Rifiuti “Associazione Salute Ambiente Albano insieme a 17 tra associazioni e comitati locali in Comune dove era in corso il Consiglio comunale”

L’Associazione Salute Ambiente Albano insieme a 17 tra associazioni e comitati locali con i quali ha portato avanti finora questa battaglia si sono recati in Comune dove era in corso il Consiglio comunale.

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Si succedono con estrema rapidità in questi giorni gli avvenimenti che riguardano la discarica di Albano e la sua annunciata riapertura “forzata”. Ieri l’Associazione Salute Ambiente Albano insieme a 17 tra associazioni e comitati locali con i quali ha portato avanti finora questa battaglia si sono recati in Comune dove era in corso il Consiglio comunale. I lavori sono stati interrotti all’arrivo sotto al municipio dei cittadini. C’è stato tra le parti un confronto franco e diretto, faccia a faccia, durato circa un’ora, a cui ha preso parte anche l’opposizione.

Durante l’incontro sotto il comune tra cittadini e l’intero consiglio comunale, è emerso anche che la mattina del 27 luglio l’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale) si è recata in discarica, ma anziché effettuare i prelievi di acque dai pozzi spia interni alla discarica per verificare la presenza o meno di eventuali inquinanti pericolosi per ambiente e salute umana, ha effettuato solo non meglio precisati controlli “a vista”, non si capisce con quale scopo.

Ma non è tutto. Stamattina venerdì 30 luglio, su mandato dei 10 comuni ex utenti del Gruppo Cerroni e della discarica di Albano (ossia Ariccia, Genzano, Rocca di Papa, Marino, Castel Gandolfo, Lanuvio, Nemi, Ardea e Pomezia), il sindaco di Albano ha inviato una nota urgente ai vertici della Asl Roma 6 per conoscere le condizioni igienico-sanitarie dell’area circostante la discarica ed avere in mano eventuali dati e documenti che permettano di tentare, forse, all’ultim’ora, lo stop del riavvio della discarica, riavvio che avrebbe luogo senza aver verificato preventivamente lo stato delle condizioni igienico-sanitarie e ambientali tutto attorno al sito. Giova ricordare che il 16 novembre 2020, l’Ufficio Rifiuti Lazio ha finanziato con 230mila euro di soldi pubblici un nuovo studio epidemiologico attorno al sito della discarica di Albano, con la determinazione n.G13554, non è noto se negli ultimi 8 mesi sia stato portato a termine.

Infine, il comune di Albano è intenzionato a pressare l’Ufficio Rifiuti Lazio affinché dia una risposta all’istanza formale di revoca delle autorizzazioni che garantiscono il riavvio della discarica, ossia delle due volture rilasciate dallo stesso ufficio il 31 ottobre 2019 e il 5 ottobre 2020, come richiesto dall’associazione Salute Ambiente Albano e da altri 17 tra comitati e associazioni dallo scorso 12 aprile. Una istanza re-inviata anche il 16 aprile, poi ancora a fine giugno, dopo che la stessa richiesta è stata sottoscritta da 3000 cittadini. Tutti costoro attendono uno straccio di risposta da oltre 3 mesi e mezzo. Ricordiamo che sulle volture rilasciate dall’Ufficio Rifiuti Lazio pende una interdittiva antimafia confermata da vari gradi di giudizio. È da queste stesse volture, in particolare da quella rilasciata dall’Ufficio Rifiuti Lazio il 5 ottobre 2020, dipende anche la stessa fidejussione in corso di perfezionamento in queste ore e che permette il riavvio dl VII invaso. L’eventuale accettazione della richiesta di revoca dei cittadini da parte dell’Ufficio Rifiuti Lazio, farebbe decadere la validità e il fondamento stesso delle due ordinanze della sindaca di Roma Virginia Raggi del 15 luglio e della successiva ordinanza del governatore Nicola Zingaretti del 16 luglio che impongono il riavvio della discarica di Albano. Anche questo è emerso nel corso del faccia a faccia di ieri sera sotto al comune di Albano.

Tutto questo alla luce della telenovela “Fidejussioni”: un primo tentato pagamento della prima fidejussione (ossia della costosa polizza assicurativa necessaria per far ripartire almeno la prima metà della VII buca dell’immondezzaio) tentato ieri mattina 29 luglio dalla società che gestisce l’impianto, la Ecoambiente (Gruppo Cerroni), non sarebbe andato a buon fine, visto che il pagamento non sarebbe valido. Così hanno riferito pubblicamente fonti comunali nella tarda serata di ieri.

Il pagamento della prima parte della costosa polizza assicurativa sarebbe stato effettuato da una banca situata in un non meglio precisato paradiso fiscale in cui vige un fuso orario di diverse ore con l’Italia. Ma non è andato a buon fine per motivi del tutto ignoti. Questo retroscena sarebbe emerso nel corso di un incontro che ha avuto luogo sempre ieri, 29 luglio, in mattinata, durante un tavolo istituzionale che ha avuto luogo in Prefettura, dove ha sede anche la Città Metropolitana di Roma, e a cui hanno preso parte un sottosegretario del Ministero della Transizione Ecologica, il Comune di Roma, la Regione Lazio, l’Arpa Lazio (Agenzia Regionale di Protezione Ambientale), l’Ama e il comune di Albano, finalmente invitato dopo la lettera-esposto inviata a Prefetto e Procura di Velletri due giorni fa. Questo è quanto fonti comunali accreditate hanno poi riferito pubblicamente sempre sotto al comune. Ora la società stessa starebbe avviando un nuovo e secondo tentativo”. Lo rende noto l’Associazione Salute Albano Cancelliera.