Nero Nelson, l’outsider del cantautorato italiano

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Nero Nelson
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Nero Nelson

Nero Nelson è un cantautore partenopeo premiato con il David di Donatello per la miglior canzone originale A verità, scritta per il film Song e Napule dei Manetti Bros.

Il 20 gennaio 2015 è uscito su tutti i principali digital store e canali streaming il nuovo album di Nelson intitolato Outsider, produzione artistica di D-Ross.

Già dal titolo possiamo intuire che l’artista manifesta una forte esigenza di porsi al di fuori di quegli schemi prestabiliti che ci allontanano dalle nostre vere necessità.

Un disco dalle tinte forti che racconta il malessere emotivo e sociale che viviamo in questo momento storico, tra melodie intimistiche e contaminazioni sonore anni ‘80 Nelson ci induce alla riflessione e alla consapevolezza di non essere soli in questo naufragare.

Ciao Nelson, so che fin da bambino hai mostrato un forte interesse per la musica, non tutti hanno la fortuna di riconoscere una passione, tu come ti sei accorto che la musica sarebbe diventata parte di te?

“La mia inclinazione per la musica è stata fortemente stimolata da mia madre, quando ero bambino mi regalò un mangiadischi e mi fece ascoltare molta musica, probabilmente senza il suo aiuto non avrei mai scoperto questa mia passione.

Se non stimolata la creatività rischia di rimanere chiusa in un cassetto e questo dipende molto dal contesto ambientale, sociale ed economico in cui si vive.

Mi capita di pensare a quei bambini che vivono una situazione di enorme disagio come può essere la guerra, sicuramente tra di loro chissà quanti Mozart o Beethoven si nascondono e che purtroppo non scopriranno mai di essere.

In questo senso sono stato fortunato, grazie a mia madre e all’ambiente in cui ho vissuto ho scoperto la passione per la musica”.

Invece quando hai cominciato a scrivere? Come nasce una canzone?

“Ho cominciato a scrivere all’età di 15 anni quando mi lasciai con la mia fidanzatina, piansi tutto il giorno e capii che la scrittura era l’unica cosa che riusciva ad alleviare la mia sofferenza.

Da quel giorno non ho più smesso di scrivere, scrivo anche quando sembra che stia facendo altro e forse sarà per questo che tutti mi dicono che ho spesso la testa da un’altra parte. L’ispirazione può nascere ovunque, anche al supermercato ascoltando le conversazioni alla cassa.

Quando si scrive per rispondere ad un’esigenza non ci si allontana mai da questa dimensione”.

Il tuo nuovo album Outsider uscito il 20 gennaio 2015, preannuncia la volontà di porsi al di fuori di schemi prestabiliti, quali sono questi meccanismi che ci rendono schiavi?

“Ho notato che nelle ultime settimane non si è fatto altro che parlare di motociclismo, nel grande fervore alcuni sono arrivati al punto di incitare i piloti a buttare fuori dalla pista altri colleghi che corrono alla velocità di 300 km/h, persone che hanno persino proposto di dichiarare guerra alla Spagna. Trovo che questo tipo di atteggiamento sia abominevole e che senza accorgercene ci rende vittime di armi di distrazione di massa. Questo meccanismo, attraverso lo sport o ad altre distrazioni mediatiche, fa sì che il sistema ci tenga a bada, ci fa essere delle persone condizionabili e riesce ad assopire le nostre esigenze ed i nostri veri interessi. Con un popolo così sedato diventa facile orientarne i gusti e spingere tutti verso un obbiettivo economico prestabilito.

Mi piacerebbe che ci fosse almeno una parte di popolazione che si sottraesse a questi schemi e che cominciasse a sviluppare un gusto e delle necessità proprie che non siano dettate da chi decide cosa dobbiamo comprare, cosa dobbiamo vedere e cosa dobbiamo ascoltare”.

Il 3 novembre è uscito il videoclip del brano “Il Miglior Investimento” che descrive lo stallo emotivo e professionale che vive un ragazzo in questo periodo di crisi. Ci spieghi in che senso il miglior investimento è quello di non farsi fregare, stare dietro al proprio istinto ed anche riposare?

“Senza dubbio questo è stato il brano più difficile del disco che ho dovuto affrontare, D-Ross che ha prodotto interamente l’album, aveva fatto questo arrangiamento e su questa melodia non riuscivo a scrivere qualcosa che mi piacesse o che fosse all’altezza della musica.

