Roberto Patruno presenta il suo libro l’amore malato a Marino

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bannr amore malato
il banner di presentazione del romanzo di Roberto Patruno
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Sono Amore ed Eros i temi del romanzo “L’amore malato” pubblicato dalla Leonida Edizioni di Gallico (RC) che l’autore, Roberto Patruno, presenta il 14 dicembre prossimo al Museo civico Umberto Mastroianni a Marino alle 17:30.

Amore che assume sembianze e fattezze diverse nello svilupparsi del racconto: il volto della madre e delle sue cure, il corpo sensuale e irresistibile di Titti, poi l’illusione, la disillusione e l’amore che diventa riparo dalla gelida solitudine. Infine l’amore profondo e maturo con Alina che si fa alleanza a due contro il mondo che ci è capitato in sorte o che ci si è scelto, in quella battaglia individuale per la sopravvivenza.

Arriva d’improvviso, l’amore, lacerando la patina di tutto ciò che è consueto e si ripete costante. Si presenta sotto le fattezze di Titti – la spinta propulsiva della vicenda del protagonista – seduta a un tavolino mentre legge assorta circondata dall’aria di quella Taranto così amata da Mino, respirata ogni giorno con gli stessi polmoni da sempre, da quando era ragazzo e nella quale era sprofondato con la morte del padre.

Ed esplode, l’amore, nella sua più gioiosa naturalezza e intimità proprio nei giorni delle festività pasquali che segnano da un punto di vista teologico la resurrezione del Cristo, la vittoria sul mondo e sulla morte, e da un punto di vista più strettamenteumano il risveglio dell’animo sopito. Come quello di Mino ormai strozzato dal cordone ombelicale e anestetizzato fra le maglie di un rapporto simbiotico con la madre che disincentiva qualsiasi moto di maturazione emotiva.

Quello raccontato dall’Autore è un amore che non si imbarazza delle proprie carni e che anzi fa del corpo nudo non qualcosa da nascondere, mortificare e di cui vergognarsi, ma il mezzo supremo da celebrare nella sua totale e sublime bellezza. Anche quando il corpo si fa brutto, stanco, sporco, umido e malato. Anche quando la mente si allontana dal recinto della ragione. Rimane il tramite attraverso il quale sentirsi, percepirsi ancora vivi, conoscersi, entrare a fondo con forza nella materializzazione di quel sentimento ascensionale che avvinghia, unisce, colma, svuota, ricongiunge e poi rilascia brutale come un colpo di fionda.

Resta un interstizio in cui le parti non combaciano perfettamente e in cui s’insinua quella porzione di destino che non si può calcolare né prevedere. Un interstizio in cui la ricerca spasmodica della ricongiunzione originaria porta Mino a perdere se stesso. E a ritrovarne un altro.

L’amore è di per sé, in modo congenito, una forma di aggressione, se è vero quel che dice Edgar Morin: «Io ti amo, io ti mangio, io ti uccido». Con quel suo fare irresistibile che vuole solo una cosa. Desidera quegli occhi che stanno di fronte a lui, desidera essere riconosciuto e legittimato nella propria irriducibile unità.

Al fondo di tutta la storia del giovane Mino rimane una lettera, indirizzata a quel primo amore di qualsiasi uomo: alla madre.

Oltre il compimento del destino individuale di Mino rimane aperto il compimento del destino storico dell’uomo e con questo sono in ballo i suoi interrogativi.

Che cos’è in fondo “l’amore malato”? È amore. Nonostante tutto.

«Eri tu nel letto dell’amore che sussurravi menzogne | appassionate mentre | con le unghie | mi spingevi dentro» (Charles Bukowski, La canzone dei folli).”

 L’autore verrà introdotto dalla dottoressa Chiara Le moglie.

 I diritti di autore sono interamente devoluti a favore di “Stamina Foundation Onlus” di Torino.