“Nei giorni scorsi, il segretario del PCI, Stefano Enderle, ha prodotto un documento specifico sul Reddito di Cittadinanza, mettendolo a disposizione del Comitato Direttivo per le opportune iniziative.
“Sul cosiddetto Reddito di Cittadinanza. Nota per il Comitato Direttivo della sezione PCI Marino
Il tema del Reddito di Cittadinanza, da noi comunisti affrontato come reddito garantito o di dignità, è per alcune forze, come il M5S strumentalizzato di quando in quando, spacciandolo come intervento economico. “addirittura rivoluzionario”. In realtà cosa è questo Reddito di cittadinanza proposto nazionalmente, e nel comune di Marino? Al M5S piace giocare con le parole. Somiglia esattamente a quanto fatto da Governi e Regioni dove il PD ha proposto misure di sostegno sociale, così come dalle precedenti giunte a partire da quella di Fabio Silvagni. Con la differenza che ci sono vincoli ancor più strani e minor denaro stanziato.
Per questo, noi comunisti proponemmo al sindaco Silvagni, e poi alla Giunta dell’avv. Carlo Colizza appena insediata, in appositi incontri sul tema, di stanziare 500 mila euro per interventi sociali. Perché tali sono. La Giunta Silvagni fu interrotta dalla Magistratura, e quindi continuò il sostegno sociale con poco più di 300mila euro e senza il rinforzo dei 500mila proposti da noi.Successivamente,a parole poi, verso la nostra proposta ci fu piena disponibilità del M5S, dopodiché la fuga, il silenzio. E ora, dal cilindro, questo provvedimento che ha già prodotto due effetti: un anno senza intervento, come era programmato, con centinaia di cittadini che non hanno usufruito di sostegno sociale per scelta e grave colpa della Giunta M5S nel 2018 (quindi con i 300mila euro che non sono stati spesi in questa voce, e non sappiamo come sono stati destinati, ma sicuramente sempre nel sociale: non in interventi economici strutturali). Inoltre, il nuovo intervento, che è sempre sociale – ma che si vorrebbe spacciare per intervento economico – ha alzato la quantità di contributo al singolo. Così alle centinaia di persone aiutate in precedenza, ora si arriverà a sostenere a malapena cento persone. Quindi, le condizioni per accedere a questo fantomatico reddito sono fumo negli occhi e troppi gli ostacoli che tagliano fuori una vasta area della popolazione.
A noi comunisti tutto ciò preoccupa: sia per il minor numero di persone aiutate, sia per la miopia di non destinare maggiori fondi a questo intervento sociale. Speriamo solo che ciò sia frutto di errore e non di calcolo politico. Cioè di non mettere più fondi solo perché lo chiedono i comunisti! In questo caso, specifichiamo che è il buon senso e la difficoltà di centinaia di persone quello di cui ci facciamo portavoce, noi facciamo proposte per il popolo ed i cittadini in difficoltà non per giochi politici!
La situazione economica in atto è una vera e propria apologia liberista imposta dall’Unione Europea, che abbandonata la concezione keynesiana della stessa spesa pubblica come possibile leva di politiche di investimento e di sviluppo, si è trasformata in una pratica politica volta a salvaguardare il profitto capitalista accentuando l’attacco all’intera spesa sociale. A fronte di quanto accade, del perché accade, occorre quindi rilanciare lo spirito originario del dettato costituzionale, difendere risolutamente i principi di universalità, solidarietà, equità che hanno caratterizzato lo sviluppo del sistema di welfare italiano. Sì, quindi, allo sviluppo delle forme di welfare, no alla loro riduzione, ed in tale direzione vanno le proposte del partito in materia. Infatti, il punto vero è che la proposta del M5S a Marino, come altrove, spazza via la originaria proposta di un reddito universale per l’Italia intera come misura economica, e la racchiude semplicemente in interventi di sostegno sociale. Tanto è vero che chi promuove l’iniziativa, chi raccoglie le richieste e chi produrrà “proposte alternative al lavoro” , saranno i Servizi Sociali del comune.
