“E’ oltremodo drammatica la realtà occupazionale nel Lazio, ancor più nel frusinate. Mezzo milione di disoccupati su una popolazione di cinque milioni di abitanti, inclusi anziani e bambini, rischia di essere un tunnel senza luce. Per questo, il Partito Comunista Italiano ha studiato le carte e i dati – quelli non taroccati per i TG a reti unificate – ed il segretario del Lazio, Oreste Della Posta ha avuto modo di commentare e denunciare. “La rete Eures e la Uil del Lazio hanno elaborato alcuni dati sull’occupazione, giungendo a delle conclusioni tutt’altro che confortanti: si stimano oltre cinquecentomila disoccupati nella regione Lazio, il che equivale ad un aumento della disoccupazione. – così inizia il segretario comunista – I settori che hanno fatto registrare una diminuzione degli occupati sono il terziario (-0,3% nell’ultimo anno) ed il lavoro autonomo, che nell’ultimo quinquennio è calato nel Lazio del 7,4%, più del doppio della media italiana. Pur essendo stato introdotto il reddito di cittadinanza, per via di alcune complicazioni burocratiche, ancora non sono stati attivati i lavori socialmente utili che spetterebbero ai titolari di reddito. Se tutto va bene, dovrebbero partire a settembre. Le fasce di età maggiormente penalizzate sono i giovani di età compresa tra i venticinque ed i trentaquattro anni e gli adulti che sono tra i quarantacinque ed i cinquantaquattro anni. Vi sono segnali positivi invece per quanto riguarda l’occupazione femminile, che è cresciuta dello 0,2%, dell’industria (+2,8%) e dell’edilizia (+2,2%).” Ma non è tutto, Oreste Della Posta scopre un velo che cerca di accomunare il Lazio alle economie forti nel Paese, purtroppo non è così. “Volendo focalizzare l’attenzione in modo esclusivo sulla provincia di Frosinone, i dati non sono affatto incoraggianti. – continua Della Posta – Nell’ultimo anno si sono persi quattromila posti di lavoro, cosa che conferma come il territorio sia più vicino alle caratteristiche del Sud che del Centro-Nord. Inoltre, la maggior parte dei posti di lavoro creata negli ultimi anni, frutto della deregolamentazione attuata nelle ultime riforme, sono di poche ore, a chiamata, a tempo determinato e producono buste paga da fame. I settori traino della provincia di Frosinone sono due: quello farmaceutico e quello metalmeccanico. Per quanto riguarda il primo, offre risvolti occupazionali bassi, perché essendo ad alta incidenza tecnologica richiede poca manodopera. A ciò si aggiunga che in futuro, a causa della robotizzazione, informatizzazione e digitalizzazione saranno espulsi sempre più lavoratori dal ciclo produttivo. Per quanto riguarda invece il settore metalmeccanico del Cassinate, la recessione si è fatta sentire. Da gennaio ad aprile di quest’anno, Alfa Romeo ha venduto sul mercato italiano 9.493 unità contro le 18.000 dell’anno precedente. In termini percentuali, c’è stato un calo pari al -49,6%. Inoltre sta diminuendo il numero dei dipendenti attivi: pochi anni fa la fabbrica superava le 5.000 unità e fino al 2018 era sopra le 4.000, ora con l’ondata di pensionamenti dovuti anche a “quota cento” sono calati a 3.850, senza che ci siano state altre assunzioni. – per questo, il segretario del PCI del Lazio conclude con una denuncia contro Governo e imprenditori – Le previsioni sono nere, perché finora ci sono stati cinquantacinque giorni di cassa integrazione, ma questa sarà destinata ad aumentare per tutto il 2019. Per questo motivo, le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di unirsi per una giornata di sciopero previsto per il 14 giugno prossimo, affinchè il governo ed il sistema delle imprese chiarisca cosa intende fare, in termini di piani per lo sviluppo industriale, sul territorio.””.
Pci espone i dati sul lavoro nel Lazio
Il Pci denuncia la drammaticità della situazione occupazionale nel Lazio e nella Provincia di Frosinone "mancano interventi e programmazione"