Rinasce da Marino il Partito Comunista

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Domenica 29 Maggio si celebrerà l’Assemblea Nazionale del Partito Comunista d’Italia: ne parliamo con Maurizio Aversa, marinese tra i fondatori del partito a livello nazionale.

Come rinasce il Partito Comunista Italiano?

Rinasce forte. Forte di una unità, se non di tutti, di molti comunisti sicuramente. Di molti organizzati e di molti singolarmente ritrovati o volenterosi di essere protagonisti di una nuova stagione di lotte per il cambio della società. Che sarà rivoluzionaria nei risultati finali. Domenica a Marino e a fine giugno col congresso nazionale si ricostituisce il Partito fondato da Gramsci. Il Partito Comunista che è stato capace della lotta per la Liberazione del Paese dal nazi-fascismo, il Partito che con la svolta e la guida di Togliatti ha confermato i tratti del programma comunista ma lo ha immesso nella possibilità di attuare appieno la Costituzione italiana con un partito di massa. Lo stesso Partito Comunista che, prima di essere liquidato, e prima della deriva opposta alla sua origine, in cui lo ha condotto il gruppo dirigente attuale del PD e Renzi in prima persona, era, ed ora conferma la sua linea berlingueriana sulla Questione morale”.

Che significa oggi essere comunista?

“Per spinta ideale, oggi essere comunista è paragonabile al concetto “cristiano” di scandalo riferito al Vangelo dei primordi, per certi versi molto ripreso da Papa Francesco. Lo scandalo era denunciare. Lo scandalo era mostrare una via alternativa e totalmente differente. Lo scandalo era voler cercare di avere più persone che ingrandissero questa idea. Ecco, in senso ideale, noi siamo questo: siamo lo scandalo di chi denuncia lo stravolgimento della Costituzione senza chinare la testa. Siamo lo scandalo di chi urla che esistono ancora i padroni, più forti e agguerriti di qualche tempo addietro. Siamo lo scandalo di chi rivendica futuro e diritti per i giovani e l’istituzione del reddito di cittadinanza. Siamo lo scandalo che si ribella al pareggio di bilancio in Costituzione (mai richiesto obbligatoriamente da nessuno) e quindi di voler rivendicare da subito – è possibile – (altro che ragionieri e scontrini). il passaggio delle pensioni minime da 750 euro a 1000 euro. Siamo lo scandalo che unisce scuola ricerca e lavoro a suon di richieste di investimenti, passando con tutta la rinazionalizzazione dei settori strategici. Infine, come dice il Papa oggi e come ha dimostrato la storia confermando le teorie di Marx, siamo lo scandalo che lotta contro le guerre, perché sono lo specchio e il modo di perpetuare i profitti del capitalismo e dell’imperialismo internazionale”.

Se dovesse fare del revisionismo storico sulla storia del comunismo internazionale, quali le pagine che riterrebbe utile cancellare o non ripetere e quali le più gloriose?

“Il revisionismo non appartiene alla mia cultura. Al contrario, se si intende affermare o indagare, aspetti sconosciuti, meno noti, non ben documentati di fatti storici e politici, ritengo che la ricerca in tal senso debba essere sempre ben accetta. Per conto mio, ad esempio, non ho mai avuto occasioni e mezzi, ma mi ha sempre stimolato l’idea di dover, a livello territoriale, ma anche nazionale, approfondire una ricerca fatta di singole vite di operai e contadini, di impiegati e povericristi, che nelle varie fasi della nascita della Repubblica italiana (quindi pre e post bellica) hanno dovuto attraversare il tempo e spendere le proprie vite. Insomma una sorta di gigantesco film neorealista, ma documentato, costruito a mosaico”.

In Italia perchè c’è bisogno dei comunisti?

