospettiva, verranno stimolati ambienti diversi dal nostro per la nascita di altri osservatori che si occupino di temi vitali per i Colli Albani. C’è bisogno assolutamente di un osservatorio per l’economia ad esempio, che si occupi di temi fondamentali per lo sviluppo immediato e futuro della nostra “città albana”. Il declino economico di tutti i paesi e distretti albani è sotto i nostri occhi. Amministrazioni comunali indebitate, quasi paralizzate da un’infinità di problemi spesso irresolubili senza adeguate risorse, liste civiche spesso improvvisate, impreparate e litigiose, destinate a fallire sistematicamente e a lasciare il posto a commissari e a vuoti amministrativi preoccupanti. Negozi che chiudono uno dopo l’altro sotto la spinta del commercio online, intere arterie principali del centro storico dei paesi costellate dal cartello “vendesi”.
In queste circostanze, il problema istituzionale diventa centrale. Il nostro territorio fa parte della Città metropolitana e non sappiamo quale sarà, quale forma avrà e quali competenze saranno assegnate all’istituzione che amministrerà l’area dei Colli Albani definita per ora solo “Zona omogenea”. Inoltre, tutto ciò che avviene nel nostro territorio ci viene calato dall’alto. Un bacino di utenza di oltre 300.000 abitanti meriterebbe distaccamenti regionali o ministeriali. La nostra popolazione dovrebbe inoltre essere informata su quanto avviene in proposito e partecipare a dibattiti, convegni ecc.
In questi termini il ruolo della stampa potrebbe essere decisivo. Le numerose testate giornalistiche che operano sui Colli Albani hanno sicuramente il grande merito di fare informazione, anche ad ottimi livelli, facendo conoscere le innumerevoli realtà locali sotto ogni aspetto. Ma in un momento di grande crisi come questo sarebbe opportuno riflettere sull’opportunità di porre l’accento sulle grandi questioni. Per esempio si sente la mancanza di un giornalismo d’inchiesta, che vada a fondo sulle questioni più importanti che interessano tutto il territorio albano, un giornalismo magari meno polemico e più propositivo, che privilegi le idee, che aiuti movimenti di opinione come il nostro e che operi assieme a noi e a quanti svolgono ugualmente e in modo disinteressato attività culturale e di volontariato: un giornalismo che possa contribuire a programmare il futuro della nostra regione e rimettere in marcia un territorio in profonda crisi economica e di valori”.