Post Referendum, le riflessioni di Vincenzo Mucciaccio

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vincenzomucciaccio
Vincenzo Mucciaccio
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Vincenzo Mucciaccio

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione dell’ex consigliere comunale di Grottaferrata Vincenzo Mucciaccio in merito ai nuovi scenari politici post referendari nazionali e locali:

“L’eco della parole inutili nei palazzi del potere, vuoti di iniziative, di competenze e di rappresentatività. Questo è lo scenario odierno, mentre il velo non si è solo scoperto, ma stracciato. La politica seria, e non miope che stiamo vedendo, non può essere umorale e campagne elettorali basate su programmi e slogan che giocano solo sull’emotività. I programmi elettorali possono essere anche il libro dei sogni, perchè non tutto si riesce a realizzare, ma almeno deve essere credibile, possibile, frutto di competenze e studi, e non pura utopia, sparata come fuochi d’artificio per attirare gli sguardi in sù, mentre giù è tutt’altra storia e sempre la stessa solfa delle parti. Il messaggio del voto referendario è chiaro: non si è votato sulla Costituzione o su Renzi, ma contro tutta la classe politica, giudicata non più rappresentativa. Basta ricordare l’ affluenza sempre minore ad ogni elezione, da parecchi anni, anche da quando ci sono i 5 Stelle; e quella, invece, sorprendentemente alta del 4 dicembre scorso, quando, non essendo stato imposto un candidato dall’alto, la gente è andata in massa a votare potendo dire la sua, non costretta a scegliere tra il meno peggio, bocciando tutto e tutti. E male fanno quelli che si attribuiscono la vittoria del No; e sanno bene che non è così. A questo punto serve una legge elettorale equa e che garantisca la rappresentatività, con preferenze e candidature di Collegio. E se ne dovranno occupare con celerità gli stessi politici bocciati al Referendum, dopo aver percepito che il velo sulla loro inconsistenza è stato strappato. Tirare a campare sarebbe un pessimo segnale. Anche il M5S, che si dovrebbe distinguere anteponendo ai propri interessi quelli generali del Paese, non può pretendere l’Italicum di Renzi soltanto perchè non votato da loro; e rifiutarsi di sedersi ad un tavolo di confronto è da Ponzio Pilato. Situazione che ha prodotto un piccolo miracolo per la Legge elettorale: peste e corna, ne hanno dette sull’Italicum, arrivando fino alle tegole dei tetti come protesta, ed ora invece quella tegola , priva di etica, invece anche il Movimento la promuove, sotto i banchi, e da tempo. D’altra parte, è noto che questo governo, tecnico o meno, andrà per le lunghe, anche perchè continua lo scontro invece della ricerca di un accordo veloce per mandarci alle urne. Infatti, la Consulta non darà mai un nuovo Italicum bello e pronto, ma rimanderà le correzioni da apportare in Parlamento. E cosa più importante per il Movimento è il caso dello stallo di Roma,  dove sul sindaco ricadono non solo le sue colpe ma anche quelle dell’interno Movimento, con delle autoregolamentazioni interne perfette per la migliore e vigile opposizione possibile, ed al contempo,  che rendono impossibile a chiunque di loro di riuscire a governare.  Tornado al quadro generale, una classe politica seria, dopo una scoppola del genere, non starebbe a discutere di quisquiglie, ma cercherebbe di velocizzare il percorso. Una osservazione a proposito degli sperperi della politica: il Cnel, dagli elevati ed inutili costi, è rimasto in vita non perchè gli italiani lo vogliano, ma perchè il quesito che lo riguardava è stato furbescamente messo assieme agli altri di ben diversa rilevanza; basterebbe una Legge Ordinaria che preveda per i suoi membri un gettone di presenza invece dello stipendio, e tutto si risolverebbe, senza cambiare la Costituzione. Non è poi da escludere che il cambiamento di alcuni articoli della Costituzione non sia passato, perchè i proponenti non avevano la fiducia del popolo, in quanto nominati e non scelti dagli elettori. Per ricreare una classe politica, ora che il vuoto di rappresentatività e di competenza rimbalza come un eco nei palazzi, ci vorrà tempo. E molto dipenderà dalla serietà di questi politici, che il Paese ha chiamato a gran voce ad un bell’esame di coscienza ed ad una legge elettorale nuova. Ma per ora, si sente tutt’altra musica stonata rispetto al Paese. A livello locale, che è un indice della situazione nazionale per molti aspetti, si sta già tempo lavorando per vedere se è possibile la formazione di due grossi blocchi per le prossime elezioni. da un parte PD con F.I. e partiti dell’ ex PDL satelliti, e M5S- FDI- Lega, a seconda delle Regioni. In un quadro locale, come penso ad esempio l’area dei comuni dei Castelli romani che dovranno andare ad elezioni, almeno per ora, quelli più favoriti, non tanto a vincere, ma a governare e reggere, (che è ben altra cosa) sembra ancora il partito del Civismo, a mio avviso. E Grottaferrata, e Frascati, ad esempio, hanno assolutamente bisogno di governi che durino, visto i recenti commissariamenti passati, che non possono permettersi ancora una volta. Ma è ancora presto perchè la situazione è in fieri e collegata alle vicende nazionali prossime, dove sia il PD che le altre forze, erano divise e non pronte prima del referendum, e peggio ancora ora, da quel che si vede. Aprire gli occhi e formare squadre non per potenzialità di voti dei candidati in lista, ma per un legame che possa far regge una squadra, è essenziale, sia qui che in Parlamento”.