A Palazzo Venezia mostra sulla Via della Seta

Fino al 28 gennaio 2018 a Roma Capitale presso Palazzo Venezia, Oriente e Occidente si incontrano sulla Via della Seta Marittima

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Mostra Via della Seta Marittima

Delle due, una la conosciamo tutti: la Via della Seta, la più antica e rilevante tra quelle commerciali che si sono sviluppate nel corso dei secoli. L’altra, è meno nota, ma non per questo meno importante, specie per i rapporti che aiutò ad intessere con l’est del mondo. È la Via della Seta Marittima, luogo di scambio di valori e conoscenze alla base dello sviluppo delle società moderne. Per colmare questa lacuna, una bella mostra a Palazzo Venezia che terminerà il 28 gennaio 2018, con più di 100 oggetti della dinastia Song (960–1279) e dell’epoca Ming (1368–1644), provenienti pure da antichi relitti e divisi, per l’occasione, in quattro sezioni tematiche, dedicate alle Vie: della Seta, delle Spezie e delle Porcellane, delle Religioni e delle Culture. La prima, la “Via della Seta Marittima”, chiamata così dal geografo prussiano Von Richthofen (perchè, nel mondo accademico, riassumeva la storia degli scambi tra Oriente e Occidente), indica un’epoca storica che va dal II sec. a.C. alla seconda metà del XIX, periodo in cui gli antichi avevano costruito un collegamento tra Oceano Pacifico occidentale, Oceano Indiano e Oceano Atlantico e in cui le sviluppate reti commerciali marittime fungevano da collante di scambio tra gruppi etnici di diverse aree del mondo. Quindi, la “Via delle Spezie e della Porcellana”, post II sec. a.C., quando i prodotti cinesi cominciarono a essere diffusi all’estero e, contestualmente, merci straniere venivano vendute in Cina. I Tang e i Song (dinastie imperiali) perseguivano la politica del “trarre profitto dai mari per rifornire gli Stati”, mentre lo Stato incoraggiava anche il commercio privato. Dalla Cina si esportavano porcellane, seta, tè e manufatti in metallo, mentre si importavano spezie, pietre preziose e altri prodotti stranieri. La “Via delle Religioni”, tra XIII e XVII secolo, nel processo di interazione tra Cina e i Paesi della Via Marittima della Seta, religioni come l’Islam, l’Induismo e il Cristianesimo penetrarono in Cina: durante le dinastie Yuan, Ming e Qing, i governanti adottarono una strategia politica inclusiva: qui, le religioni convivevano in armonia. E, in ultimo, la “Via degli scambi culturali” che proliferano spontaneamente in seguito alle interazioni economiche. Non solo Marco Polo, dunque, o Matteo Ricci dopo di lui, ma quanti nella differenza culturale trovarono arricchimento, lasciandosi influenzare dal contatto reciproco. Se è vero che, con il passare del tempo, diverse tracce delle interazioni tra i popoli sono andate distrutte, altre sono sopravvissute, arrivando fino a noi come un monito per chi, oggi, inneggia ad un nazionalismo esasperato e, talvolta, violento. Percorrendo le stanze dell’esposizione a Palazzo Venezia, le connessioni sono palpabili: tra la porcellana Gladon, vitrea e luminosa (in mostra: ciotole, piatti, vasi, giare, bruciaincensi) e quella Kraak, bianca e blu; la splendida brocca e piatto in porcellana della dinastia Qing di fine ‘600 (menzione speciale) o la caraffa dell’800 (logo della mostra) e quanto prodotto, quasi contestualmente, in Italia e altrove c’è un dialogo costante. Molte fornaci cinesi (Zhangzhou e Jingdezhin, in primis) sono state antesignane di Scuole di porcellane europee poi assai blasonate. Parliamo anche di Chinoiserie, lo stile dal nome evocativo che, dal Paese del Sol Levante, si fuse con l’occidentale Rococò, dando vita ad una serie di oggetti che si impose per la varietà e quel tocco di esotico che non guastava, e non guasta: pezzi in legno laccato, ventagli e scatole per il cucito. Tutto, mentre in Cina arrivavano le pietre preziose dell’Oman, declinate in ardite collane d’oro lavorate in filigrana e gioielli spettacolari (la coppia di spilloni per capelli in oro e monili) e le spezie, e, dall’America, i pomodori e il mais che contribuì alla crescita demografica. Per gli appassionati di diari di bordo, in mostra anche la Stele di Zheng He, con la documentazione riguardante i sette viaggi del capitano He (la sua flotta è l’apice delle navi a vela in legno del tempo, 1400 circa), incluse durate, numero di navi e dell’equipaggio. La mostra, curata da Wei Jun, direttore del Museo Provinciale del Guangdong, è la quinta nata dalla collaborazione tra l’Amministrazione statale per il patrimonio Culturale della Repubblica Popolare Cinese e il Ministero dei Beni Culturali.

Info: museopalazzovenezia.beniculturali.it