Dalla prossima legislatura i senatori a vita scompariranno, rimanendo in carica solo quelli attuali. Questo l’ultimo provvedimento voluto dal Governo Meloni.
Ieri una giornata di tensione in aula, che ha visto coinvolti negli scontri anche il presidente del Senato Ignazio La Russa e il ministro per le Riforme, Elisabetta Casellati.
Tra liti, offese e un clima decisamente agitato, Il Senato ha approvato l’articolo 1 sul premierato elettivo, quello che abroga il potere al Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita.
Dopo la riduzione prevista dalla legge costituzionale del 2019, attualmente i senatori eletti dal popolo, sono 200, cinque sono i senatori a vita in carica, tutti di nomina presidenziale, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia, nominati da Giorgio Napolitano, e Liliana Segre, nominata da Sergio Mattarella.
Una giornata agitata, iniziata con la mancanza di numero legale e seduta sospesa, e proseguita con un primo botta e risposta tra la senatrice a vita Elena Cattaneo e il presidente La Russa, fino ad allargare la lite tra il capogruppo di Italia Viva Enrico Borghi e la Casellati. La polemica sarebbe nata sul termine “eliminare”, utilizzato dal ministro parlando dell’abrogazione dei senatori a vita.
Intanto però, è stato votato il primo articolo della riforma, con 94 voti favorevoli.Nel testo si legge “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque”. Resta in vigore invece, la parte relativa al conferimento della carica agli ex Capi di Stato.
Via libera anche al secondo articolo sul Capo dello Stato, che stabilisce che il quorum dei due terzi per l’elezione del presidente della Repubblica scenda alla maggioranza assoluta, non più dal quarto scrutinio, bensì dal settimo scrutinio.
Stasera invece, è stato approvato anche il terzo articolo del ddl sul premierato elettivo, che modifica il semestre bianco, cioè quello che riguarda gli ultimi sei mesi del mandato del presidente della Repubblica. Così da coordinarlo con il resto della riforma, si prevede che il Capo dello Stato possa sciogliere le Camere anche nel semestre bianco, quando lo scioglimento ‘’costituisce atto dovuto’’, se richiesto quindi dal premier eletto sfiduciato o dimissionario.
Nonostante le deboli forme di ostruzionismo messe in campo dall’opposizione, la maggioranza comunque è decisa a rispettare la data che si è prefissata del 18 giugno, per l’approvazione del testo.
Una battaglia, da sempre sostenuta da Fratelli d’Italia e adesso coerentemente portata avanti dal Governo Meloni, quella dell’eliminazione della figura ottocentesca dei senatori a vita.