Nicola Rao a Meta, “La destra non è morta, è implosa quando Fini sciolse An”

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Nicola Rao
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Nicola Rao

Dopo il voto degli iscritti alla Fondazione Alleanza Nazionale, chiamati a decidere sul fatto che la Fondazione dovesse o meno, farsi levatrice di un processo politico da cui scaturisse un soggetto politico unitario sotto cui ritrovarsi tutte le sigle oggi sparse, che un tempo trovarono la loro casa politica sotto le insegne di Alleanza Nazionale, Meta Magazine, apre un momento di approfondimento e riflessione, dando voce, interrogato da Morena Mancinelli ed Andrea Titti, ad una firma tra le più prestigiose del giornalismo italiano, tra i più esperti conoscitori della storia della destra politica italiana del dopoguerra. Già al Tg2, oggi Capo Redattore Centrale al Tgr Lazio, giornalista parlamentare e scrittore di numerosi libri sulla storia della destra e di inchieste su terrorismo e mafia: è Nicola Rao che risponde alle nostre domande.

Dopo il voto in Fondazione An la destra italiana è morta?

“Come piu’ volte ricordava e ripeteva Pinuccio Tatarella, forse il vero artefice della nascita e del successo di Alleanza Nazionale, i due terzi degli italiani non sono di sinistra e quindi bisogna saper intercettare i loro bisogni e le loro esigenze. Questo per dire che la destra come stato d’animo, categoria dello spirito e sintesi di una serie di valori non e’ morta e non morira’ mai nel nostro Paese. Ma se restiamo al contingente e ci riferiamo specificamente alla destra politica di questi anni, io non credo che sia morta ma piuttosto evaporata, o forse meglio dire, implosa. Ma non dopo il voto in Fondazione

A quando far risalire l’ora e la causa dell’implosione?

“Come ho appena detto, credo che il periodo, piu’ che l’ora della sua implosione, si possa circoscrivere ai primi mesi del 2008, quando, in vista delle imminenti elezioni politiche, Gianfranco Fini decise, in assoluta solitudine ed in maniera del tutto inaspettata, di sciogliere Alleanza Nazionale e ‘fondersi’ con FI nel Popolo delle libertà”.

Oggi molti parlano di diaspora, da profondo conoscitore della storia della destra italiana del dopoguerra, come definirebbe lo stato attuale delle sigle e dell’area culturale e politica della destra italiana?

“Le sigle dell’area culturale e politica della destra italiana oggi sono piuttosto numerose e variegate. Il loro stato lo definirei di ‘”transizione”’. Nel senso che vengono da una storia importante e pesante e stanno andando verso un futuro per il momento nebuloso e imprevedibile”.

Intravede una via d’uscita per quella che fu la comunità “dei ragazzi di Via Milano”?

“Non esiste e non e’ mai esistita una ‘’comunita’ dei ragazzi di via Milano’’, questa e’ solo la didascalia di una riuscitissima e famosissima foto che ritrae, mi sembra nel 1983 o 1984, i redattori del Secolo d’Italia dell’epoca in divisa da calciatori prima di una partita in un torneo di giornalisti o qualcosa del genere. Molti di loro hanno fatto una brillante e meritata carriera giornalistica, penso a Mauro Mazza, Bruno Socillo e Gianni Scipione Rossi, altri una fulminante e importante carriera politica: Gianfranco Fini, ovviamente e poi Maurizio Gasparri e Francesco Storace. Ma tutto cio’ che in quel momento li univa e li portava a sentirsi tutti appartenenti a un mondo e a una comunità umana e politica, oggi-basta leggerne le storie e studiarne i rispettivi percorsi – in quasi tutti loro e’ soltanto il ricordo di un passato quasi mitico e, credo, irripetibile”.