Operatori del benessere in rivolta contro il Governo

Sostegno all'iniziativa degli operatori del benessere arriva da Fratelli d'Italia: "Porteremo le proposte di OBA in Parlamento" dichiara la dirigente provinciale pometina FdI Veronica Felici

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Iniziativa OBA - Operatori del Benessere

Gli operatori del benessere sono in rivolta. Ad annunciarlo è il Dirigente Provinciale di Fratelli d’Italia Veronica Felici, che ha accolto con apprensione le preoccupanti segnalazioni arrivate dall’associazione di categoria Operatori Benessere Associati (OBA). Nata lo scorso aprile per salvaguardare e tutelare parrucchieri, barbieri, estetisti, tatuatori e onicotecnici, la nuova sigla ha denunciato pesanti sperequazioni nel trattamento fiscale riservato dal governo alla categoria.

In particolare il consiglio direttivo di OBA punta il dito contro l’ammontare dell’aliquota Iva al 22%. Infatti, mentre una circolare dell’Unione europea impone un abbassamento a 10%, facendo rientrare di fatto il settore tra i servizi alla persona, lo Stato italiano sta palesemente ignorando una norma comunitaria. L’adeguamento inoltre aiuterebbe nel contrasto al lavoro nero, che ha visto una forte espansione contestualmente alle prime chiusure dei negozi causa covid 19. Se già in tempi normali gli imprenditori del comparto subivano la concorrenza sleale di colleghi senza scrupoli, soprattutto giovani, che ricevevano a casa i clienti o si facevano ospitare per un taglio di capelli a prezzi più bassi di quelli di mercato, con il lockdown anche una parte di chi è rimasto chiuso senza avere risparmi da parte ha scelto la strada più facile dell’evasione fiscale. Un abbassamento dell’imposta sul valore aggiunto di un 12% renderebbe meno conveniente al cliente ricorrere a vie illegali.

Ma non si fermano qui le battaglie che OBA sta portando avanti. Altro cavallo di battaglia è l’affitto-poltrona. Già aprire un negozio da parrucchiere non è un gioco da ragazzi, ma in piena pandemia è diventato praticamente impossibile, soprattutto per ragazze e ragazzi freschi di diploma. Ecco perché la proposta che arriva da Pomezia è l’approvazione di una norma che consenta a chi ne disponga di affittare le poltrone in eccesso a giovani professionisti o a colleghi rimasti senza lavoro. Come del resto è permesso agli studi di medici e avvocati. Gli usufruttuari avrebbero la possibilità di non rimanere fermi e i proprietari di ottimizzare le entrate.

“Chiediamo che il governo approvi il taglio dell’Iva e l’affitto delle poltrone: con queste due soluzioni tante ingiustizie attualmente presenti cesserebbero di esistere – affermano i referenti OBA Umberto e Alessio Cerioni e Alessandro Rossini –. Sappiamo persino di casi di compravendite di licenze, un meccanismo perverso attraverso cui il cliente si ritrova a farsi acconciare la capigliatura da dopolavoristi improvvisati senza competenze vere e proprie. È evidente poi che i ristori erogati dal governo Conte, quando sono arrivati, non sono stati di alcun aiuto. La pressione fiscale a cui siamo costretti equivale al 64% dei nostri fatturati e 600 euro in più o in meno sono certamente utili ma non fanno di certo la differenza. Non per quelle ragazze madri, ad esempio, che hanno dovuto coprire le perdite con ulteriori prestiti privati pur di sopravvivere. Senza contare che, se avessimo la sfortuna di contrarre il coronavirus, essendo liberi professionisti non ci pagherebbe nessuno le giornate che non lavoriamo”.

“Come Fratelli d’Italia porteremo all’attenzione del governo tramite i nostri esponenti Parlamentari le proposte dell’Oba volte a migliorare le condizioni di tutta la categoria, che ci sembrano assolutamente di buon senso – conclude Felici –. L’obiettivo principale è arrivare a far riacquistare la serenità nello svolgere il proprio mestiere ad una categoria di lavoratori che chiede di avere più diritti e non solo tanti doveri”.

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