Poi ascoltando in giro i discorsi delle persone, avvertivo la necessità di trovare un modo per risolvere il difficile periodo di crisi, sentendo parlare di risparmi e quant’altro mi sono chiesto quale sarebbe stato il miglior investimento per me.

Prima di tutto non bisogna farsi fregare dai tanti malintenzionati che ci aspettano al varco, soprattutto il mondo della musica è un mare pieno di belle sirene ma anche di pescecani da cui stare in guardia.

Seguire il proprio istinto nel senso di rimanere sempre veri a se stessi e non farsi fregare nemmeno da quelle sovrastrutture che ti inducono a seguire una notorietà effimera, il vero obbiettivo è quello fare musica per rispondere ad un’esigenza.

Riposare è un grande investimento, è una presa di coscienza a cui sono arrivato ultimamente ma che è molto importante per non vivere continuamente sotto stress”.

Da questo videoclip si nota come una ragazza si veste e si fa bella in contrapposizione al tuo volto che si fa sempre più stanco e sconvolto, cosa vorrebbe dire che noi donne siamo più in grado di reagire? Perché?

“Esattamente. L’uomo non possiede tutte le armi per far fronte al disagio, la donna invece è più idonea alla guerra, ha una grande capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, emotivi ed economici”.

Nel brano “Qualcosa che manca” mi ha colpito l’interpretazione della sofferenza che scaturisce alla fine di una relazione come ad una mancanza di noi stessi per come eravamo in quel rapporto. A te è capitato? Come sei arrivato a questa consapevolezza?

“Stavo molto male perché mi ero appena separato da una persona che mi ha accompagnato per tanti anni e per cercare di venir fuori da questa grande sofferenza ho cercato di vederla dall’esterno, come se fossi uno spettatore di me stesso, è stato allora che mi sono reso conto che stavo male perché mi mancavo io come ero con lei. Quando finisce una relazione, con essa muore anche una parte di noi, infatti ogni persona con cui ci rapportiamo riesce a portare fuori una parte unica ed irripetibile del nostro io che non tornerà più”.

Dal punto di vista musicale invece troviamo molte contaminazioni sonore in stile anni ‘80, ci spieghi questa scelta?

“Sono figlio degli anni ‘80 e questa scelta è stata una sorta di omaggio alla mia infanzia e questo lo sa bene anche il produttore del disco D-Ross che si è divertito molto a giocare con elementi sonori tipici di quegli anni, inserendo nell’album anche una canzone che è una cover de L’estate sta finendo dei Righeira del 1985”.

Cosa hai provato nell’essere premiato con il David di Donatello per aver scritto A Verità, colonna sonora del film Song e Napule?

“Ho provato una gioia molto grande, non me l’aspettavo, eravamo in nomination con altri cinque film che erano produzioni molto più grandi della nostra che hanno avuto successo anche oltre oceano.

Quando Caparezza ha aperto la busta e ha annunciato la nostra vittoria, lì è stato come ricevere una scossa elettrica in tutto il corpo, sono rimasto elettrizzato per una settimana senza nemmeno riuscire a dormire. E’ stata una soddisfazione immensa e da quel momento si è aperta un’altra porta che è quella del cinema (non come attore ovviamente) che è l’altra mia grande passione”.

In questa profonda riflessione sui tempi che viviamo tra disillusione, rabbia, e tristezza, che strumenti vuole darci il tuo album?

“L’album non ha gli strumenti per affrontare queste cose, semplicemente vuole farci avere la consapevolezza di non essere soli nell’affrontare il naufragio in questo mare di crisi, ci fa capire che anche gli altri sentono le nostre stesse emozioni e non è detto che un essere umano debba fuggire da sensazioni come la tristezza, la nostalgia o la malinconia anche se manifestazioni di un lato più oscuro. L’essere umano non è fatto per provare solo quelle emozioni che consideriamo positive ma anche per provare tutte le altre che fanno comunque parte di noi stessi”.

Cos’è l’arte?

“L’arte è la manifestazione delle proprie suggestioni e passioni più nascoste. E’ l’espressione di tutta la gamma delle emozioni e la codificazione di queste attraverso una parola, un’immagine od una nota musicale, un’espressione che diventa arte anche quando non viene recepita da un terzo occhio”.