10 Luglio 2015, promemoria per i Torquemada de noantri

Dopo l'archiviazione e la chiusura indagini ancora silenzio dai Torquemada

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Carabinieri
Gazzella dei Carabinieri

Era il 10 Luglio del 2015, da pochi giorni si erano concluse le elezioni amministrative nella città di Albano Laziale, con la riconferma del Sindaco Nicola Marini, dopo mesi di una campagna elettorale dal clima avvelenato, tra le più povere di contenuti che si ricordi da quando vige l’elezione diretta del Primo Cittadino.

Dalla Procura della Repubblica di Velletri veniva diramato un Comunicato Stampa di buon mattino in cui si informava di avvenute perquisizioni presso la sede di Volsca Ambiente e Servizi Spa, negli uffici comunali e presso l’abitazione di un Consigliere Comunale in carica. L’operazione, portata avanti dai Carabinieri di Castel Gandolfo nasceva da esposti presentati da alcuni cittadini, e riguardava gravi ipotesi di reato quali la corruzione elettorale ed il voto di scambio. L’ipotesi accusatoria parlava di possibili assunzioni presso l’azienda pubblica di raccolta e smaltimento rifiuti di parenti di candidati in cambio di voti che, sempre secondo l’ipotesi giudiziaria, avrebbe inquinato il voto amministrativo fino a permettere l’elezione della maggioranza Marini, ipotizzando fino al numero di 1000 voti spostati con questo metodo.

Il Consigliere Comunale in questione sottoposto a perquisizione domestica fu Luca Andreassi, delegato ai rifiuti e controllante quindi di Volsca. Secondo le accuse mosse il Professore universitario sarebbe stato il “braccio armato” di un sistema corruttivo più ampio ai fini della corruzione elettorale.

Dopo due anni è ufficiale che, non solo non vi è stata nessuna corruzione elettorale, ma la posizione di Andreassi quale indagato è stata archiviata su proposta dello stesso Pubblico Ministero titolare dell’indagine, in quanto estraneo ad una vicenda che non sussiste.

Ma non tutti vissero felici e contenti e non è tutto bene ciò che finisce bene. Per una persona, ancor più se pubblica e con responsabilità politiche e morali verso i propri concittadini in quanto da loro votato ed eletto, vedersi alle 9.00 di mattina uno stuolo di militari perquisire casa, sbattere nome e foto su tutti i giornali, più o meno locali, con il marchio del corrotto è uno shock che segna una vita, a maggior ragione se la persona in questione ha la certezza di essere estraneo alle accuse formulategli.

Sia chiaro, il punto non sta nell’indagine e nelle sue modalità: la magistratura è tenuta a vagliare ogni ipotesi, anche quando l’esposto è presentato da personaggi la cui credibilità è piuttosto deteriorata, ha il dovere di appurare, di far perquisire, di fare comunicati stampa, magari se a quel comunicato ne fosse seguito un altro che informasse oltre che dell’apertura dell’indagine anche della sua archiviazione a nostro modestissimo avviso sarebbe stato meglio, ma oggi così va il mondo e la cosa sarà sfuggita.

Ciò che non è sfuggito però, non alla Procura che bene ha fatto il suo dovere inquirente, ma al resto del mondo, è l’innesco del solito circuito mediatico giudiziario che, da quel 10 Luglio è partito con un solo scopo: distruggere l’immagine e non solo, di Luca Andreassi.

Giornali, blog, giornalisti e giornalai, tutti all’assalto della preda grossa, e allora dai con le foto storpiate a uso social, con i video editoriali, con le penne più infuocate a vergare sentenze definitive, gente che per dimenticare i propri insuccessi elettorali risfoggiava per l’occasione persino il frac della Prima Comunione, tutti insieme appassionatamente contro il corrotto e la sua cricca di faccendieri e servitori.

L’esercito dei mozzaorecchi in servizio permanente effettivo non è prerogativa solo delle vicende albanensi, ma purtroppo è triste usanza italica, sin dai tempi di Piazza Venezia e Piazzale Loreto, ma, e qui sta il punto, al netto dei guitti, dei saltimbanchi, dei leoni da tastiera: che fine hanno fatto le testate giornalistiche ed annessi giornalisti che quella mattina erano in prima linea, forca alla mano, quando si è trattato di dar conto dell’archiviazione dell’indagine, della inesistenza del reato ipotizzato, sancita ufficialmente dalla magistratura?

Invito i lettori a dilettarsi in un rapido giochino: si cerchi sul web la notizia di quel 10 Luglio 2015, quindi si cerchi parimenti la pubblicazione, con pari evidenza, come legge e deontologia professionale prevederebbero, del comunicato stampa in cui si da notizia dell’archiviazione della posizione del non più indagato Luca Andreassi. Terminata la ricerca si noterà che, alcuni hanno correttamente pubblicato entrambe le notizie, altri curiosamente si sono dimenticati di informare sulla seconda parte, quella relativa al fine inchiesta, lasciando ai posteri solo le intemerate di qualche Torquemada de “noantri”. Non credo sia il caso di aggiungere altro. Buona ricerca a tutti.