“C’è assoluto bisogno dei Comunisti, ma non genericamente intesi. C’è bisogno del Partito Comunista Italiano, perché, pur consapevoli della differente fase storica e dei differenti rapporti di forza, il Partito Comunista Italiano può svolgere quel ruolo di riferimento sicuro per lavoratori, giovani e oppressi della società. Può svolgere quel ruolo di difesa della Costituzione e di aggregazione di forze che contribuiscano a questo. Può svolgere, ad esempio in tante situazioni locali, il collante di iniziativa politica per salvaguardare la vivibilità, il benessere, la cultura, l’attuazione della protezione sociale di tanti cittadini in tante realtà presenti in Italia. C’è bisogno dei comunisti, del PCI, perché in una società votata da decenni di consumismo e perdita di valori; c’è bisogno di chi con certezza e affidabilità sia lì a mostrare che valori solidi di solidarietà e di giustizia sociale sono ancora oggi punti irrinunciabili per un consorzio civile che non accetta la sopraffazione dell’uomo sull’uomo”.

Ad un giovane nato dopo la caduta del muro di Berlino come spiegherebbe la necessità di iscriversi al Partito Comunista e come spiegherebbe il significato della parola comunismo?

“Nelle nostre tesi per la ricostituzione del PCI, abbiamo introdotto un concetto teorico analitico che fa chiarezza di tanta confusione generata negli anni anche dentro le fila della sinistra. Si tratta della questione della fine delle ideologie, della fine del comunismo etc. Le ideologie, falsamente, vengono date per morte, Da chi? Dal capitalismo; che ha interesse a non parlare di ideologie in quanto l’unica ideologia imperante (non dichiarata) è quella capitalistica: dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Dell’accaparramento di beni a cura di pochi squali che via, via mangiano altri pesci minori. Le ideologie ci sono. Alcune molto pericolose e fuorvianti, come quelle che stanno tornando in auge – sotto l’ombrello capitalistico – come quella nazista, xenofoba ecc. L’altra grande ideologia che è necessaria è quella comunista. Ricordiamo che l’ideologia è un sistema di idee che cercano di leggere, interpretare, la realtà, alla quale, quindi, viene indicata una proposta di cambiamento per perseguire un obiettivo (giustizia sociale). Quindi non è morto un bel niente. La stessa letteratura guidata dalle elaborazioni degli intellettuali di comodo del sistema capitalistico, cercano di accreditare un socialismo ed un comunismo fallito dopo il muro di Berlino. Ebbene, si può sicuramente affermare che lì si possono intravvedere segni di sconfitta del socialismo e del comunismo. Cioè la presenza di un avversario che ha agito e vinto. Ma non un fallimento della idea. Infatti il bisogno di comunismo, il bisogno delle comuniste e dei comunisti, il bisogno del Partito Comunista nasce dalle cadute, avvenute presto delle promesse di benessere e democrazia della narrazione borghese del 1989, il capitalismo mostra, senza veli, il suo volto distruttivo. Un pugno di ricchi, che gestisce lo sfruttamento di enormi masse umane e dell’ambiente, è disposto – pur di non cedere, neppure parzialmente, potere e privilegi insopportabili – a provocare una guerra generalizzata e a correre il rischio di desertificare il pianeta. Per non rassegnarsi a queste prospettive terribili e per costruire il futuro è necessaria l’idea generale di un modo diverso di vivere e produrre. Il socialismo, cioè la proprietà e il controllo sociale dei mezzi di produzione, di scambio, d’informazione e delle risorse essenziali per la vita umana, è, per noi, un tema attuale e decisivo. Il comunismo come liberazione integrale e sviluppo onnilaterale delle donne e degli uomini, si conferma un obiettivo storico di cui si accumulano potenzialmente le condizioni materiali e intellettuali che il dominio capitalistico tende ad asservire ai propri meccanismi o a dissipare. E che questo obiettivo sia perseguibile con lotte e politicamente è ciò che noi pratichiamo. Ma ciò che mi fa enormemente piacere è che, su altro piano, lo stesso Papa Francesco, eticamente e moralmente, ma anche con la pastorale del