La vera natura del Governo Conte, quello del “contratto” tra Lega, oggettivamente imperante, e M5S (che prima ha urlato nelle piazze di voler governare da soli, prendendo voti su questo, ed ora con questa scelta sconfessa sé stesso), è classista, di parte: rappresenta esattamente gli stessi interessi economici di quelli di prima, delPd renziano per intenderci. Vogliono che la crisi economica non sia affrontata per quello che è, una crisi strutturale capitalistica, ma semplicemente come una crisi incidentale (congiunturale), di percorso, che si può risolvere con degli aggiustamenti. Quali? Quelli noti: far pagare gli aggiustamenti ai lavoratori e agli sfruttati. Non a caso tutti gli indicatori economici (non comunisti per essere chiari), dicono che la parte in difficoltà della società italiana, che è oltre la metà, sta ancora di più in difficoltà (perfino la classe media), mentre la parte ricca che oscilla tra il 5 e il 15 % della società si è paurosamente arricchita ancora di più dal 2008 ad oggi. Le misure vere che occorrono sono: riduzione dell’orario di lavoro come risposta alle ‘rivoluzioni’ tecnologiche digitali e robotiche; intervento massiccio dello Stato come attore e regolatore economico; fare cassa (per giustizia e per bilancio) col principio costituzionale del prelievo differenziato delle tasse. Chi ha di più, paga di più, chi non ha nulla, non paga nulla.
La barzelletta ‘né destra né sinistra’, in questo scontro tra interessi reali di chi deve mangiare e non sa come fare e di chi si balocca con l’acquisto delle “piastrine d’oro” (piccoli lingotti, ndr) in vendita a Dubai perché non sa come spendere il di più che ha, si evidenzia per quello che è: uno scontro di classe. Allora va assunta la decisione di dire la verità e di dire da che parte si sta. Anche se, ormai è evidente, per Lega e M5S i padroni hanno più appeal dei lavoratori e degli sfruttati.
Sia nella nostra preparazione della convenzione di San Lazzaro di Savena (Bologna) che decise la ricostituzione del Partito Comunista Italiano sia nel primo Congresso del PCI svolto poche settimane fa ad Orvieto, abbiamo confermato che la cultura del lavoro è il centro dei bisogni e della dignità per la persona. In questa veste, il perseguimento di una società che dia garanzia e diritto del lavoro a tutti è esattamente quanto perseguiamo. Sappiamo bene, però, che c’è uno spazio intermedio fino a questo raggiungimento, specialmente in questa fase in cui il movimento dei lavoratori è stato sconfitto in tante fondamentali battaglie (basti pensare a scala mobile e articolo 18) e questo può essere l’intervento di welfare. Un intervento che nella memoria e nella pratica della storia, anche recente, del movimento dei lavoratori in Italia ed in Europa abbiamo conosciuto, come gli LSU (Lavoratori Socialmente Utili). Uno spazio di welfare, appunto, ma concreto e dignitoso. Tutto ciò che va in questa direzione, per noi può essere sostenuto.
Ormai, anche se nell’azione politica è giusto mantenere un atteggiamento positivo, sulla Giunta M5S di Marino – analogamente e ancor di più dopo l’asservimento del Movimento alla Lega, in ragione della gestione del potere –abbiamo poco da attenderci sul terreno del confronto. Ma il punto vero, sul Reddito di Cittadinanza, così come su tutti gli altri temi, è che questo gruppo dirigente M5S, rappresentato da sindaco, giunta ed eletti, sono in perenne campagna elettorale, mettono in secondo piano gli interessi dei più deboli, non accettano alcun contraddittorio pubblico che faccia misurare idee e proposte. Si sono asserragliati dietro i silenzi, ovvero dietro i numeri del consiglio comunale, senza mai avere la voglia e l’umiltà di ascoltare. Per questo, noi comunisti ribadiamo che non cadiamo nella trappola di dire che siccome fatto così il Reddito di cittadinanza è un mezzo fallimento allora lo bocciamo! No, noi bocciamo questo modo di gestire l’aiuto economico sociale che ne può derivare e lasciamo alla vergogna della fuga su idee e proposte che abitualmente sindaco e giunta M5S attuano” Dichiara il segretario del Pci Marino Stefano Enderle