Prendere fiato sulla sabbia e sollevarsi sulle ali

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lupo_nicolai
Daniele Lupo e Paolo Nicolai
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Daniele Lupo e Paolo Nicolai

“La vita – è il solo modo

per coprirsi di foglie,

prendere fiato sulla sabbia,

sollevarsi sulle ali.

Frammento della poesia “Un appunto” di Wislawa Szymborska

Ho aspettato fino all’ultimo. Ho programmato la sveglia alle cinque del mattino e ho sperato, sperato che la coppia Lupo-Nicolai rendesse questa “prima volta” una favola al lieto fine. Prima coppia italiana di beach ad andare in semifinale, prima coppia ad andare in finale. Se fosse stato oro, sarebbe stata leggenda. E invece il Brasile, ben più esperto a queste pressioni, ha avuto la meglio. Ma quel che non è divenuto leggenda è comunque entrato nella storia. Perché Daniele Lupo e Paolo Nicolai hanno fatto la storia del beach volley italiano.

Hanno avuto il merito non solo di conquistare una medaglia d’argento ai Giochi olimpici, ma soprattutto di far uscire il beach volley dalla connotazione di “sport di serie b”. Perché per molti ancora si tratta di una semplice derivazione della pallavolo, per molti è il divertimento dei soli mesi estivi, per molti è il passo successivo a quando si abbandona il parquet.

E invece il beach volley è sacrificio tanto quanto la sua sorella maggiore. Provate voi a saltare, correre e schiacciare sulla sabbia. Provate a stare sotto il sole cocente o magari, come è successo l’altra sera a Rio, sotto la pioggia incessante. Provate a giocare con i granelli di sabbia attaccati su tutto il corpo.

Per un periodo ho lavorato al seguito di alcuni tornei di beach volley e lì ho veramente capito cosa significasse questo sport, quale spirito di dedizione dovessero tirare fuori gli atleti per andare avanti ogni volta, per pulirsi il viso dalla sabbia e tornare in campo.

Lì ho capito che il beach è una scelta, non un ripiego. Daniele Lupo ne è un emblema: mai nella sua vita ha disputato un set indoor. Per lui tutto è iniziato sulla sabbia, e sulla sabbia continuerà.

Per questa coppia, infatti, c’è solo il futuro davanti. Le Olimpiadi insegnano: non c’è sogno che non si possa avverare, magari tra quattro anni. Loro intanto al beach volley, e a noi spettatori, hanno regalato tanto.