Omicidio in carcere a Velletri

Detenuto ucciso dal compagno di cella, interviene anche il Garante dei Detenuti

0
560
carcerevelletri
Il carcere di Velletri

“Occorre “adeguare l’offerta di assistenza psichiatrica in carcere alle necessitá delle persone che vi sono costrette, non moltiplicando le celle di isolamento, ma il personale e le professionalitá che vi sono impegnate”, e “bisognerebbe moltiplicare le risorse e la presa in carico sul territorio, se necessario anche in strutture residenziali, delle persone che è sbagliato trattenere in carcere o in Rems”. Lo dichiara il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertá personale della Regione Lazio e portavoce della Conferenza dei garanti territoriali, Stefano Anastasìa, commentando la notizia dell’omicidio di un detenuto commesso dal suo compagno di cella, nel carcere di Velletri, in provincia di Roma. “Il gravissimo fatto di sangue accaduto nella casa circondariale di Velletri – spiega Anastasia – ci obbliga a una riflessione seria sul problema della salute mentale in carcere. L’autore del reato, che viene da una storia importante di abuso di sostanze, sono anni che passa di carcere in carcere, dal carcere all’ospedale, ed è stato anche in Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza). Dunque, il problema non è dove metterlo, ma quali risposte dare alle sue condizioni di disagio psichico, certamente aggravato dal continuo trasferimento da struttura a struttura e dai ripetuti isolamenti a cui è stato costretto. Il problema non è che le Rems sono poche, come dicono i nostalgici dei manicomi e degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma che le carceri non sono attrezzate a gestire gravi problemi di salute mentale e fuori non ci sono sufficienti strutture di accoglienza”, prosegue Anastasìa, ricordando che i problemi specifici dell’assistenza psichiatrica a Velletri sono stati oggetto di una sua segnalazione alla Asl solo tre settimane fa. “Da una parte bisognerebbe adeguare l’offerta di assistenza psichiatrica in carcere alle necessitá delle persone che vi sono costrette, non moltiplicando le celle di isolamento, ma il personale e le professionalitá che vi sono impegnate; dall’altra – conclude Anastasìa – bisognerebbe moltiplicare le risorse e la presa in carico sul territorio, se necessario anche in strutture residenziali, delle persone che è sbagliato trattenere in carcere o in Rems”.

Mattia (Pd), morte a Velletri sconfitta Istituzioni
“Una nuova morte in carcere rappresenta una sconfitta per le Istituzioni e per una società civile degna di questo nome. Quello che è accaduto nel carcere di Velletri, ovvero un detenuto ucciso dal compagno di cella con problemi psichiatrici, è una duplice tragedia, è la punta dell’iceberg di una situazione insostenibile ed è il paradigma di un sistema di recupero disfunzionale che non tiene conto delle situazioni peculiari dei vari detenuti. Chi è malato o ha altre forme di disagio non può essere semplicemente monitorato come tutti gli altri dagli agenti di polizia penitenziaria ma deve essere preso in carico da personale medico e specializzato. Occorre mettere in campo strutture e strumenti adeguati e specifici, come ad esempio le Rems, portando avanti un approccio integrato con percorsi di cura, recupero e reinserimento nella società. Altrimenti come ci si può aspettare una rieducazione al senso dello Stato e delle Istituzioni, quando lo Stato e le Istituzioni sono assenti?! Governo e Regione intervengano per garantire un sistema di riabilitazione degno di questo nome”. Così la consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali.